Valbella, anello della "cengina brutta" - Val Mastallone
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In questo angolo selvaggio e isolato della Val Sesia, dove non arrivano i suoni della nostra civiltà e il cellulare non prende, tra le pozze smeraldine del Rio della Valle e panorami mozzafiato, ho ritrovato il senso di mistero e meraviglia dei primi giri in Valgrande.
Il sentiero 580, ottimamente segnalato con profusione di vernice bianca e rossa, è l'ingresso ad un mondo incantato e fuori dal tempo. Il nostro percorso lascerà presto questo sentiero per seguire, più o meno fedelmente, il tortuoso corso del Rio della Valle, con molti guadi (ne ho contati una decina) e alcuni esposti passaggi obbligati in prossimità dei "guletti", come sembra che vengano chiamate le piccole gole scavate dal torrente. Uno di questi passaggi è noto localmente come "cengina brutta".
Con l'occasione abbiamo toccato alcuni alpi abbandonati e raramente visitati: Guletto, Forgnone e Crosaccia.
Forgnone in particolare, su una ripida dorsale dai fianchi dirupati, è un luogo di rara scomodità, per collocazione e accessi. Ci si chiede come sia stato possibile portare fino a qui il materiale da costruzione (ci sono residui di cemento e di tegole marsigliesi) senza l'ausilio di un elicottero o di una teleferica...
Lo spunto in questo caso è dato dalla OpenStreetMap, mappa online che riceve il libero contributo degli appassionati.
La mappa digitale è molto interessante per la ricchezza toponomastica (decisamente superiore a quella di tutte le mappe in commercio) ma risulta poco chiara come rappresentazione del terreno. Il suo utilizzo in abbinamento ad un GPS aiuta fino a un certo punto perché nei tratti più incassati o sotto parete i satelliti non sono sempre ben visibili e da questo può risultare una lettura non corretta della propria posizione rispetto al percorso segnato.
Quando si lascia il sentiero 580 ci si muove su tracce intermittenti segnalate da qualche taglio, poi - oltre Guletto - si naviga a vista in un ambiente la cui morfologia e asprezza ricordano la Valgrande centrale (zona dell'Arca, per intenderci...).
Visti i numerosi guadi, il giro è sconsigliabile dopo piogge abbondanti o in presenza di ghiaccio.
Il percorso
Parto con Ferruccio da Ferrera e mi incammino lungo la strada asfaltata per Valbella, il cui primo nucleo - Valbella Inferiore - si raggiunge dopo essere passati attraverso una ventosa e buia galleria che permette di superare la stretta della valle tra le ripidissime formazioni rocciose conosciute come i "Corni di Valbella". La maggior parte delle case sono ristrutturate ma non ci sono camini che fumano...
Si nota subito rispetto alle costruzioni delle valli dell'Ossola un maggior sviluppo verticale e molte decorazioni murali (trompe l'oeil e simili...), segno che questi luoghi un tempo hanno avuto uno sviluppo come stazioni di villeggiatura.
Da Valbella Inferiore arriviamo in breve a Valbella Superiore, frazione più rustica della precedente, dove termina la strada asfaltata e inizia il sentiero 580. Dopo un primo tratto sulla sinistra idrografica, si guada il Rio della Valle e si prosegue traversando alti sulla sponda opposta. Superato un bivio con il sentiero "non ufficiale" per Dietro Sella (cartello segnaletico, andremo a vedere al ritorno...), in breve si arriva a La Rivaccia (circa 910 m): una baita riattata e altre in rovina. Si capisce fin da questo primo nucleo che qui da queste parti non vedremo tetti di piode come in Ossola ma al loro posto troveremo, eventualmente, coperture in lamiera, come nella vicina Valle Strona.
Ancora un tratto in traverso e il sentiero scende al torrente per attraversarlo in un punto che può risultare problematico dopo piogge abbondanti.
Si prosegue in sponda sinistra per attraversare il piccolo rio Sasso Cassine. Il sentiero sale con alcune svolte sulla destra (N) verso il passo dei Selletti ma noi lo abbandoniamo per seguire una traccia che prosegue parallela al Rio della Valle in direzione NO. Si scende verso il torrente per traversare su rocce un primo tratto incassato (corda fissa). Sarà questo l'unico tratto attrezzato del percorso...
Si prosegue sulla sinistra idrografica fino ad un punto in cui si guada il torrente per continuare sul lato opposto su tracce discontinue. Al cospetto di una grande pozza sovrastata da un enorme masso erratico, si ritorna in sponda sinistra per risalire una ripida boschina dal fondo sconnesso, dove si trovano resti di muretti del vecchio sentiero che qui saliva a tornanti.
Giunti su terreno meno acclive, si traversa a Ovest arrivando così ai ruderi allineati di Guletto (1084).
Si prosegue verso Ovest arrivando sulla sella alle spalle del risalto del Turio (IGM 1124). La traccia traversa ancora a ovest su terreno franoso sotto una parete e porta ad un traverso su roccia, la cengina brutta, che pur presentando numerosi appoggi, è bene evitare in presenza di ghiaccio.
Arrivati in un ombroso bosco la traccia porta al cospetto di una pozza a valle di un tratto in cui il torrente ha scavato profondamente la roccia. Dopo vari tentativi per capire come proseguire, notiamo un muretto dall'altra parte del Rio della Valle. Decidiamo quindi di guadare e proviamo a risalire il ripido pendio esposto a Sud, in prevalenza erboso. Raggiunto il colmo della panoramica dorsale soprastante, la risaliamo arrivando sul piccolo pianoro che ospita i ruderi di Forgnone (circa 1160 m), costruzioni che mostrano segni di un abbandono relativamente recente a dispetto di una collocazione delle più improbabili.
La OpenStreetMap indica un sentiero che da qui scende a NE verso il Rio della Valle, puntando verso l'Alpe Crosaccia (che da qui è visibile, in questa stagione). Questo sentiero, per quello che abbiamo visto, in realtà non esiste: in quella direzione c'è solo un pendio ripidissimo con salti di roccia. Scendiamo quindi lungo la dorsale da cui siamo arrivati e ci caliamo in un ripido bosco a Est fino ad una magnifica pozza verde smeraldo baciata da un tiepido sole. Il luogo è splendido e induce ad una certa rilassatezza ma è meglio non indugiare perché non sappiamo ancora come usciremo da qui...
Traversiamo quindi sulla destra idrografica passando da un pianoro con dei ruderi azzerati (forse è il luogo indicato come Piano del Riale sulla OpenStreetMap...), in una zona dove qua e la si notano frammenti di carbone.
Sulla sponda opposta si vedono bene i ruderi di Crosaccia, che raggiungiamo con un altro guado e una breve risalita su terreno comodo (per gli standard locali).
Crosaccia si trova nel bosco intorno ai 1160 m di quota sulla sinistra idrografica del Rio della Crosaccia, il torrente che scende dalla zona della Bocchetta delle Secchie. Si tratta di tre ruderi principali più resti minori che all'apparenza sono stati abbandonati da più tempo rispetto a Forgnone.
La OpenStreetMap mostra un percorso che da Corsaccia traversa a Est fino ad immettersi sul sentiero 580 ma anche di questo percorso non abbiamo trovato nulla: a Est solo dirupi...
Scendiamo quindi al torrente verso SE per un ennesimo guado e proseguiamo sull'ombroso versante esposto a Nord fino a quando un raggio di sole lascia indovinare, nella cresta sopra di noi, la depressione dei Selletti (1236 m), dove passa il sentiero 580. Saliamo quindi, ramponi ai piedi, un ripido ed esposto versante boscoso su terreno in parte gelato, fino a ritrovare i segni vernice sulla panoramica dorsale, conclusione di un'avventura che ci ha tenuti col fiato sospeso fino alla fine.
Ripreso il sentiero, scendiamo con i piedi costantemente nascosti sotto una coltre di foglie, e traversiamo a Est per ritornare al punto in cui lo avevamo lasciato al mattino. Ripercorriamo quindi il sentiero dell'andata fino al bivio per Dietro Sella (cartello). Un vecchio sentiero (stranamente assente anche da OpenStreetMap), traversa a SO con qualche passaggio tratto esposto e brevi tratti franati, fino a valicare il colletto detto 'l Fêi, e calare sui ruderi di Dietro Sella (901 m), frazione che fu abitata fino agli anni intorno al 1960.
Un'ampia mulattiera traversa a Ovest, supera un canale con un passaggio sorretto da una ponteggia e traversa ancora arrivando ad un bivio segnalato per Valbella Inferiore. Anziché scendere seguendo l'indicazione, decidiamo di proseguire sulla mulattiera che continua a traversare. Ben presto è chiaro perché gli escursionisti non vengano incoraggiati a seguire questo percorso: in corrispondenza ad un canale, la mulattiera è completamente franata. Una traccia scende verso le radici di una pianta sul ciglio della frana, prima di attraversarla su detrito fine. La mulattiera prosegue ancora fino a una dorsale dove, apparentemente, si perde. Il nostro sentiero "digitale" qui indica che bisogna scendere mentre, sembra più corretto traversare ancora prima di calare sulle case isolate visibili anche da Ferrera, a ovest della strettoia dei Corni. Da queste case, su una buona mulattiera, si scende rapidamente al parcheggio.
Il sentiero 580, ottimamente segnalato con profusione di vernice bianca e rossa, è l'ingresso ad un mondo incantato e fuori dal tempo. Il nostro percorso lascerà presto questo sentiero per seguire, più o meno fedelmente, il tortuoso corso del Rio della Valle, con molti guadi (ne ho contati una decina) e alcuni esposti passaggi obbligati in prossimità dei "guletti", come sembra che vengano chiamate le piccole gole scavate dal torrente. Uno di questi passaggi è noto localmente come "cengina brutta".
Con l'occasione abbiamo toccato alcuni alpi abbandonati e raramente visitati: Guletto, Forgnone e Crosaccia.
Forgnone in particolare, su una ripida dorsale dai fianchi dirupati, è un luogo di rara scomodità, per collocazione e accessi. Ci si chiede come sia stato possibile portare fino a qui il materiale da costruzione (ci sono residui di cemento e di tegole marsigliesi) senza l'ausilio di un elicottero o di una teleferica...
Lo spunto in questo caso è dato dalla OpenStreetMap, mappa online che riceve il libero contributo degli appassionati.
La mappa digitale è molto interessante per la ricchezza toponomastica (decisamente superiore a quella di tutte le mappe in commercio) ma risulta poco chiara come rappresentazione del terreno. Il suo utilizzo in abbinamento ad un GPS aiuta fino a un certo punto perché nei tratti più incassati o sotto parete i satelliti non sono sempre ben visibili e da questo può risultare una lettura non corretta della propria posizione rispetto al percorso segnato.
Quando si lascia il sentiero 580 ci si muove su tracce intermittenti segnalate da qualche taglio, poi - oltre Guletto - si naviga a vista in un ambiente la cui morfologia e asprezza ricordano la Valgrande centrale (zona dell'Arca, per intenderci...).
Visti i numerosi guadi, il giro è sconsigliabile dopo piogge abbondanti o in presenza di ghiaccio.
Il percorso
Parto con Ferruccio da Ferrera e mi incammino lungo la strada asfaltata per Valbella, il cui primo nucleo - Valbella Inferiore - si raggiunge dopo essere passati attraverso una ventosa e buia galleria che permette di superare la stretta della valle tra le ripidissime formazioni rocciose conosciute come i "Corni di Valbella". La maggior parte delle case sono ristrutturate ma non ci sono camini che fumano...
Si nota subito rispetto alle costruzioni delle valli dell'Ossola un maggior sviluppo verticale e molte decorazioni murali (trompe l'oeil e simili...), segno che questi luoghi un tempo hanno avuto uno sviluppo come stazioni di villeggiatura.
Da Valbella Inferiore arriviamo in breve a Valbella Superiore, frazione più rustica della precedente, dove termina la strada asfaltata e inizia il sentiero 580. Dopo un primo tratto sulla sinistra idrografica, si guada il Rio della Valle e si prosegue traversando alti sulla sponda opposta. Superato un bivio con il sentiero "non ufficiale" per Dietro Sella (cartello segnaletico, andremo a vedere al ritorno...), in breve si arriva a La Rivaccia (circa 910 m): una baita riattata e altre in rovina. Si capisce fin da questo primo nucleo che qui da queste parti non vedremo tetti di piode come in Ossola ma al loro posto troveremo, eventualmente, coperture in lamiera, come nella vicina Valle Strona.
Ancora un tratto in traverso e il sentiero scende al torrente per attraversarlo in un punto che può risultare problematico dopo piogge abbondanti.
Si prosegue in sponda sinistra per attraversare il piccolo rio Sasso Cassine. Il sentiero sale con alcune svolte sulla destra (N) verso il passo dei Selletti ma noi lo abbandoniamo per seguire una traccia che prosegue parallela al Rio della Valle in direzione NO. Si scende verso il torrente per traversare su rocce un primo tratto incassato (corda fissa). Sarà questo l'unico tratto attrezzato del percorso...
Si prosegue sulla sinistra idrografica fino ad un punto in cui si guada il torrente per continuare sul lato opposto su tracce discontinue. Al cospetto di una grande pozza sovrastata da un enorme masso erratico, si ritorna in sponda sinistra per risalire una ripida boschina dal fondo sconnesso, dove si trovano resti di muretti del vecchio sentiero che qui saliva a tornanti.
Giunti su terreno meno acclive, si traversa a Ovest arrivando così ai ruderi allineati di Guletto (1084).
Si prosegue verso Ovest arrivando sulla sella alle spalle del risalto del Turio (IGM 1124). La traccia traversa ancora a ovest su terreno franoso sotto una parete e porta ad un traverso su roccia, la cengina brutta, che pur presentando numerosi appoggi, è bene evitare in presenza di ghiaccio.
Arrivati in un ombroso bosco la traccia porta al cospetto di una pozza a valle di un tratto in cui il torrente ha scavato profondamente la roccia. Dopo vari tentativi per capire come proseguire, notiamo un muretto dall'altra parte del Rio della Valle. Decidiamo quindi di guadare e proviamo a risalire il ripido pendio esposto a Sud, in prevalenza erboso. Raggiunto il colmo della panoramica dorsale soprastante, la risaliamo arrivando sul piccolo pianoro che ospita i ruderi di Forgnone (circa 1160 m), costruzioni che mostrano segni di un abbandono relativamente recente a dispetto di una collocazione delle più improbabili.
La OpenStreetMap indica un sentiero che da qui scende a NE verso il Rio della Valle, puntando verso l'Alpe Crosaccia (che da qui è visibile, in questa stagione). Questo sentiero, per quello che abbiamo visto, in realtà non esiste: in quella direzione c'è solo un pendio ripidissimo con salti di roccia. Scendiamo quindi lungo la dorsale da cui siamo arrivati e ci caliamo in un ripido bosco a Est fino ad una magnifica pozza verde smeraldo baciata da un tiepido sole. Il luogo è splendido e induce ad una certa rilassatezza ma è meglio non indugiare perché non sappiamo ancora come usciremo da qui...
Traversiamo quindi sulla destra idrografica passando da un pianoro con dei ruderi azzerati (forse è il luogo indicato come Piano del Riale sulla OpenStreetMap...), in una zona dove qua e la si notano frammenti di carbone.
Sulla sponda opposta si vedono bene i ruderi di Crosaccia, che raggiungiamo con un altro guado e una breve risalita su terreno comodo (per gli standard locali).
Crosaccia si trova nel bosco intorno ai 1160 m di quota sulla sinistra idrografica del Rio della Crosaccia, il torrente che scende dalla zona della Bocchetta delle Secchie. Si tratta di tre ruderi principali più resti minori che all'apparenza sono stati abbandonati da più tempo rispetto a Forgnone.
La OpenStreetMap mostra un percorso che da Corsaccia traversa a Est fino ad immettersi sul sentiero 580 ma anche di questo percorso non abbiamo trovato nulla: a Est solo dirupi...
Scendiamo quindi al torrente verso SE per un ennesimo guado e proseguiamo sull'ombroso versante esposto a Nord fino a quando un raggio di sole lascia indovinare, nella cresta sopra di noi, la depressione dei Selletti (1236 m), dove passa il sentiero 580. Saliamo quindi, ramponi ai piedi, un ripido ed esposto versante boscoso su terreno in parte gelato, fino a ritrovare i segni vernice sulla panoramica dorsale, conclusione di un'avventura che ci ha tenuti col fiato sospeso fino alla fine.
Ripreso il sentiero, scendiamo con i piedi costantemente nascosti sotto una coltre di foglie, e traversiamo a Est per ritornare al punto in cui lo avevamo lasciato al mattino. Ripercorriamo quindi il sentiero dell'andata fino al bivio per Dietro Sella (cartello). Un vecchio sentiero (stranamente assente anche da OpenStreetMap), traversa a SO con qualche passaggio tratto esposto e brevi tratti franati, fino a valicare il colletto detto 'l Fêi, e calare sui ruderi di Dietro Sella (901 m), frazione che fu abitata fino agli anni intorno al 1960.
Un'ampia mulattiera traversa a Ovest, supera un canale con un passaggio sorretto da una ponteggia e traversa ancora arrivando ad un bivio segnalato per Valbella Inferiore. Anziché scendere seguendo l'indicazione, decidiamo di proseguire sulla mulattiera che continua a traversare. Ben presto è chiaro perché gli escursionisti non vengano incoraggiati a seguire questo percorso: in corrispondenza ad un canale, la mulattiera è completamente franata. Una traccia scende verso le radici di una pianta sul ciglio della frana, prima di attraversarla su detrito fine. La mulattiera prosegue ancora fino a una dorsale dove, apparentemente, si perde. Il nostro sentiero "digitale" qui indica che bisogna scendere mentre, sembra più corretto traversare ancora prima di calare sulle case isolate visibili anche da Ferrera, a ovest della strettoia dei Corni. Da queste case, su una buona mulattiera, si scende rapidamente al parcheggio.
Tourengänger:
atal

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