Monte Bolettone ... per un'altra via ...
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Invogliato a proseguire la mia piccola "esplorazione" del versante ovest del Triangolo Lariano, imbastisco un giro per provare a solcare nuovi sentieri, cercando di evitare quelli già percorsi in precedenti escursioni. Inizialmente il giro non prevedeva la salita a nessuna cima ma una volta giunto alla Bocchetta di Lemna, dallo zaino è spuntata "la scimmia" che pensavo di aver lasciato a casa ... e così non ho potuto evitare di salire almeno il Bolettone. E per la serie "... con partenza dal lago ..." son riuscito a trovare un altro modo per salire questa cima, di per sè non certo molto originale, ma che ha il vantaggio di aver molte vie di accesso.
Il tutto comincia da Pognana Lario, dove inizio la salita alla frazione Canzaga e dove imbocco un sentiero in direzione nord. Il sentiero effettua una secca svolta a destra prima di giungere al Rio Rovasco ed inizia a salire deciso su traccia ben evidente e qualche bollo rossastro qua e là. Giunto a quota 850, nei pressi di una baita con la scritta "Casina del Fantin" la traccia inizia a perdersi, sicuramente complice anche la neve caduta nei giorni scorsi, pochi centimentri ma capaci di coprire il terreno.
Trovo due piccolissimi ometti che mi fanno intuire la giusta direzione, poi qualche piccola e decadente costruzione mi indirizzano poco più in alto. Si passa alla base di una paretina rocciosa e poi ci si infila in una sorta di canalino dove è presente un muretto a secco. Giunto a metter piede sul muretto si esce da questo "canalino" e si inizia a traversare quasi a mezza costa. Qui la traccia, già quasi nulla, sparisce del tutto ma è difficile capire se proprio non c'è oppure le condizioni di neve, foglie e fango la mascherano in un uniforme sottobosco, inoltre le numerose tracce di passaggio di animali complicano ulteriormente la percezione.
Per il prossimo tratto bisogna avanzare in modalità "cinghiale" e, in alcuni passaggi, sfruttare gli alberi come appigli per poter proseguire senza ritrovarsi a strisciare tra neve e fango. Sarà per questo che quando incontro il primo vero cinghiale, questo mi guarda quasi scocciato per il disturbo e si allontana flemmatico, tanto che lo rincontrerò poco dopo lungo nel bosco.
Il traverso in direzione sud prosegue fino a valicare una piccola dorsale che se seguita porterebbe dritto in cima al Monte Palanzo (non Palanzone) e continua ancora, sempre in traverso, fino a ritrovarsi improvvisamente su un ampio sentiero pianeggiante che prosegue lungo il mezzacosta. Seguo ora agevolmente questo tracciato che ne incontra un altro, visibile anche con la neve, che sale probabilmente alla Bocchetta di Sciff. Io continuo dritto fino a giungere alla prima baita "El Tec" e oltre fino all'incrocio con il sentiero più ufficiale per la Bocchetta di Sciff. Qui svolto a destra e inizio a scendere verso la frazione Cassin di Palanzo, ignorando anche un altro sentiero che conduce alla Bocchetta di Palanzo.
Da Cassin si riprende a salire verso i monti su ampia mulattiera a tratti cementata, fino a traversare il letto del torrente (passaggio oggi poco visibile ma presente un ometto ad indicare il punto) e si giunge così alla dirroccata Alpe di Palanzo. Poco dopo l'Alpe si tralascia una strada che prosegue dritto per svoltare a destra e seguendo l'ampio sterrato (anche qui con tratti cementati) si arriva alla Bocchetta di Lemna.
Come spesso accade da queste parti, finchè si rimane sui fianchi dei monti non si incontra praticamente nessuno, poi appena si giunge sulla dorsale, le presenze aumentano. Ma d'altronde è vero che la dorsale è sicuramente più godibile.
Faccio una deviazione alla Capanna Mara dove effettuo una sosta un po' più prolungata e poi mi dirigo verso la vetta, immaginando di scrivere un libro sui "cento modi per giungere sul Bolettone". Tornato alla Bocchetta di Lemna seguo per un tratto il Sentiero dei Faggi per poi imboccare la deviazione ben segnata per l'Alpe di Lemna.
L'atmosfera e l'ambiente misto bosco autunnale/neve sono fantastici.
Ora la strada scende a Lemna e seguendo l'asfalto raggiungo Palanzo. Tramite le indicazioni della Strada Regia faccio rientro a Canzaga, dove provo a perdermi tra i vicoletti prima di scendere nuovamente a Pognana.
Il tutto comincia da Pognana Lario, dove inizio la salita alla frazione Canzaga e dove imbocco un sentiero in direzione nord. Il sentiero effettua una secca svolta a destra prima di giungere al Rio Rovasco ed inizia a salire deciso su traccia ben evidente e qualche bollo rossastro qua e là. Giunto a quota 850, nei pressi di una baita con la scritta "Casina del Fantin" la traccia inizia a perdersi, sicuramente complice anche la neve caduta nei giorni scorsi, pochi centimentri ma capaci di coprire il terreno.
Trovo due piccolissimi ometti che mi fanno intuire la giusta direzione, poi qualche piccola e decadente costruzione mi indirizzano poco più in alto. Si passa alla base di una paretina rocciosa e poi ci si infila in una sorta di canalino dove è presente un muretto a secco. Giunto a metter piede sul muretto si esce da questo "canalino" e si inizia a traversare quasi a mezza costa. Qui la traccia, già quasi nulla, sparisce del tutto ma è difficile capire se proprio non c'è oppure le condizioni di neve, foglie e fango la mascherano in un uniforme sottobosco, inoltre le numerose tracce di passaggio di animali complicano ulteriormente la percezione.
Per il prossimo tratto bisogna avanzare in modalità "cinghiale" e, in alcuni passaggi, sfruttare gli alberi come appigli per poter proseguire senza ritrovarsi a strisciare tra neve e fango. Sarà per questo che quando incontro il primo vero cinghiale, questo mi guarda quasi scocciato per il disturbo e si allontana flemmatico, tanto che lo rincontrerò poco dopo lungo nel bosco.
Il traverso in direzione sud prosegue fino a valicare una piccola dorsale che se seguita porterebbe dritto in cima al Monte Palanzo (non Palanzone) e continua ancora, sempre in traverso, fino a ritrovarsi improvvisamente su un ampio sentiero pianeggiante che prosegue lungo il mezzacosta. Seguo ora agevolmente questo tracciato che ne incontra un altro, visibile anche con la neve, che sale probabilmente alla Bocchetta di Sciff. Io continuo dritto fino a giungere alla prima baita "El Tec" e oltre fino all'incrocio con il sentiero più ufficiale per la Bocchetta di Sciff. Qui svolto a destra e inizio a scendere verso la frazione Cassin di Palanzo, ignorando anche un altro sentiero che conduce alla Bocchetta di Palanzo.
Da Cassin si riprende a salire verso i monti su ampia mulattiera a tratti cementata, fino a traversare il letto del torrente (passaggio oggi poco visibile ma presente un ometto ad indicare il punto) e si giunge così alla dirroccata Alpe di Palanzo. Poco dopo l'Alpe si tralascia una strada che prosegue dritto per svoltare a destra e seguendo l'ampio sterrato (anche qui con tratti cementati) si arriva alla Bocchetta di Lemna.
Come spesso accade da queste parti, finchè si rimane sui fianchi dei monti non si incontra praticamente nessuno, poi appena si giunge sulla dorsale, le presenze aumentano. Ma d'altronde è vero che la dorsale è sicuramente più godibile.
Faccio una deviazione alla Capanna Mara dove effettuo una sosta un po' più prolungata e poi mi dirigo verso la vetta, immaginando di scrivere un libro sui "cento modi per giungere sul Bolettone". Tornato alla Bocchetta di Lemna seguo per un tratto il Sentiero dei Faggi per poi imboccare la deviazione ben segnata per l'Alpe di Lemna.
L'atmosfera e l'ambiente misto bosco autunnale/neve sono fantastici.
Ora la strada scende a Lemna e seguendo l'asfalto raggiungo Palanzo. Tramite le indicazioni della Strada Regia faccio rientro a Canzaga, dove provo a perdermi tra i vicoletti prima di scendere nuovamente a Pognana.
Tourengänger:
Andrea!

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Kommentare (19)