Pizzo dell'Uomo (2663 m) - SKT
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La saggezza popolare dice che, caduti da cavallo, conviene risalire subito in sella. Traslando l’adagio all’ambito “neve”, torno immediatamente sugli sci per esorcizzare la recente disavventura fortunatamente finita bene. Non volendo però sfidare la sorte, scelgo un pendio totalmente rivolto a Nord e a Ovest visto che, pur in costanza di pericolo 2, sono previste alte temperature in montagna. Con questa scelta, il caldo non si è visto nemmeno con il binocolo. Anzi, temperature molto prossime a quelle della vicina – nel tempo e nello spazio – salita allo Sperone.
Riguardo al tragitto rimando al succitato giro. Questa volta, memore del percorso effettuato allora, ho l’accortezza, una volta raggiunto il P.2198 della Val Termine, di proseguire fino al Passo dell’Uomo e, durante la salita, di restare sempre il più possibile sulla destra.
L’operazione è anche facilitata dal fatto che, salendo, il dente aguzzo è sempre ben visibile e quindi basta rimanere alla sua destra per non sbagliare.
Con la neve vista oggi, il PD+ del Gabuzzi è pienamente giustificato: la salita finale che adduce alla sella tra la vetta e la cima sud si svolge su neve così dura che, pur con rampanti montati, non rimane alcun segno del mio passaggio (e non sono certo leggero come una piuma di pulcino…).
Anzi, con questa neve e con l’inclinazione di quest’ultimo tratto, potrei dire che per una volta il Gabuzzi è stato leggermente stretto: ho preferito stare sotto la cresta e seguire una leggera traccia precedente, ma ciò ha comportato un traverso sul vetro che, a ragion veduta (cioè come ho poi fatto in discesa), avrei potuto evitare salendo direttamente il ripido pendio. Forse più ripido del traverso, ma più favorevole per la presa dei coltelli, probabilmente.
Comunque, giunto alla sella, raggiungo prima la Cima Sud (2655 m), con ottima visuale su Pizzo Colombe, Pizzo del Sole e Pécianett, e da qui, senza difficoltà, la vetta principale del Pizzo dell’Uomo (già salita in estiva con Zaza), che invece offre una pregevole visuale sul vicinissimo sperone e sulla cresta che fugge verso l’anticima Nord.
Per la discesa, salvo alcuni tratti molto duri e portanti, in cui sembrava di essere in pista (situati appena sotto la vetta), per il resto ho trovato il solito mix di cartone e crosta fragile che mette a dura prova la voglia di sci, nonché la tenuta della mia caviglia destra.
Ho preferito tornare da dove son venuto perché la pur bella discesa diretta al Passo del Lucomagno dal versante Est, tutta al sole, non mi avrebbe lasciato tranquillo a causa del rischio distacchi.
Naturalmente, così facendo, una volta raggiunto il Lago di Santa Maria, per l’ennesima volta - la quarta in un mese – mi tocca spingere: ma non è poi uno sforzo così terribile, se paragonato a certi spallaggi del passato, o a certe scalette nella polvere più inconsistente...
Ribadisco, per concludere, quanto già detto a proposito dello sperone centrale del Pizzo dell’Uomo. Anche per la vetta principale vale lo stesso motto: uscita breve ma intensa. Buon Natale a tutti!

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