Cristallina, 2912 . Skitour da All'Acqua
|
||||||||||||||||||||
![]() |
![]() |
Il Cristallina, fatto da All'Acqua, presenta un dislivello nominale inferiore rispetto alla versione da Ossasco; ma, c'è molto più lavoro.
Intorno alle sette, raggiungo il parcheggio già completamente pieno; risolvo con un po' di inventiva, mi appronto con calma e verso le sette e mezza oltrepasso il ponte sul Ticino.
Non ho voglia di tribolare per cui, al primo impennarsi del ben noto bosco di larici, mi fermo e metto i rampanti.
Provvidenziale: la dura neve del bosco scorre via senza problemi e così tutto il vallone del Cavagnolo, dove i rampanti non sarebbero necessari, ma non danno neppure noia.
Non ho fretta: la giornata è splendida e non si scosterà mai dal copione.
Il vallone offre ombra fin quasi alla bocchetta di Val Piana e la neve dura, liscia e accarezzata da una leggera brezza, fa ben sperare per un giusto grado di cottura per il mezzogiorno.
Alla bocchetta, primo cambio di assetto: togli gli sci, via i rampanti, via le pelli, rimetti gli sci, chiudi gli scarponi, blocca gli attacchi e scia.
Discesa breve, si sa; ma son venti curve come si deve: di qua dalla bocchetta è estate, ma sono appena passate le nove la neve ha smollato già ma non troppo.
Festa finita; togli sci, metti le pelli, rimetti gli sci, apri gli scarponi e cammina.
Non fa poi così caldo nel "catino" del ghiacciaio di Valleggia, ancora parzialmente nell'ombra, ma è cosa breve: intorno alle 10 raggiungo il Passo della Cima di Lago martellato dal sole.
Togli gli sci, via le pelli, rimetti gli sci, chiudi gli scarponi, blocca gli attacchi e scia.
Neve come sopra: discesa alla Capanna Cristallina sul velluto.
Valuto la situazione e decido che ad uno scomodo traverso con attraversamento di slavine, preferisco qualche metro di dislivello in più, così continuo sullo slancio e con qualche ottima curva mi abbasso fin quasi alla depressione dove si cela il laghetto del Passo.
Cambioo ... togli sci, metti le pelli, rimetti gli sci, apri gli scarponi e cammina; il Cristallina è lì, un po' brulicante di bipedi multicolorati, ma comunque invitante.
In meno di un'ora sono al colletto e, intanto che aspetto si liberi la via di vetta che faccio? Tolgo gli sci, tolgo le pelli e apro gli scarponi.
Dopo una dozzina di minuti, il "trenino" italosvizzero sceso dalla vetta ha depositato tutti i suoi vocianti vagoni intorno a me: lo spazio sul colletto si è fatto angusto, ma la via di vetta è sgombra.
Passo venti minuti sulla cima, fotografando e riesaminando i lontani ricordi di una salita estiva dai Naret e confondendo quelli più recenti delle tre o quattro invernali fatte con gli sci, poi ritorno al colletto.
Arrivano altri pretendenti, ma trovo lo spazio: rimetti gli sci, chiudi gli scarponi, blocca gli attacchi e scia.
S'è visto di meglio, ma il "ripido" aiuta a gestire la neve malsolcata da centinaia di eterogenee tracce; confido che, più in là, mi aspetti di meglio.
Arrivo sotto al rifugio dove tolgo gli sci, rimetto le .....
Potrei mentire e dire che volevo andare a vedere il Passo Gararesc; o potrei raccontare che volevo farmi qualche curva supplementare su un pendio intonso e con neve promettente; ma la verità è che, pur conoscendo perfettamente la strada, che, del resto, avevo percorso in senso inverso un paio d'ore prima, distratto dai pensieri, (mi capita anche quando guido), ho tirato dritto per la massima pendenza, fino a che qualche roccetta emergente mi ha suggerito che stavo sbagliando qualcosa.
A quel punto arrivare al Passo Gararesc e poi seguire il filo di cresta spostandomi verso ovest alla ricerca di un tratto di pendio invitante, mi è sembrata una buona soluzione per dare un senso allo svarione.
Arrivato sotto la quota 2771, vedo il Passo giusto sotto una bastionata rocciosa e la corretta via per raggiungerlo un tot di curve sotto di me; togli gli sci, via le pelli, rimetti gli sci, chiudi gli scarponi, blocca gli attacchi e sciaaaaa... centoventi metri di gaudio; la neve è frollata appena un po' più del giusto, ma, anche qui, il ripido aiuta.
Traversino sotto la bastionata rocciosa e fine della festa: il Passo della Cima di Lago, adesso, è lì sopra; ma dei centoventi metri scesi, ottanta vanno risaliti: togli sci, metti le pelli, rimetti gli sci, apri gli scarponi e cammina.
Sono ottanta metri, ci vuole un attimo, ma che sudata! E il "catino", a quest'ora, promette altrettanto.
Togli gli sci, via le pelli, rimetti gli sci, chiudi gli scarponi, blocca gli attacchi e scia. Non male, la discesa nel "catino"; l'esposizione Nord / nontroppoOvest ha mantenuto la neve dura, sotto una morbida patina superficiale: si scivola via bene fino al centro del ghiacciaio. Poi, senza perdersi in faticose spinte di braccia, togli sci, metti le pelli, rimetti gli sci, apri gli scarponi e cammina: ci sono altri centoventi metri da risalire per arrivare sul bordo del catino.
Eccolo qui, il Vallone del Cavagnolo in aprile. Mille metri abbondanti di discesa, di cui già sai che ottocento ti daranno delle soddisfazioni; poi, nei larici, si vedrà.
Togli gli sci, via le pelli, rimetti gli sci, chiudi gli scarponi, blocca gli attacchi e giuuuu.....
Bello lo sci alpinismo.
Ma che palle mettere le pelli per sei volte!

Kommentare (4)