Anello al Pizzo
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Per la gita di Pasquetta siamo in quattro più Lilo e Stitch, le cagnoline di Nello, decidiamo di recarci in Valsesia per salire al Pizzo, una cima modesta ma panoramica di fronte a Varallo.
Ci troviamo alle 7, facciamo la doverosa sosta caffè da Agarla a Romagnano ed alle 8,15 siamo a Crevola, troviamo un parcheggio in centro paese e indossati gli scarponi raggiungiamo la chiesa parrocchiale accanto alla quale prende avvio il sentiero 601 che ci porterà fino al Pizzo.
Il sentiero sale subito con una buona pendenza percorrendo un vallone solcato dal Rio della Valle, incontriamo diversi ruderi di nuclei di baite, il bosco, perlopiù faggeta è giovane, i resti di carbonaie indicano uno sfruttamento per ricavarne carbone da legna.
Sttch, la più irrequieta delle cagnoline ad un certo punto parte a razzo all'inseguimento di un cinghialetto che ha avvistato poco sotto, ci vuole un buon quarto d'ora per recuperarla e far si che il povero suino possa raggiungere i suoi fratelli. Ripartiamo, con Stitch al guinzaglio, ed arriviamo all'Alpe Baite, indicata così sulla cartina ma in loco denominata Alpe Superiore della Valle, da cui si diparte un sentiero per la Sella delle Miniere e transita il nostro 601 che, con qualche saliscendi ci condurrà alla nostra meta.
Raggiungiamo, risalendo un pendio finale di paglierina e roccette, l'anticima de il Pizzo che è di qualche metro più alta della vetta trigonometrica ma, essendo più arretrata, non gode dello stesso panorama.
Ci abbassiamo lungo la cresta che pur essendo larga e non difficile corre su pendii a tratti quasi verticali, la relazione parlava di un cavo per discendere una decina di metri di canalino, in realtà oltre a questo c'è anche una catena con tutta evidenza appena posata che ci conduce in sicurezza al terrazzino sottostante. La difficoltà è minima, tanto che le cagnoline discendono senza aiuto pur dopo qualche titubanza, ma l'esposizione specie in basso c'è.
Ancora qualche metro ed eccoci in vetta, dove troviamo una bandiera metallica svettante in cima ad un lungo pennone ed alla sua base la gamella con il libro di vetta.
Decidiamo di fare qui la sosta pranzo nonostante non sia neppure mezzogiorno dopodichè prendiamo la via del ritorno per il quale però ripercorreremo i nostri passi solo fino ad un bivio nei pressi dell'Alpe Baite, da qui con il sentiero 603a saliremo alla Sella Fajel e discenderemo sul sentiero 604 fino all'Alpe Casavei ed a Fosso da cui si diparte il sentiero 605 che ci riporterà a Crevola.
Cima modesta ma con un notevole panorama, oggi un po' inficiato dalla bruma persistente. I sentieri sono ottimamente segnati cosiccome i punti intermedi, il CAI Varallo ha fatto veramente un lavoro egregio (guardate il loro sito web per rendervene conto), per cui è veramente difficile perdersi se poi si dispone anche dell'ottima cartina di Geo4Map diviene veramente impossibile non trovare la via del ritorno.
Difficoltà: fra il T2 ed il T3 per buona parte della salita, solo la parte finale richiede una maggiore attenzione per la presenza di pendii di scivolosa paglierina. Le catene nel tratto fra cima ed anticima sono utili ma, in condizioni di tempo asciutto, non indispensabili anche se una caduta su questi tratti difficilmente potrebbe essere arrestata visto i pendii che sono in alcuni punti quasi verticali.
Ci troviamo alle 7, facciamo la doverosa sosta caffè da Agarla a Romagnano ed alle 8,15 siamo a Crevola, troviamo un parcheggio in centro paese e indossati gli scarponi raggiungiamo la chiesa parrocchiale accanto alla quale prende avvio il sentiero 601 che ci porterà fino al Pizzo.
Il sentiero sale subito con una buona pendenza percorrendo un vallone solcato dal Rio della Valle, incontriamo diversi ruderi di nuclei di baite, il bosco, perlopiù faggeta è giovane, i resti di carbonaie indicano uno sfruttamento per ricavarne carbone da legna.
Sttch, la più irrequieta delle cagnoline ad un certo punto parte a razzo all'inseguimento di un cinghialetto che ha avvistato poco sotto, ci vuole un buon quarto d'ora per recuperarla e far si che il povero suino possa raggiungere i suoi fratelli. Ripartiamo, con Stitch al guinzaglio, ed arriviamo all'Alpe Baite, indicata così sulla cartina ma in loco denominata Alpe Superiore della Valle, da cui si diparte un sentiero per la Sella delle Miniere e transita il nostro 601 che, con qualche saliscendi ci condurrà alla nostra meta.
Raggiungiamo, risalendo un pendio finale di paglierina e roccette, l'anticima de il Pizzo che è di qualche metro più alta della vetta trigonometrica ma, essendo più arretrata, non gode dello stesso panorama.
Ci abbassiamo lungo la cresta che pur essendo larga e non difficile corre su pendii a tratti quasi verticali, la relazione parlava di un cavo per discendere una decina di metri di canalino, in realtà oltre a questo c'è anche una catena con tutta evidenza appena posata che ci conduce in sicurezza al terrazzino sottostante. La difficoltà è minima, tanto che le cagnoline discendono senza aiuto pur dopo qualche titubanza, ma l'esposizione specie in basso c'è.
Ancora qualche metro ed eccoci in vetta, dove troviamo una bandiera metallica svettante in cima ad un lungo pennone ed alla sua base la gamella con il libro di vetta.
Decidiamo di fare qui la sosta pranzo nonostante non sia neppure mezzogiorno dopodichè prendiamo la via del ritorno per il quale però ripercorreremo i nostri passi solo fino ad un bivio nei pressi dell'Alpe Baite, da qui con il sentiero 603a saliremo alla Sella Fajel e discenderemo sul sentiero 604 fino all'Alpe Casavei ed a Fosso da cui si diparte il sentiero 605 che ci riporterà a Crevola.
Cima modesta ma con un notevole panorama, oggi un po' inficiato dalla bruma persistente. I sentieri sono ottimamente segnati cosiccome i punti intermedi, il CAI Varallo ha fatto veramente un lavoro egregio (guardate il loro sito web per rendervene conto), per cui è veramente difficile perdersi se poi si dispone anche dell'ottima cartina di Geo4Map diviene veramente impossibile non trovare la via del ritorno.
Difficoltà: fra il T2 ed il T3 per buona parte della salita, solo la parte finale richiede una maggiore attenzione per la presenza di pendii di scivolosa paglierina. Le catene nel tratto fra cima ed anticima sono utili ma, in condizioni di tempo asciutto, non indispensabili anche se una caduta su questi tratti difficilmente potrebbe essere arrestata visto i pendii che sono in alcuni punti quasi verticali.
Tourengänger:
paoloski

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