Prasomaso


Publiziert von cai56 , 10. Oktober 2017 um 12:17. Text und Fotos von den Tourengängern

Region: Welt » Italien » Lombardei
Tour Datum: 2 Oktober 2017
Wandern Schwierigkeit: T3+ - anspruchsvolles Bergwandern
Wegpunkte:
Geo-Tags: I 
Zeitbedarf: 6:00
Aufstieg: 1658 m
Abstieg: 1658 m
Strecke:Parzialmente circolare 25,58 km
Zufahrt zum Ausgangspunkt:Da Milano a Sondrio lungo le statali 36 e 38; dopo aver percorso tutta la tangenziale, alla rotonda al suo termine, si svolta a sinistra (direzione Sondrio centro) e subito dopo a destra verso chiesa e scuole. Ampio parcheggio presso un anfiteatro.

Questa faccenda dei sanatori abbandonati mi ha sempre incuriosito. Qui a Prasomaso ci fu la prima localizzazione in Italia di questo tipo di struttura sanitaria, su ispirazione di quanto già avveniva a Davos e in Germania. In tempi pre-antibiotici, l'unico approccio alla guarigione dalla tubercolosi nelle fasi non ancora troppo avanzate consisteva in un drastico cambiamento delle condizioni di vita del paziente: riposo, miglior cibo, migliore ossigenazione, svago (eventualmente associati a pneumotorace terapeutico). Tutto ciò avveniva in questi "alberghi" costruiti in località particolarmente amene, esposte a sud, circondate da foreste di conifere: a Prasomaso queste caratteristiche vennero sfruttate ai primi del '900 con l'esecuzione del progetto "faraonico" del Sanatorio Umberto 1° da parte della "Società per i Sanatori Popolari". Fu necessario costruire dal nulla anche gli 8 km di strada carrozzabile da Tresivio e tutti gli apparati tecnici sarebbero stati quanto di meglio disponibile per almeno un trentennio. Il tutto finì attorno al 1970: le terapie erano definitivamente cambiate e nulla giustificava più il mantenimento in efficienza di simili strutture [Solo un secondo sanatorio, l' "Alpina", venne affittato fino agli anni '90 come occasionale sede di congressi politici]. A questo punto avvenne il disastro, solo parzialmente comprensibile: la popolazione locale, che in passato aveva goduto di cospicui vantaggi socio-economici dalla presenza dei sanatori (dapprima come manodopera per la costruzione e poi come personale tecnico e amministrativo; senza contare il balzo in avanti nella socializzazione: cinema, teatro e incontri con persone di diversa cultura, che erano impensabili per ogni altro piccolo paese della Valtellina), la popolazione locale si diede al saccheggio metodico di tutto quanto asportabile dagli edifici: marmi, pavimenti, mobili, infissi; per timore di un altamente improbabile contagio vennero risparmiati letti e materassi: tuttora se ne intravedono cumuli attraverso le finestre vuote.


Dal parcheggio presso l'anfiteatro (località Trippi nel comune di Montagna in Valtellina) ci si dirige verso monte per poche decine di metri fino all'imbocco di Via Risc de Sassina e se ne segue a tornanti il ripido acciottolato. ["Risc", in lingua locale, è propriamente una mulattiera acciottolata racchiusa fra muri a secco; qui, nella prima metà del percorso, attraverso i vigneti, l'acciottolato è stato fortemente rimaneggiato da colate di cemento. Più in alto ritorna degno del proprio nome]. Zigzagando fra vigneti e poche costruzioni di servizio alla viticoltura si arriva all'altezza dell'imponente chiesa di S.Antonio: si lascia a sinistra la via per il Castel Grumello e si continua fra le coltivazioni fino ad un incrocio con semaforo al centro di Montagna. Le poche segnalazioni a vernice scompaiono, per cui, attraversando la strada ("Panoramica dei Castelli"), si seguono le indicazioni turistiche automobilistiche per il Castello Mancapane. Si sale lungo la Via Barella fino a svoltare a destra in Via Carasc: in cima alla ripida strada si raggiunge la piazzetta che ospita il municipio e la bella chiesa di S.Giorgio; seguendo Via Ponsecco e poi, a destra, Via Cà dei Dossi, ci si porta finalmente fra i boschi. Dopo aver affiancato una stalla si torna su asfalto su Via Benedetti: usufruendo di qualche scorciatoia si raggiunge la contrada Cà Bongiascia, dove si ritrovano i segnali per il Castello. Si procede lungo il bel sentiero che, attraversata una valletta, porta al bivio per il Castello Mancapane (una breve deviazione permette la visita ai ruderi ben conservati e la lettura - tramite pannelli illustrativi - della storia e dell'utilizzazone della fortificazione); un secondo corso d'acqua, parzialmente incanalato, precede la costruzione (attualmente didattica) del Mulino di Cà Zoia. Attraversate le baite di Cà Zoia si torna su asfalto lungo la strada per l'Alpe Mara, proprio nei pressi della chiesa di S.Maria Perlungo, con bel sagrato panoramico su Valtellina e, soprattutto, Orobie; si segue la carrozzabile fino al primo tornante, dove si continua diritto fino alle Foppe: da qui, su mulattiera, si raggiunge un altro tornante della stessa carrozzabile. A destra si stacca una pista erbosa con segnalazioni del "Sentiero del Sole" che va seguita fino al primo cambiamento di direzione [Errore di percorso sulla traccia GPS: salita a Nesarolo e ritorno]. Qui si prosegue diritto per uno dei due miseri sentierini che si staccano sulla destra (si riuniscono dopo pochi metri). Il sentiero riunificato si fa più evidente, ma è anche evidente che è ben poco usato; si intraprende un lungo e tormentato traverso, ombroso, franoso, a tratti esposto, abbondante di alberi crollati da scavalcare o aggirare, per non parlare di spine rovi e ortiche. Arrivati al fondo della Valle della Rogna, si attraversa il torrente tramite una precaria passerella costituita da due tronchi affiancati non proprio recenti. Sull'altra riva ci aspetta una risalita improvvisa e ripidissima: radici e cespugli  aiutano la progressione; però, arrivati in piano, la fatica è finita: ci si trova sul sentiero di servizio alla captazione di acqua dal torrente a favore dell'acquedotto dei sanatori. La bella traccia, in lieve discesa in uno stupendo bosco di abeti, asseconda lungamente le irregolarità del versante della montagna fino a raggiungere Prasomaso in corrispondenza della carrozzabile che sale da Tresivio a Boirolo. Si segue la strada in discesa passando a fianco dei parchi sanatoriali: le costruzioni sono tuttora di proprietà privata e l'accesso è vietato, ma i varchi sono molti e molto frequentati; rimane comunque un indiscutibile rischio di crolli delle strutture lignee che, in fin dei conti, superano il secolo di età, per di più senza alcuna manutenzione da vari decenni. Dal Sanatorio Umberto 1°, passando fra alcune villette di vacanza (i cui proprietari e frequentatori sfidano la ben nota presenza dei fantasmi dei tubercolotici defunti...), si scende all' "Alpina", da cui si prosegue seguendo lunghissimamente la carrozzabile (un paio si spinose scorciatoie abbreviano il tragitto) fino trovare le indicazioni della recente "Via dei Terrazzamenti" [Percorso ciclo-pedonale da Tirano a Morbegno che sfrutta abbondantemente strade asfaltate o cementate fra i meleti e i vigneti con brevi tratti di raccordo su belle mulattiere]. Seguendo facilmente i segali gialli (pedonali) o rossi (ciclistici), si attraversano, a partire da Via Piedo, le contrade a monte di Poggiridenti e quindi, oltrepassato un rio, si rientra nel territorio di Montagna, arrivando precisamente sulla Panoramica al semaforo già raggiunto in salita. Da qui per la via di andata.

Tourengänger: cai56, chiaraa
Communities: Hikr in italiano


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