Val Vèrtova. La regina, il tritone e i fiori dimenticati


Publiziert von lebowski , 13. April 2017 um 13:43.

Region: Welt » Italien » Lombardei
Tour Datum: 9 April 2017
Wandern Schwierigkeit: T3 - anspruchsvolles Bergwandern
Wegpunkte:
Geo-Tags: I 
Aufstieg: 1040 m
Abstieg: 1040 m
Zufahrt zum Ausgangspunkt:Val Seriana, Vèrtova (BG)
Kartennummer:carta kompass: Foppolo - Valle Seriana

 

Ogni  valle alpina  è un piccolo mondo.

Un ecosistema completo con  caratteristiche morfologiche, faunistiche e leggendarie sempre diverse.
La Val Vèrtova, a dispetto della sua vicinanza con la pianura, è ricca di tutte le suggestioni che rendono la montagna un ambiente unico.  Mi piace immaginare che alla base dell'etimologia di questo luogo, Vèrtova con l'accento che cade sulla "e", ci sia il nome di una nobile regina. Diversamente, se lo lasciamo scivolare sulla "o", assomiglia più al cognome di una tennista russa.
Con il benestare di sua maestà dunque entriamo nei territori reali con delicata riverenza, come piccoli e rispettosi pellegrini di pianura.
Nel primo tratto si possono ammirare sorgenti e piccole cascate che si tuffano in pozze d'acqua cristallina, una graziosa anticamera che introduce al caldo ventre della valle. Qui il sentiero si snoda nel letto asciutto di un torrente. In questa parte del percorso ho avuto l'impressione di camminare dentro le pagine di un libro di geologia, tanto sono evidenti i segni dell'acqua scavati nella roccia in secoli di passaggio . E' facile ricostruirne la sua corsa liquida in questo stretto canyon, immaginarne le curve vertiginose e le capriole a formare rapide gorgoglianti. Basta seguire il colore biancastro che si è depositato nell'alveo come un mantello di polvere nel tempo.

Lasciato l'antico corso del torrente, la pendenza impenna rapida come capita sulle montagne russe (forse la tennista c'entra qualcosa allora?). Uno stretto canale roccioso è l'anticamera alla conca del Sederne, dove il panorama si apre sulla maestosità del regno. Più avanti un irto ghiaione conduce alla Baita Rondi.
Quanti fiori... Ce ne sono ovunque. Il percorso ne è generosamente disseminato, sia sulle zone erbose che nei piccoli anfratti tra le rocce, dove sembrano piantati ad arte da un folle giardiniere che sconvolge tutti i criteri della logica.
Di quali specie? Li ho visti infinite volte e ne ho cercato la denominazione, tuttavia la mia memoria da criceto ne confonde le caratteristiche e li classifica semplicemente come fiori, distinguendoli solo per il colore. Nelle terre della regina comunque, anche senza connessione internet la risposta la trovo facilmente. Il bello di andare in montagna in gruppo è che c'è sempre chi compensa le mie mancanze. Infatti alcuni miei compagni di cammino si rivelano insospettabili seguaci di Linneo, sfoderando una conoscenza botanica impeccabile, con un nome preciso per ogni singolo fiore.
Provo una sottile sensazione di ignoranza, che aumenta considerevolmente quando qualcuno cita addirittura lo schema tassonomico con i termini in latino di alcuni esemplari, rendendosi degno della mia ammirazione più assoluta. L'ultima salita prima del bivacco Testa attraversa un bel bosco di faggi, in un'ambientazione quasi mistica, che con un tocco di nebbia piacerebbe a un regista giapponese per una scena a sfondo meditativo.

Arrivato a destinazione mi rendo conto che il bivacco Testa non è il castello di questo regno immaginario, ma solamente un locale di servizio, un ostello al massimo. Basta guardarsi intorno.  
Ci vuole poco infatti per vedere nelle montagne circostanti la consistente bellezza del reame della regina Vèrtova: torri, solidi contrafforti e creste merlate di roccia dolomia. I sentieri tracciati a mezza costa simili a cammini di ronda e il picco del monte Alben come il maschio del castello, la torre più imponente che domina l'ampia fortificazione naturale di cime alternate a passi dai profili fantasiosi.
Ogni volta che raggiungo la meta dopo una salita, ho la stessa sensazione di Simone Moro e Dennis Urubko arrivati sul Makalu in invernale .
Perché? Perché quella che ho sotto i piedi è la mia meta, piccola o grande che sia, e averla raggiunta con le mie sole forze mi dà soddisfazione e lo stimolo per la prossima. Magari più difficile.
Chi ha pensato il percorso del rientro è un raffinato tracciatore di vie montane, che sfugge alla banalità e alle convenzioni. Qualche voce tendenziosa dice anche masochista, ma non sono d'accordo. L'ambiente montano è un valido frullatore per sbriciolare le nostre certezze. Oggi ad esempio viene sfatato il diffuso assioma che il ritorno sia sempre in discesa. Si sale infatti verso il passo Bliben con lo spirito dell'ignoto a infilare un passo dopo l'altro.
L'agorà transumante continua, le voci dei miei compagni si intrecciano in una immaginaria colonna sonora. Le conversazioni in movimento sono molto interessanti.
Imparo sempre una quantità notevole di cose nuove ogni volta che cammino in gruppo. Tra le tante vengo a conoscenza di un raro e preziosissimo tè giapponese del tutto privo di teina, della grande diffusione del baco da seta nella provincia di Cremona nel '900, di almeno dieci escursioni che non  dovrò assolutamente perdere o del nome di  fiori misteriosi che dimenticherò nel giro di qualche giorno (sic). Il vantaggio palpabile è che tra una parola e l'altra la fatica si diluisce, riesce a essere messa in secondo piano. Non è poco!
Inoltre confrontarsi con persone nuove arricchisce sempre, senza trascurare il fatto che aiuta a capire meglio sé stessi.
Un pizzico di fantasy non doveva mancare. Poteva in un mondo incantato non esserci una creatura leggendaria?
Di natura decisamente anticonformista, alle spettrali caverne dall'ingresso disseminato di ossa umane preferisce le pozze d'acqua stagnanti. Ha una dieta modesta a base di uova di rana. Non vola, ma sa nuotare. Non sputa fuoco come i draghi delle leggende nordiche. Al contrario è un simpatico lucertolone che ama nuotare pigramente.
Qual è?
Il tritone! (Ichthyosaura alpestris per i più esigenti).
Nella nostra discesa che sembra non avere mai fine, qualcuno estrae dal nulla una delle battute più azzeccate del giorno: "Ragazzi, non staremo scendendo al di sotto del livello del mare?"
Si ride insieme, e la stanchezza assume un sapore più dolce. La pendenza costante e  decisa ci conduce fino all'inserimento con il sentiero di andata, il 527, che costeggia il torrente. La nostra camminata nel reame di Vèrtova sta per concludersi. 
Ossequi alla sovrana per averci permesso di transitare nel suo regno.
La regina preferisce il cielo sulla testa invece della corona, porta i jeans al posto dell'ermellino e sa confezionare biscotti che assomigliano a fiori.
Ma non chiedetemi il loro nome. L'ho già dimenticato.

 

 

 

Soundtrack:  Elena, Simone, Anna, Rino, Silvia, Luca, Alessandra, Agostina, Michele, Valeria, Irene, Marco, Giuliana, Gianluigi, Claudio, Brigida, Gigliola, Filippo, Enzo.

 

 


  



Tourengänger: lebowski


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Kommentare (2)


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Menek hat gesagt:
Gesendet am 14. April 2017 um 10:33
Bello scritto, e fantastica Val Vertova. Un paradiso a portata di mano.

lebowski hat gesagt: RE:
Gesendet am 18. April 2017 um 11:42
Ciao Menek, ti ringrazio per la lettura. Pensa che non ci ero mai stato nonostante la vicinanza.
La val Vertova è davvero bella, sconfessa ampiamente il bisogno di andare molto lontano per trovare un "paradiso", come lo hai ben definito tu.


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