Percorso della Memoria - Ortigara, no monte Zebio
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Doveva essere un giovedì particolare, da molto avevo in mente di battere la zona di Asiago in special modo il monte Ortigara con il suo pesante ricordo della battaglia omonima svoltasi dal 10 al 25 giugno 1917.
Ho verificato, visto, esplorato cartine, relazioni, deciso il giorno, poi scelgo il giovedì 12, anche perchè NON NE POSSO PIU' DELLA NEBBIA! che avvolge totalmente il Veneto ed il(credo) nord Italia; parto solo nessuno dei miei compagni di avventure può, neanche Irene presa con le attività del sociale di fine anno.
Così mi dirigo verso Rovereto, penso di passare per Folgaria evitando così il percorso consigliatomi da GMaps, anche perché alcune uscite della A4(sarebbe meglio passare da quì) sono bloccate per le manifestazioni.
Giungo ad Asiago, più precisamente a Gallio, mi fermo ad un bar per chiedere del bivio da prendere per salire per 30 km fino alle Lozze; i due local mi guardano sorpresi : "ma lì in questo periodo non si passa, ci sono le piste di sci battute e la strada forestale è chiusa per la loro larghezza; neanche pensare di fermarsi ed andare a piedi, sono 25 km...veda lei".
Bene, questo taglia il problema, devo ripiegare su un alternativa; ricordo il bel libro di Emilio Lussu : "Un anno sull'altopiano" lì a due passi c'è il monte Zebio 1819 metri di bosco con sommità rocciosa.
Parto, fatico a trovare la segnaletica mentre il tempo passa, poi noto un cartello : Ecomuseo di monte Zebio - giro e comincio a salire in macchina, la strada è pulita ed assolata, quì il tempo è splendido, arrivo ad una piccola piazzola di sosta, parcheggio e dopo essermi cambiato inizio la salita.
Il percorso è tutto sulla carrabile, sorpasso una targa che riporta un brano da "Un ragazzo delle nostre contrade" di Mario Rigoni, poi arrivo alla croce di Sant' Antonio(1392 mt), ci sono le indicazioni per la cima, bisogna girare a sx per l'832 ed entrare nel bosco, ci vuole una buona ora per la salita, mi avvio la salita non è molto impegnativa ma il fondo del bosco è sempre più ghiacciato, lì all'ombra la temperatura precipita, il freddo è intenso e l'aria umida.
Salgo e scatto foto, poi prima della mina dello Scalabron la mia Kodak si blocca, non riesco a farla ripartire; proseguo arrivo alla mina, la supero poi sono in cima e solo ora mi accorgo che il tempo è volato.
Mi fermo, la macchina fotografica non ne vuole sapere di riaccendersi, anzi rischio di perdere quelle poche foto, così mi metto a mangiare, seduto rimiro il paesaggio tutto attorno e mi vengono in mente i brani del libro di Lussu e della brigata Sassari, come si può non ricordare........
Scendo sono le 14,30 e la strada da fare per casa è lunghetta, sono alla macchina e poi scendo in Asiago, noto una costruzione su una collina ai margini del paese, mi ci dirigo e scopro il sacrario in ricordo di questi 36.000 morti Italiani(Alpini principalmente).
Sarò stato retorico ? Non sò, questa è stata una giornata particolare, credo che la ripeterò.
Ho verificato, visto, esplorato cartine, relazioni, deciso il giorno, poi scelgo il giovedì 12, anche perchè NON NE POSSO PIU' DELLA NEBBIA! che avvolge totalmente il Veneto ed il(credo) nord Italia; parto solo nessuno dei miei compagni di avventure può, neanche Irene presa con le attività del sociale di fine anno.
Così mi dirigo verso Rovereto, penso di passare per Folgaria evitando così il percorso consigliatomi da GMaps, anche perché alcune uscite della A4(sarebbe meglio passare da quì) sono bloccate per le manifestazioni.
Giungo ad Asiago, più precisamente a Gallio, mi fermo ad un bar per chiedere del bivio da prendere per salire per 30 km fino alle Lozze; i due local mi guardano sorpresi : "ma lì in questo periodo non si passa, ci sono le piste di sci battute e la strada forestale è chiusa per la loro larghezza; neanche pensare di fermarsi ed andare a piedi, sono 25 km...veda lei".
Bene, questo taglia il problema, devo ripiegare su un alternativa; ricordo il bel libro di Emilio Lussu : "Un anno sull'altopiano" lì a due passi c'è il monte Zebio 1819 metri di bosco con sommità rocciosa.
Parto, fatico a trovare la segnaletica mentre il tempo passa, poi noto un cartello : Ecomuseo di monte Zebio - giro e comincio a salire in macchina, la strada è pulita ed assolata, quì il tempo è splendido, arrivo ad una piccola piazzola di sosta, parcheggio e dopo essermi cambiato inizio la salita.
Il percorso è tutto sulla carrabile, sorpasso una targa che riporta un brano da "Un ragazzo delle nostre contrade" di Mario Rigoni, poi arrivo alla croce di Sant' Antonio(1392 mt), ci sono le indicazioni per la cima, bisogna girare a sx per l'832 ed entrare nel bosco, ci vuole una buona ora per la salita, mi avvio la salita non è molto impegnativa ma il fondo del bosco è sempre più ghiacciato, lì all'ombra la temperatura precipita, il freddo è intenso e l'aria umida.
Salgo e scatto foto, poi prima della mina dello Scalabron la mia Kodak si blocca, non riesco a farla ripartire; proseguo arrivo alla mina, la supero poi sono in cima e solo ora mi accorgo che il tempo è volato.
Mi fermo, la macchina fotografica non ne vuole sapere di riaccendersi, anzi rischio di perdere quelle poche foto, così mi metto a mangiare, seduto rimiro il paesaggio tutto attorno e mi vengono in mente i brani del libro di Lussu e della brigata Sassari, come si può non ricordare........
Scendo sono le 14,30 e la strada da fare per casa è lunghetta, sono alla macchina e poi scendo in Asiago, noto una costruzione su una collina ai margini del paese, mi ci dirigo e scopro il sacrario in ricordo di questi 36.000 morti Italiani(Alpini principalmente).
Sarò stato retorico ? Non sò, questa è stata una giornata particolare, credo che la ripeterò.
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Kommentare (4)