Alpi Parsecco e Martinone - Valle dell'Isorno


Publiziert von atal , 6. Juni 2016 um 18:02. Text und Fotos von den Tourengängern

Region: Welt » Italien » Piemont
Tour Datum: 5 Juni 2016
Wandern Schwierigkeit: T5 - anspruchsvolles Alpinwandern
Wegpunkte:
Zeitbedarf: 8:00
Aufstieg: 1200 m
Abstieg: 1200 m
Zufahrt zum Ausgangspunkt:Superstrada del Sempione, uscita Masera - Val Vigezzo. Giunti all'imbocco della Valle Vigezzo, svoltare a sinistra per Masera, Superato il paese, prima del ponte sull'Isorno, svoltare a destra e percorrere la strada fino al suo termine, nei pressi della Centrale Ceretti.

 atal 
Dopo una settimana di piogge intense, con Corrado, Jacopo e   Zaza , vado in cerca di vecchi alpeggi nella Valle del Rio Fenecchio, torrente che confluisce nell'Isorno in corrispondenza della centrale Ceretti, raggiungibile percorrendo una strada bianca dalla località Pontetto, tra Masera e Crevoladossola.

L'abbondanza di acqua nei torrenti ha conferito una sorta di "fascino amazzonico" all'itinerario, di per se da non sottovalutare per la complessità dell'ambiente: ripidi versanti boscosi ininterrotti, se non nelle forre che li dividono, dove dei vecchi sentieri non rimangono che tracce evanescenti, soffocate dalla vegetazione. La zona, per me fino a questo momento sconosciuta, è stata un'interessante scoperta per la sorprendente quantità di alpeggi abbandonati in una foresta labirintica.

Andata
Dalla Centrale Ceretti seguiamo la traccia che costeggia il Rio Fenecchio sulla
sinistra idrografica. Il sentiero si addentra in una fitta boscaglia di buddleie, fortunatamente tagliate da qualche benemerito in modo da consentire il passaggio.

In breve si arriva ad un bivio: dopo avere verificato l'impossibilità di proseguire diritti, prendiamo la diramazione che porta verso il Rio Fenecchio (W), che attraversiamo su un ponte costituito da due tronchi con delle pietre in mezzo. Proseguiamo in sponda destra, sempre seguendo una traccia evidente, fino ad arrivare in un punto in cui una parete rocciosa a ridosso del fiume costringe ad attraversare nuovamente il torrente, che superiamo a cavalcioni di un grosso tronco caduto, veramente provvidenziale vista la quantità di acqua presente oggi in questo tratto.

Giunti sull'altra sponda, svoltiamo a destra e proseguiamo in piano per meno di 200 metri, quindi iniziamo a risalire, su sentiero evidente, la dorsale che definisce destra idrografica della valle del Rio Cola. Arriviamo ad un primo nucleo di ruderi, senza nome sulle carte attuali e chiamati Cresta d'Insolà sulla Mappa Rabbini (1:00; rudere senza nome quotato 797 m sulla tavoletta IGM più recente). Proseguiamo la risalita, sempre su sentiero, e arriviamo ai ruderi inferiori dell'Alpe Solada (o Insolà secondo la Mappa Rabbini, 25' da Cresta d'Insolà). Su tracce poco evidenti traversiamo intorno ai 1000 metri di quota in direzione NE fino ai ruderi di Corte del Bosco, quotati 1064 m ma senza nome su CNS (20' da Solada). Proseguendo il traverso, si scende a superare un piccolo torrente, dove troviamo un tratto con muro di sostegno, seguito da un passaggio in cui il calpestio è franato quasi totalmente, protetto (in modo amatoriale...) con un cavetto di acciaio. Si guada il Rio Selva Ronda sotto una bella cascata e, dopo un traverso alla base di una parete, arriviamo ai ruderi inferiori di Selva Ronda (15' da Corte del Bosco), nei pressi di un grande acero.

In una foto aerea del 1954, si vede l'alpe - che è oggi è imboscato - in mezzo a un pascolo, e la grande pianta che era già grande allora...

Seguendo la prima edizione della CNS (l'unica, insieme alla IGM del 1914, dove sia riportato il sentiero per Parsecco), saliamo ai ruderi superiori di Selva Ronda (posti circa 50 metri più in alto) e continuiamo nella salita poggiando a sinistra (E), fino a ritrovare una traccia che porta a traversare nel canale del Rio di Persech in corrispondenza ad un albero con la lettera P verniciata in blu sul tronco (circa 1230 m). Puntiamo al guado alla base di una cascata, superando un passaggio esposto su roccia bagnata con l'aiuto di un ramo. Al guado, si ridiscende brevemente lungo il corso del torrente fino a circa 1180 m e si traversa in direzione N in modo da aggirare una dorsale oltre la quale ci si affaccia su un altro vallone, che confluisce nel precedente pochi metri più in basso. Si scende per superare anche questo corso d'acqua e quindi si risale per circa 300 m di dislivello la costa sulla destra idrografica (ripido) fino a raggiungere i ruderi dell'Alpe Parsecco (Persech sulla Mappa Rabbini; 1:10 da Selva Ronda).

Fino qui poco meno di 4 ore lorde.

Da Parsecco, traversiamo su una labile traccia che traversa in discesa (perdendo in tutto meno di 20 metri) nel bosco sulla destra (SE) fino ad attraversare un canale alla base di un salto. Sempre seguendo la traccia, doppiamo la dorsale successiva, attraversiamo un secondo canale e saliamo il pendio a destra (S) fino a raggiungere il poggio dove si trovano i ruderi dell'Alpe Martinone (circa 20' da Parsecco).

Solo l'ottocentesca Mappa Rabbini del Comune di Montecrestese riporta il nome di questo alpe remoto, mentre le carte del secolo successivo indicano unicamente dei ruderi senza nome a 1530 m di quota, segno che probabilmente agli inizi del '900 erano già abbandonati.

Tempi: circa 4:30 lorde / 3:30 nette

Ritorno
Sotto la minaccia della pioggia, ritorniamo a Selva Ronda lungo il percorso fatto all'andata (1:10 da Martinone). Da Selva Ronda, anziché ritornare verso Solada, puntiamo a Nord verso il guado sul Rio Scheggia, il principale tributario del Rio Fenecchio, che attraversiamo intorno ai 990 m di quota. Sul versante opposto un sentiero evidente risale fino all'alpeggio di Nezza. Purtroppo sta piovendo e non c'è stato il tempo né di fare foto, né di andare in cerca dell'affresco per cui è "noto" questo grande e - un tempo - importante alpe dove ora l'abbandono regna sovrano. Scendiamo senza indugi lungo quello che resta della vecchia mulattiera fino al guado sul Rio Fenecchio, che si presenta carico di acqua turbolenta (siamo a circa 660 m di quota) . Jacopo e Corrado passano saltando sulle pietre bagnate, Zaza e il sottoscritto entrano in acqua (che arriva sopra il ginocchio) con gli scarponi addosso. E' una soluzione poco raccomandabile se si deve camminare ancora a lungo ma, in questo caso, la macchina non è lontana ed è la soluzione più rapida e meno rischiosa...

Facendoci strada nell'intrico delle buddleie lungo la sponda destra del torrente, ci portiamo sotto i ruderi di Mulera, dove ritroviamo una traccia che ci porta ad un altro guado, anche questo affrontato come il precedente. Subito dopo arriviamo all'albero caduto, passato a cavalcioni per la seconda volta, dove questo avventuroso e interessante anello si chiude (1:20 da Selva Ronda).
 
Tempo per il ritorno: circa 3:30

Link alla relazione di Corrado.

 Zaza
Vista da zaza

Der Ursprung der Tour war ein Bild auf der Schweizer Landeskarte: Da findet sich auf dem Kartenblatt 1311 im Italienischen Valle dell'Isorno eine Ruine ohne Namen und ohne Pfad, auf allen Seiten umgeben von felsigen Tobeln und Steilwänden (Koordinaten: 673800 / 113500). Wie mag dieser obskure Ort wohl zu erreichen sein?

Überhaupt, dieses Valle dell'Isorno! So nahe von Domodossola und solch eine Wildnis! Besonders der Seitenarm des Rio Fenecchio (Fenchelbach) ist ein idealer Tummelplatz für alpine Archäologen. Einst wurde das ganze Tal trotz der sehr steilen Hänge intensiv genutzt, heute sind von der einstigen Pracht nur noch Ruinen und Pfadreste übrig geblieben. Den Rest hat sich der Wald zurück erobert. Besonders gut zu erkennen ist diese Entwicklung, wenn man die heutige Situation mit den Luftbildern aus den 1950er Jahren vergleicht. 

Unsere Route: Centrale Ceretti - Solada - Selva Ronda - Parsecco - Martinone (1530 m) - Selva Ronda - Nezza - Rio Fenecchio - Centrale Ceretti

Die Wege sind besonders im Talbett des Rio Fenecchio in schlechtem Zustand oder von der dichten Vegetation verschluckt. Auf der Runde über Selada - Selva Ronda - Nezza ist der Weg einigermassen zu erkennen. Der Abstecher Richtung Parsecco und Martinone ist weitgehend weglos, aber in den obligatorischen Passagen (Querungen der Tobel) sind noch Wegfragmente zu erkennen. 

Das weitere Potenzial in dem Tal ist gross - besonders die Siegfriedkarte weist ein recht umfassendes Wegnetz aus...

Tourengänger: Zaza, atal
Communities: Hikr in italiano


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Kommentare (15)


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Menek hat gesagt:
Gesendet am 7. Juni 2016 um 10:13
Bell'ambiente...

atal hat gesagt: RE:
Gesendet am 8. Juni 2016 um 21:37
Sì, avevo dimenticato di dirlo ma a quanto pare le foto servono per questo ;-)

ChristianR hat gesagt:
Gesendet am 7. Juni 2016 um 17:02
Nice second italian-swiss exploration and superb pictures (as usual) !

I saw on the old Siegfried map a path connecting Alpe Parsecco to Alpe Cazzola by Bochetta di Cazzola (ex Passo di Parsecco in 1910). Have you seen some traces of it ?

(Désolé pour mon mauvais anglais/Sorry for my bad english)

Zaza hat gesagt: RE:
Gesendet am 7. Juni 2016 um 19:44
There's more...the Italians are from Piemonte, Lombardia e Friuli. All in all, a motley crew ;-)

We didn't look for traces of the path which continues upwards from Parsecco, but according to the map the terrain is not too nasty. Other nice projects in the area are Nezza - Colla (and from there to the ridge) or Martinone - Plone.

Ciao, zaza

ChristianR hat gesagt: RE:
Gesendet am 8. Juni 2016 um 10:17
Nezza - Colla - ridge - Pizzo Locciabella - Bochetta di Cazzola - Alpe Plone - Martinone - Alpe Parsecco - Nezza should be nice but quite ambitious for one day.

Zaza hat gesagt: RE:
Gesendet am 8. Juni 2016 um 21:30
Definitely ambitious, as Centrale Ceretti - Nezza will take at least 1.5 hrs. It might be wiser to use some local taxi service:

Ceretti - Nezza - Colla - P. Locciabella - Plone (sidetrip to Martinone) - Alpe Pescia (road to Masera)

Or Pizzo la Scheggia "Via Ferruccio"...

atal hat gesagt: RE:
Gesendet am 9. Juni 2016 um 00:07
Anyway, it is affected by the time it will take to pass the fords, since at the beginning it's advisable to try to keep your boots dry ;-)

adrimiglio hat gesagt:
Gesendet am 7. Juni 2016 um 18:16
Ciao ragazzi
conosco questi posti come le mie tasche perchè ci sono cresciuto, fin da bambino adoravo esplorare questa zona severa e misteriosa e quindi non posso che congratularmi con voi per la vostra impresa, penso che a confronto la Val Grande sia un parco cittadino...anche perchè qua i pochissimi sentieri esistenti sono pressochè scomparsi e se ti perdi sono c.... infatti puntualmente ogni anno il soccorso alpino deve intervenire per la ricerca di qualche fungiatt che si cimenta su questo versante.
Mi è capitato qualche volta di trovarmi nei paraggi di Parsecco e vedermi scendere la nebbia e vi assicuro che è stata un'esperienza davvero spaventosa, fuga a gambe levate.
Complimenti anche per come siete riusciti a scovare la traccia che da Selva Ronda superiore mena a Parsecco, io ci ho impiegato una vita...e per fnire vi posso dire che la Costa di Martinone penso che la conoscano non più di 5/6 persone...

Ciao Manuel, purtroppo questa escursione dovevamo farla insieme ma a causa del mio ginocchio è stata rimandata a data da destinarsi...comunque ho visto che hai trovato dei validissimi compagni d'escursione, a presto e grazie per la segnalazione.

Adry

atal hat gesagt:
Gesendet am 9. Juni 2016 um 18:52
Ciao Adry, intanto ti ringrazio per il commento. Questa zona, che tu conosci da molto tempo, io l'ho visitata per la prima volta in quest'occasione e penso che ci saranno delle visite di approfondimento da parte mia. A questo proposito, volevo sapere se hai mai percorso il tratto di sentiero, segnato sulla CNS, che passa sulla destra idrografica a monte del ponte che ho fotografato. Se ci fosse, sarebbe possibile raggiungere la zona di Mulera evitando ben due guadi, di non agevole soluzione dopo piogge abbondanti. In base alla mappa, il sentiero in questione dovrebbe passare su una sorta di cengia, sopra la parete che in quel tratto precipita sul Rio Fenecchio.
Grazie,
Andrea

adrimiglio hat gesagt: RE:
Gesendet am 11. Juni 2016 um 14:42
Ciao Andrea, io in questi ultimi anni ho sempre e solo frequentato la zona di Selva Ronda/Parsecco percorrendo il sentiero amazzonico che rimane sulla destra (sx idrografica) senza attraversare il rio, considera che però il periodo di frequentazione è quello autunnale con l'acqua bassa mentre voi avete trovato il torrente ingrossato, poi risalivo la Valle del Bianco sempre sulla destra per un centinaio di metri successivamente attraversavo e prendevo il sentiero che avete fatto voi sulla cresta d'Insulà (dialetto).
Per quanto riguarda la mia frequentazione di Mulera e Nezza dobbiamo tornare indietro negli anni, nel 1978 l'alluvione che ha portato via la centrale del Laghetto aveva raso completamente al suolo le piante, si trattava di una distesa di ghiaia che non comportava nessun problema di orientamento, per raggiungere Mulera si passava dal centro della valle nel letto del fiume all'esterno senza nessuna risalita.
Ora la situazione è cambiata radicalmente è cresciuta una foresta amazzonica e le poche tracce che si trovano in quella porzione di territorio sono create dai pescatori.
Altro aneddoto: mi diceva la mia vicina di casa del Pontetto che lei in estate portava le mucche a Nezza/Selva Ronda e Corte del Bosco fino al 1945, altre attività molto frequenti erano, il taglio dei boschi, infatti si trovano ancora in loco cordine metalliche e copertoni di camion che si utilizzavano per fare la "batua" e la produzione di carbone attraverso le carbonaie.

Adry

atal hat gesagt: RE:
Gesendet am 11. Juni 2016 um 15:44
Ciao Adry, ti ringrazio molto per le preziose testimonianze. Quello che mi hai scritto, porta a pensare che il pezzo di sentiero che si vede sulla CNS fosse già caduto in disuso prima dell'alluvione del 1978. Probabilmente l'alluvione ha costituito un ulteriore disincentivo ad utilizzarlo...
Approfitto ancora per chiederti un paio di cose: cos'è la "batua"?
Io non sono di queste zone e molti termini dialettali per me sono sconosciuti...
L'ultima, se per caso conosci il nome di quell'alpe segnato sulla carta a Sud Ovest dell'Alpe Plone, in corrispondenza alla quota 1751 m CNS.
Grazie ancora,
Andrea

adrimiglio hat gesagt: RE:
Gesendet am 12. Juni 2016 um 09:34
Hai perfettamente ragione quel sentiero veniva poco utilizzato...l'unico sentiero che si è sempre ben conservato è quello che sale ad Aulogna da Mulera, l'ho percorso diverse volte, ora quella zona è infestata dai cinghiali (porcastri).
La batua (battuta) è il punto di arrivo del carico di legna che viene fatto scendere tramite un filo a sbalzo dai versanti boscati, per attutire il colpo si utilizza un copertone di camion o più copertoni di automobile, sicuramente avrai letto i libri di Mauro Corona, un autentico fuoriclasse in questo campo...

L'alpeggio che mi dici tu non l'avevo nemmeno notato, ho percorso moltissime volte la cresta che sale da Pescia alla Loccia di Peve ma essendoci il bosco non l'ho mai visto, ho comunque sguinzagliato i miei informatori.

A presto

Adry.

atal hat gesagt: RE:
Gesendet am 13. Juni 2016 um 09:22
Grazie Adry per la esauriente spiegazione e per esserti informato sull'alpeggio misterioso. Io ho cercato sulla Mappa Rabbini del Comune di Masera (è fuori dal comune di Montecrestese), e si vedono due baite, che per il catasto dell'epoca erano distinte da quelle, relativamente vicine, di Plone (sono due diversi allegati, lettera X e Y, rispettivamente) ma non ne indica il nome.
A risentirci,
Andrea

Zaza hat gesagt: RE:
Gesendet am 13. Juni 2016 um 11:23
Ciao Andrea

Hai notato che la CNS 1:25000 mostra una casa isolata sulla costa dell'alpeggio senza nome, quota ca. 1440 m? Forse un errore...oppure Insolà Alto.

Ciao, Manuel

atal hat gesagt: RE:
Gesendet am 13. Juni 2016 um 14:00
Ciao Manuel, sulla Mappa Rabbini c'è il nome di questo alpeggio: Bonajolo. E' nel comune di Montecrestese.
Ciao,
Andrea


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