Lo so ragazzi, questa è una storiella stracciacazzi che sta diventando infinita, ma… ma le televisioni e tutte le radio in modulazione Fm, stanno aspettando le notizie che con il contagocce escono dall’Ospedale S. Anna; i premurosi dottori, infermieri e personale tutto, con estrema razionalità, stanno salvaguardando la mia privacy, privacy messa a dura prova tra l’altro, anche da alcuni pseudo giornalisti/inviati di Pomeriggio Cinque in cerca di scoop da buttare a babbo morto sullo schermo ex tubo catodico.
E così dopo aver contattato l’ufficio stampa del Papa e quello dell’Ospedale Bambin Gesù (chi meglio di loro?) per un consiglio sul da farsi, ecco che la decisione è presa: sarò ancora io a dettagliarvi sul mio attuale stato di salute, consapevole più di Scilipoti, che lì tra la folla del mondo hikriano e non solo, si annida un buon numero di sadici che non aspetta altro che la porta del S. Anna si spalanchi, così che il Primario di turno effettui il quotidiano briefing/bollettino Urbi et Orbi.
Ringrazio tutta Urologia per la collaborazione… ma ora per favore fatevi da parte, è una “condicio sine qua non” perché io possa lanciare i miei strali al cielo, come Fabrizio Corona lanciò le sue mutande alle ragazze urlanti che si erano appostate sotto le finestre di casa sua.
Capitolo terzo.
Eccomi di nuova qua, nella medesima stanza (n°11) che avevo abbandonato più o meno felicemente circa 15 giorni fa, lasciando nelle proprie sacre sindoni personali gli amici Renato e Raul; ma oggi è diverso, oggi non sono più al centro della stanza, ho guadagnato la postazione vicino alla finestra e i miei nuovi “amici sfigati” sono tutti posizionati sulla mia destra.
Nel letto più vicino a me c’è Piero, un ex deportato a Bergen-Belsen di 92 anni che tutto sembra, meno che ammalato; schiena dritta come una spada, forbito, sorriso da adolescente e una lucidità mentale che Luca Giurato se la sogna. Ama le montagne...
Vicino all’ingresso c’è Mario, deportato, ma deportato da Travagliato, un paese non molto distante da Brescia; anche lui con l’età non scherza, è diversamente simpatico e quando lo si interpella, parte con un soliloquio troglo/camuno che te lo auguro, un uomo vecchio stampo con proprietà di parolaccia da far invidia al compianto Gennaro Mosconi. Vi giuro che “saracca” anche nel sonno più profondo…
Siamo accumunati dal fatto che dobbiamo andare tutti nello stesso posto, noo, non affanculo, ma quasi… la sala operatoria è il luogo a cui intendevo. Per strana combinazione saremo operati lo stesso giorno, e guarda caso, l’ordine di “partenza” comincia dall’ingresso della camera, un intreccio di fatalità che non giocano a mio favore.E porca la mazurka… vedrò uscire ed entrare i due giovanotti, ma soprattutto li vedrò rientrare più o meno doloranti e col mostro ben posizionato: IL CATETERE! Az…
E così aspetto.
Arriva l’infermiera… Mario, tocca a te, preparati. Lui: Pòta ho che, eee, figa che foi chi? L’infermiera: dai Mario, vedi quel bel pacchetto sopra il tuo comodino? Aprilo e capirai cosa devi fare, tra 10 minuti ti veniamo a prendere.
Mario apre il cadeau, osserva impietrito il contenuto, ma ancora qualcosa non gli quadra. Vista la situazione d’impasse in cui l’amico è caduto, da l’occasione a me d’intervenire per portare fuori dal vortice del nulla il bestemmiatore number one.
Gli dico:
1): Denudati completamente e mettiti la vestaglietta blu.
2): Metti la cuffia sulla testa.
3): Le fasce elastiche lasciale stare… le infermiere sanno cosa fare con quelle.
Come un perfetto scolaretto, esegue il compito appena assegnatogli partendo dalla cuffia, e poi si spoglia, ma si spoglia senza un minimo di intimo pudore, mostrando così a me e Piero “l’artiglieria pesante”.
Dopo un primo momento di terrore staliniano, mi giro verso la finestra, guardo le colline che sovrastano le case e penso alle mie future camminate: Cristo, chi aveva voglia di vedere questa raccapricciante pantomima fatta di genitali un poco tristi?
Il “nostro” è steso sul lettino pronto per partire, e come in un ultimo coup de théatre si gira verso di me e mi dice: i me tira vià ol calcolo a la hèsiga, e mia a nòma chèl, i me da ‘na sistemada a po a la prostata, ma ho hicùr che dopo ol pisèta ol “funzionerà” amò!
Io lo guardo un po stupito, alzo gli occhi al cielo, e poi con lesta mano scopro i gioielli di famiglia, ammiro il mio real augello con tenero occhio, e penso: beh, lui ha 82 anni, a questo punto con un minimo di fiducia spero di avere lo stesso radioso futuro!
Ciao Mario, ci vediamo dopo, e stai tranquillo che tutto andrà bene, io intanto continuo a guardare le colline.
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Il primo ritorno e la seconda partenza.
Sono passate 2h, e la porta della stanza improvvisamente si spalanca, entra una prima infermiera sorridente, sposta cose e dice frasi, frasi che a un primo momento sembrano ad cazzum, ma poi parte l’ordine: entrate. E così Mario ritorna alla “casa madre”, col suo viso disteso ed il torpore di chi ha fatto incetta di anestesia… partono le flebo glucosate, e subito dopo, due mezze damigiane di Soluzione Schoum irrorano la vescica liberata dal nemico interno. Della prostata non si hanno notizie, ma del CATETERE si, eccolo minaccioso attaccato al lettino. Buon riposo bestemmiatore, e attento a come ti muovi, sei più intubato delle “pipe line” saudite…
L’infermiera nel battere la ritirata si volta verso me e Piero, e con gli stessi occhi della ragazzina protagonista dell’Esorcista, ci intima: ragazzi preparatevi, e mi raccomando, le “parti interessanti” in bella vista, la culla dei sogni vi aspetta.
La culla dei sogni??? Per me rimangono le colline circostanti l’ospedale… sogno cime. Intanto cadono le foglie, e a me cadono le braccia… braccia, mani e dita che pungono decise la tastiera del Pc che mi sono portato da casa.
E intanto viene l’ora di Piero.
Piero è un uomo che ha già visto diverse volte la sala operatoria, sa quali sono i preliminari, e così con una certa sicumera si prepara per l’incontro con il chirurgo; ben presto la “signorina Shining” si materializza, e con il solito sorriso da strappaunghie spinge la barella verso il sottosuolo… adieu mon ami, e non pensare agli inferi.
Il tempo scorre veloce, e io mi preparo in anticipo, evitando così ghigni satanici e prosopopee non volute…via la maglietta, via i pantaloni del pigiama e via i boxer. Sono nudo, metto la cuffia sulla testa e poi invece di continuare la vestizione mi avvicino alla finestra, mi perdo con lo sguardo nel vuoto, mentre il mio culetto da bebè è rivolto verso la porta come in una sorta di gesto scaramantico. Purtroppo proprio in quel momento Mario apre gli occhi, e credo che come impatto visivo post operatorio per lui non sia il massimo… ma d’altronde anche la visione delle sue “grazie” non è stata il massimo per me!
Spengo il Pc, due chiacchere con le persone a me care ed ecco che il buon Piero ritorna, anche lui sopito quanto basta, ma un mostro lo accomuna a Mario: IL CATETERE!
Essendo passate da poco le 14, le infermiere non sono più le stesse, il cambio turno mi dona così la speranza d’incrociare sorrisi sinceri; via i visi alla Dario Argento e avanti care amiche Littizzetto style… e così sarà.
Scendo sereno nella fossa dei leoni, scambio un ultima battuta con le mie “autiste” e poi vengo abbandonato al felice gruppo dei Grey’s Anatomy. Dopo avermi avvisato che il chirurgo andava di fretta causa mancata pausa, invece di entrare spedito sotto i ferri, le graziose “badanti” si mettono a chiacchierare amabilmente dei cazzi personali… “sai, ho fatto a casa un mese, ho curato mia madre che è stata colpita da una grave malattia”… “ma taci guarda, è proprio un periodaccio, anche a casa mia i miei anziani genitori sono stati malissimo”… “e il mio cugino Patroclo? Poverino, ha fatto un incidente con la moto e ha lasciato i menischi sul guard rail”… “Nooo, mio fratello Artemio è caduto dalla scala mentre stava trapanando il muro per infilarci un Fischer dell’8, una tragedia, si è rotto il mignolo”!
E sticazzi ragazze??? Qua siamo a -14°!!! Ooo scusaci, adesso avviso il chirurgo…
E intanto scazzo con l’anestesista, sapendo che il duello lo perderò di sicuro, ma d’altronde. Lui: Domenico, oggi ti facciamo una bella spinale, vedrai, non sentirai dolori. Io: Spinale? Ma non avevo firmato le carte per l’anestesia totale? Che cazzo di sorpresa è questa? Non è la spinale che mi preoccupa, ma il veder manovrare il mio Kill Bill e vedere i “ferri” che mi passano davanti agli occhi non è il massimo, è una paranoia completa.
Niente da fare, la decisione è presa, entro in sala operatoria e mi guardo attorno, ascolto ciò che mi dicono gli apprendisti stregoni e collaboro.
Sono seduto sul lettino, a gambe cadenti, una graziosa infermiera con gli occhi verdi mi stringe le mani e mi parla, anche l’anestesista parla, ma lui gli occhi verdi non li ha ed io non capisco una fava di ciò che dice… comunque ascolto.
Io e l’infermiera siamo ancora mano nella mano, alle volte ci guardiamo negli occhi e alle volte vedo che lei china lo sguardo, sorride, sorride e sorride ancora… al quarto sorriso mi accorgo che “fratel Francesco” fa bella mostra di se, è una situazione bucolica, e lei si vede che non può fare a meno di far battute: scusa, ma quel “coso” lo usi per giocare a Shangai? Ferito nell’orgoglio gli rispondo: no, so fare molto di più, pensa che riesco a puntellare la casa delle formiche!
Il dialogo si interrompe, la spinale è fatta e le gambe stanno perdendo forza, anche il cervello si sta spegnendo… pòta, adès ciaaao…
Mi risveglio, che cazzo è successo? La spinale mi ha stroncato? E no, mi hanno sedato, ma sedato di brutto, non era forse meglio la “totale”?
Ritorno in camera, io, le infermiere e il lettino, e per non essere da meno rispetto ai miei amici di stanza… CATETERE! La tristezza mi circonda…
To be continued! Speriamo per un ultima stesura da Alpinismo Cabaret ospedaliero…
Il Menego
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