Circuito delle chiese romaniche dell'Alvernia


Publiziert von paoloski , 8. März 2014 um 09:41.

Region: Welt » Frankreich » Haute-Loire
Tour Datum:25 Juli 1993
Wandern Schwierigkeit: T1 - Wandern
Wegpunkte:
Zeitbedarf: 1 Tage
Zufahrt zum Ausgangspunkt:Saint-Bonnet-le-Chastel si trova nel Parco Naturale Livradois-Forez a Sud Est di Clermont Ferrand.
Unterkunftmöglichkeiten:Nella zona vi sono migliaia di possibilità, per tutti i gusti e tutte le tasche. Il personale degli Offices de Tourisme e dei Syndacates de Initiative è cordiale ed efficiente ed in grado di soddisfare ogni esigenza.
Kartennummer:Michelin 239 Auvergne Limousin

L'Alvernia, è, a mio avviso, sicuramente una delle regioni più belle e suggestive della Francia e, per chi come noi è appassionato, oltre che di natura, anche di architettura romanica, una meta imprescindibile: il Romanico alverniate ha infatti caratteristiche peculiari, un'architettura al contempo rustica e forte, com'è questa regione, ma anche sobria, elegante e funzionale.
L'Alvernia si trova nella zona centro meridionale della Francia, questo ha fatto si che sorgesse l'esigenza di creare chiese ed abbazie sul percorso compiuto dai pellegrini medioevali per recarsi a Roma e a Santiago de Compostela.
Peculiari del Romanico alverniate sono la facciata occidentale rustica e spoglia, questo è il lato maggiormente esposto ai venti ed alle intemperie che caratterizzano questa zona, cui si contrappone l'abside, rivolta ad Est, che è invece molto elegante, con le cappelle decorate da lesene e capitelli ed il perimetro esterno del coro decorato da mosaici in cui si alternano pietre multicolori.
Le cappelle ed il coro formano una sorta di piramide che si innalza verso il sovrastante campanile di solito a pianta ottagonale a due piani che sormonta l'intero edificio all'incrocio di navata e transetto e che costituisce la maggiore fonte di luce.
Le chiese non sono di grandi dimensioni ma le proporzioni sono talmente perfette da farle percepire come più grandi di quanto in realtà siano.
Essendo l'Alvernia una regione vasta in cui i centri abitati si trovano a svariati chilometri di distanza uno dall'altro e separati da valli profonde, colline e montagne, in realtà vulcani spenti da milioni di anni, scartiamo subito l'idea di usare le biciclette per visitare le principali chiese della regione: sarebbe bello ma ci vorrebbe un mese! Purtroppo non abbiamo tanto tempo a disposizione.
Partiamo quindi da Saint-Bonnet-le Chateau, un tipico borgo alverniate, con una bella chiesa gotica ed una volta racchiusa da una cinta muraria, nella parte più antica, intorno alla chiesa, vi sono delle belle case risalenti  al XV ed al XVI secolo.
Oggi Saint-Bonnet-le-Chateau è un borgo industriale  famoso in Francia per essere il maggior centro di produzione delle "petanques": le famose bocce con cui i francesi giocano dappertutto e che, costituiscono l'autentico sport nazionale francese, più del calcio e del rugby.
Passiamo per Arlanc dove facciamo una breve sosta e proseguiamo quindi per la Chaise-Dieu. Qui a più di mille metri d'altezza sorge questo possente edificio religioso che accoglie la tomba di Saint-Robert-de-Turlande, già canonico a Brioude, che si ritirò in questa landa desolata nel 1043 con qualche compagno fondandovi un monastero benedettino che presto ottenne la protezione papale.
Il successo del monastero fu notevole: alla morte di Saint-Robert i monaci superavano i 300 e vi erano 49 priorati.
A dirla tutta la Chaise-Dieu non ha nulla di romanico alverniate: la chiesa attuale è stata edificata fra il 1344 ed il 1352 da Clemente VI, già novizio e poi monaco all'abbazia ed eletto papa ad Avignone.
La Chaise-Dieu conserva però al suo interno tre autentici capolavori che vogliamo vedere: i 144 stalli del coro, magnificamente intagliati nel legno di castagno e risalenti al XV secolo.
Al disopra del coro sono appese le famose tappezzerie in lana, lino e seta provenienti da Arras (da cui deriva il termine "arazzo") e Bruxelles. Sono dell'inizio del XVI secolo e rappresentano scene dell'Antico e del Nuovo Testamento; furono donate all'abbazia da Jacques de Sainte-Nectaire.
Terzo "atout" di la Chaise-Dieu sono i tre pannelli della grande "danza macabra" che si trova nella parte sinistra del coro. Questa è la rappresentazione che ispirò l'omonima composizione di Arthur Honegger su libretto di Paul Claudel.
Al centro del coro si trova anche la tomba di Clemente VI, Un tempo era ornata da ben 44 statue raffiguranti i membri della famiglia papale che però furono decapitate e mutilate durante l'occupazione ugonotta del 1562 e sono quindi state asportate.
Quando arriviamo a la Chaise-Dieu ci accorgiamo immediatamente che oggi "non è giornata": c'è una folla immensa, riusciamo a fatica ad entrare in chiesa dove si sta celebrando una cerimonia religiosa che deve essere alquanto solenne: sull'altare stanno officiando diversi prelati, neanche parlarne di dare un'occhiata alla zona del coro.
Usciamo, facciamo il giro dell'edificio che, per la sua possenza, assomiglia quasi ad una fortezza e, piuttosto delusi, riprendiamo il nostro tour alla volta di Lavaudieu (la valle di Dio).
Il villaggio, cinquecento metri più basso di la Chaise-Dieu, è veramente minuscolo, ha poco più di 200 abitanti, e si sviluppa attorno all'antica abbazia, originariamente priorato femminile de la Chaise-Dieu, e come questa fondata da Saint-Robert nell'XI secolo.
Lavaudieu è un tipico esempio, per quanto non il più rappresentativo, dell'architettura romanica alverniate, la facciata occidentale, la più soggetta alle intemperie, austera e spoglia, un campanile a pianta ottagonale elevato sull'incrocio fra navata e transetto ed una zona absidiale più ricca di decorazioni ed elementi architettonici.
All'interno vi sono degli affreschi di scuola italiana del XIV secolo e, occupante l'intera parete di fondo del refettorio, una pittura paretiale del XII secolo veramente notevole: è una Madonna in maestà affiancata da Angeli e sormontata da un Cristo attorniato dagli Evangelisti e dagli Apostoli.
Bellissimo e suggestivo è anche il chiostro, fra l'altro l'unico chiostro romanico dell'Alvernia sopravvissuto alle distruzioni dovute alle guerre di religione ed alla Rivoluzione.
Solo un breve tratto del lato Ovest è stato restaurato: in seguito all'alienazione dei beni ecclesiastici susseguente la Rivoluzione, il complesso era stato trasformato in stallaggi ed era stato aperto un ingresso per i carri.
Visitata la chiesa percorriamo le stradine del villaggio dove scopriamo un piccolo museo dedicato alle tradizioni rurali regionali.
Factotum del museo, che trova posto in un rustico edificio, è un giovane entusiasta che ben volentieri ci fa da cicerone. Il museo contiene ogni sorta di utensili ed attrezzature inerenti all'agricoltura ed all'artigianato locale, ma, come ben presto apprendiamo, la passione del curatore è quella dell'apicoltura, i locali sono un'ode alle api: vi sono illustrati tutti gli aspetti della vita delle api e, chiaramente, non mancano numerosi vasi di miele confezionati dal nostro ospite ma dopo un assaggio del suo favoloso idromele, il liquore ricavato dalla fermentazione del miele, decidiamo di comprarne una bottiglia che ci farà compagnia la sera durante queste vacanze.
Prossima tappa è Brioude dove si trova la più grande delle chiese romaniche alverniate.
La chiesa con i suoi quasi 75 metri di lunghezza è veramente imponente ma nel contempo armoniosa. Quello che colpisce una volta entrati sono i colori delle pietre usati per la costruzione: bianche, avorio, beige, gialline, rossiccie...comunque chiare, danno un aria di serenità a questo edificio. Rimaniamo colpiti anche dalle vetrate, non tanto dalla loro fattura, sono belle ma nulla più, quanto dal fatto che nel momento da noi scelto per la visita i colori si riflettono sulle colonne chiare creando dei magnifici e suggestivi effetti di luce.
Anche i capitelli sono molto belli, simili a quelli di altre chiese della zona ed illustranti i consueti episodi del Vecchio e del Nuovo Testamento, un utile ausilio per spiegare le Sacre Scritture ad un popolo ben poco alfabetizzato.
L'esterno è quello tipico delle chiese dell'Alvernia: una facciata pressochè spoglia ed un chevet (cioè l'esterno della zona absidiale) ricco e decorato, sopra, all'incrocio fra navata e transetto, il consueto campanile ottagonale.   
Vista l'ora mangiamo qualcosa facendo un pic-nic nel vicino parco, poi ci perdiamo per le belle strade del villaggio dove, intorno alla basilica, si trovano diverse case risalenti al XV ed al XVI secolo.
Riprendiamo il viaggio in direzione di Issoire ma passando da Lempdes-sur-Alagnon ci fermiamo sia per prenderci un caffè sia per ammirare da vicino il notevole edificio delle Halles.
Proseguiamo per la nostra prossim,a meta: la chiesa di Saint-Austremoine ad Issoire. Da Brioude sono una cinquantina di chilometri, evitiamo l'autostrada per percorrere la Nazionale: poco trafficata e che ci permette di fare qualche sosta per ammirare il panorama intorno, vi sono campi a perdita d'occhio che tappezzano i fianchi delle colline e dei coni vulcanici che costellano quwesta zona. Ogni tanto qualche piccionaia, hanno forma cilindrica o quadrata e sono una caratteristica del Midi francese: il piccione arrosto è uno dei piatti più tipici di queste zone.
La chiesa di Issoire è forse il compimento del Romanico alverniate, il suo chevet, la zona esterna dell'abside è un'autentica "summa" dello stile di questa zona, non manca nulla: i capitelli, le lesene, gli archi, le decorazioni musive, le sculture ma sono soprattutto le proporzioni che sono assolutamente perfette, la pietra chiara poi contribuisce a far meglio apprezzare la sobrietà e la bellezza di questo edificio.
L'interno ad inizio '900 nel tentativo di ricreare l'aspetto delle chiese romaniche nel medioevo è stato dipinto a con colori forti, l'effetto è decisamente spiazzante: capitelli, colonne e pareti sono stati dipinti in rosso, azzurro, ocra...il risultato è, quantomeno discutibile: a parte che siffatti interventi, in mancanza di una documentazione precisa, sono piuttosto arbitrari, resta il fatto che se le pitture originali sono scomparse e nessuno degli abitanti della regione, i frequentatori della chiesa cioè, ha ritenuto opportuno ripristinarle forse questa volontà andrebbe rispettata. L'effetto è quello di un tempio indiano con i mostri e le figure allegoriche dei capitelli a tinte da "Grand Guignol". Tutto sommato un brutto effetto!. Molto meglio il "Giudizio universale" del XV secolo dipinto nel nartece, decisamente satirico: ricchi e potenti sono trattati molto peggio dei poveracci.
Ultima tappa è la chiesa di Saint-Nectaire, anche questa una summa delle caratteristiche del romanico alverniate, per quanto queste particolarità siano state molto incrementate dal restauro del XIX secolo: la chiesa originariamente era contigua al castello, all'epoca rovinato, e fino ad allora costituiva un tutt'unico con questo, per aderire all'estetica ottocentesca è stata "liberata" ed ora spicca isolata in posizione sopraelevata. Le due torri della facciata sono state anch'esse rifatte nel corso dei restauri cosiccome molte delle decorazioni.
La chiesa è chiusa per cui non possiamo ammirarne l'interno. Vista l'ora ormai tarda decidiamo di concludere con questa il nostro tour delle chiese dell'Alvernia, certo in questa bellissima regione vi sono anche altre, notevoli, chiese che sarebbero degne di una visita ma il tempo a nostra disposizione è quello che è, resta la soddisfazione di aver conosciuto un po' meglio il Romanico alverniate con le sue particolarità e caratteristiche peculiari.


Tourengänger: paoloski, annna


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