Arrivato ad Olmo trovo posto nel piccolo parcheggio della chiesa della Santissima Trinità, una palina con scarne indicazioni mi indirizza tra le vie acciottolate del paesino verso la giusta direzione. La neve è abbondante già alla partenza, l'ultimo accumulo è del giorno prima, ma qualcuno mi ha preceduto e ne seguo l'evidente traccia. Il sentiero invernale è lo stesso del periodo estivo, i prati che portano alle stalle di Zecca (o Zeca) sono piuttosto ripidi, ma la pendenza si addolcisce quasi subito quando la traccia entra nel bosco di larici, da cui uscirò solo 2 ore dopo, arrivato a destinazione. In falsopiano la traccia si addentra nella profonda valle del Drogo: il bosco spoglio permette i primi scatti sulle cime circostanti, a me sconosciute. Nell'ultimo tratto il sentiero riprende a salire, si attraversano 2 torrentelli grazie a ponti stracarichi di neve e... finalmente eccomi a Lendine! Un luogo di incredibile bellezza, con le baite addormentate sotto una spessa coltre di neve, in attesa della primavera. Sotto lo sguardo severo del Pizzaccio, una ventina di casupole sapientemente disposte compongono un paesaggio da cartolina.. Seguo la traccia esistente per non rovinare le distese immacolate, attraverso il piccolo borgo seppellito da quasi 4 metri di neve ed accetto l'invito da parte di un proprietario che apre la sua baita per offrirmi un grappino.. Un'ultima foto mentre il sole è già sparito dietro il monte Mater, lasciamo Lendine alla sua solitudine e ai suoi silenzi. Sul sentiero del ritorno il ragazzo incontrato all'alpe mi racconta con pazienza della sua valle, le sue cime ed i suoi sentieri, portandomi a conoscenza di un angolo delle nostre Alpi per me sconosciuto fino a poche ore prima.
Gita non eccessivamente impegnativa consigliabile magari dopo una abbondante nevicata.
2h15' per arrivare all'alpe Lendine, poco meno di 2h per il ritorno.
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