Rupe di Calcestro (2616 m) con digressione sulla diga del Griessee (2387 m) - Skitour
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La voce “Rupe di Calcestro” sulla CNS non esiste. Però, visto che sopra Calcestro c’è effettivamente un’elevazione quotata 2616 m, visto che il suo versante Sud è estremamente dirupato (al contrario di quello N) e visto che, per finire, non troppo lontano si trova la famigerata Rupe del Gesso, che presenta svariate somiglianze, mi sono concesso la licenza di affibbiargli questo nome, che mi sembrava più eloquente dello scarno P. 2616.
Detto questo, veniamo alla gita di oggi.
Parto molto presto da All’Acqua e mi dirigo, attraverso la strada del Passo della Nufenen, verso la Capanna Corno-Gries, toccando prima la Cantina di Cruina e successivamente l’Alpe dallo stesso nome. Arrivato alla Capanna, proseguo percorrendo tutta la Val Corno lasciando l’invisibile laghetto alla mia sinistra. Nei dintorni di Calcestro decido che, a scanso di equivoci, salirò sopra l’omonima Rupe, in modo da poter poi gustarmi la discesa verso Mändeli in modo potenziato. In vetta alla Rupe spello, per la prima volta in giornata, e mi preparo a gustarmi quei 230 metri di dislivello che mi separano dalla diga del Griessee. Anche se la croce di Mändeli non è ancora visibile, c’è però qualcos’altro di molto visibile che si impone all’attenzione: il nuovo impianto eolico di dimensioni ciclopiche. Impossibile non notarlo!
La discesa è bellissima, almeno fino a Mändeli. Qui mi dirigo verso “la strada” (in realtà nascosta dalla neve) che porta alla diga, ma il pendio è in ombra e molto ripido, quindi devo darmi da fare per domarlo. A naso faccio un lungo traverso verso sinistra (per fortuna che l’ho fatto!) e mi ritrovo all’ingresso E della diga. La attraverso tutta e giunto dall’altra parte guardo l’ora: considerato che mi aspetta la risalita del precedente pendio (molto ripido fino a Mändeli, poi tranquillo fino a Calcestro), abbandono l’idea di cercare altre mete da questo versante del lago, e ripercorro in senso opposto la diga. Qui ripello, e visto il ripido che mi appresto ad affrontare, monto anche i rampanti.
Il vero problema è che da dove sono sceso difficilmente riuscirei a risalire (troppo ripido), mi rimane la salita diretta su neve quasi altrettanto ripida (con, sotto, le forche caudine dei crepacci sotto i quali c’è il lago, non so quanto ghiacciato…) o eventulamente, extrema ratio, sci sullo zaino e salita su roccia, almeno il primo tratto, poi si vedrà.
Provo cautamente un lungo traverso, poi un cambio di direzione e così, con le fenditure che mi guardano da sotto, continuo in questo modo, sempre attento a fissare bene i rampanti nella neve a tratti cedevole. Durata della delicata operazione, un’ora (per poco più di 100 metri di dislivello, compresa però la preparazione degli sci).
All’arrivo a Mändeli mi concedo una pausa sotto il corposo omone di sasso, al suono delle pale dell’elica eolica. Ora mi aspetta soltanto una facile salita fino a Calcestro e poi è tutta discesa! A Calcestro spello nuovamente, evito di risalire la Rupe e mi dirigo verso la Capanna. La neve non è un granchè, ma tutto sommato accettabile. Dalla Capanna fino all’Alpe di Cruina, invece, con mia grande sorpresa trovo la Polvere (impensabile con queste temperature… il merito è del pendio che rimane parecchio in ombra). Poi dalla Cantina di Cruina all’auto non c’è storia, ma almeno non bisogna spingere.
La Val Bedretto mi ha regalato un’altra bella giornata di sci: come dicono i nostri amici d’oltralpe, è davvero un Eldorado per lo scialpinismo!

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