Ferrata "Favogna"
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Bene è arrivato il momento di affrontare una vera ferrata, quella di "Favogna" sul confine fra Trentino ed Alto Adige.
Partiamo il 29 maggio, con mia moglie Irene e Marco, baldanzoso figlio; abbiamo la nostra nuova attrezzatura acquistata sabato scorso, siamo anche un pò eccitati in effetti ci stiamo misurando con una ferrata che ha tutte le caratteristiche di impegnarci ma che nel suo contenuto tecnico non presenta tratti molto lunghi esposti.
Insomma una buona palestra.
Trovato, non senza difficoltà il sentiero che conduce all'attacco(grazie ad una gentile signora che da casa sua ci ha portato in loco, facendoci lasciare la nostra auto per il ritorno) ci avviamo lungo il sentiero.
Arrivati all'attacco ci imbraghiamo, confortati anche da una coppia di Bolzanini simpatici la cui lei era alle prime armi.
Si parte alla 11,15, subito con una salita a corda d'acciaio che ci porta su un balcone a circa 400 mt, lì troviamo 50(cinquanta) iscritti al CAI di Padova alla loro prima ferrata(un pò come noi in fondo) attorniati da un nugolo di istruttori; con nonchalance chiediamo di poter passare oltre, gentili ci fanno passare, ed arriviamo ad un primo "camino" strapiombante, ci sono già due tre padovani in progressione.
Attendiamo il turno commentando con i due istruttori e acquisendo con gli occhi tutte le tecniche suggerite; poi tocca a noi : bastardo di un camino, è leggermente disassato per cui la progressione ti porta fuori perpendicolo, metti lo zaino e la strettezza del luogo, immaginate la discreta fatica.
Comunque si sale, si alternano tratti di corda, scale verticali, piazzole per il recupero fisico.
Lo sguardo spazia verso nord, si vede Bolzano, il lago di Caldaro e di Monticolo, dall'alto fà capolino il Rosengarten (?).
Arriviamo su uno sperone a circa 600 metri, si pensa "bene c'è il bosco ed il sentiero, abbiamo finito", la fatica comincia a farsi sentire, guardiamo i treni che nel fondovalle sfrecciano(freccia rossa ?) da N-S e viceversa.
Si comincia a salire lungo questo bosco di mughi e piante basse, il sole picchia, l'acqua comincia ad essere un bene di primaria importanza; con Marco ed Irene ci interroghiamo sul quanto manca.....ma niente, si deve salire.
Le gambe sono sotto sforzo, il sentiero è ripido e faticoso : un tagliagambe, neanche lo scorso anno per raggiungere il Payer, non c'è nulla in piano.
Marco in avanscoperta cerca di rallegrarci : ci siamo, forza, vedo la strada(?), lo "possino".
Si arriva sotto uno sperone che sembra un siluro di circa 200 metri e quì comincia il bello ! seconda parte della ferrata, ci agganciamo e cominciamo a salire esposti su una parete che diventa sempre più ripida, finchè ultimo "strappo" siamo al libro firme, WOW ! Che piacere firmare la prima esperienza.....
Riprendiamo la ferrata, ci sembra che finisca dopo un 50 metri, ma sono i più emozionanti : 30 metri di corda e nulla sotto ! talmente è la tensione che non penso a fotografare nessuno, spiace ma devo dire che guardare giù da lì ...bè adrenalina che sale. Poi, poi siamo su l'inizio di un vasto pianoro, appunto del paesino di Favogna, si entra in un bosco, col sentiero che ancora sale, ma + dolce ora, la lingua è secca(portarsi molta acqua), si sogna una birra fresca con Irene. Poi arriviamo slle prime case, ci si ferma sul primo prato, sono le 14,10, mangiamo.
Si prosegue verso un bell'alberghetto con terrazza, vicino a noi un tiglio di oltre 400 anni ed un diametro di mt 5,20, beviamo la nostra sudata birra e mangiamo strudel con panna, le gambe a pezzi i cuori in alto...non sappiamo che ci attende un ora di ripida discesa verso Roverè della luna, che dolore ragazzi !
Partiamo il 29 maggio, con mia moglie Irene e Marco, baldanzoso figlio; abbiamo la nostra nuova attrezzatura acquistata sabato scorso, siamo anche un pò eccitati in effetti ci stiamo misurando con una ferrata che ha tutte le caratteristiche di impegnarci ma che nel suo contenuto tecnico non presenta tratti molto lunghi esposti.
Insomma una buona palestra.
Trovato, non senza difficoltà il sentiero che conduce all'attacco(grazie ad una gentile signora che da casa sua ci ha portato in loco, facendoci lasciare la nostra auto per il ritorno) ci avviamo lungo il sentiero.
Arrivati all'attacco ci imbraghiamo, confortati anche da una coppia di Bolzanini simpatici la cui lei era alle prime armi.
Si parte alla 11,15, subito con una salita a corda d'acciaio che ci porta su un balcone a circa 400 mt, lì troviamo 50(cinquanta) iscritti al CAI di Padova alla loro prima ferrata(un pò come noi in fondo) attorniati da un nugolo di istruttori; con nonchalance chiediamo di poter passare oltre, gentili ci fanno passare, ed arriviamo ad un primo "camino" strapiombante, ci sono già due tre padovani in progressione.
Attendiamo il turno commentando con i due istruttori e acquisendo con gli occhi tutte le tecniche suggerite; poi tocca a noi : bastardo di un camino, è leggermente disassato per cui la progressione ti porta fuori perpendicolo, metti lo zaino e la strettezza del luogo, immaginate la discreta fatica.
Comunque si sale, si alternano tratti di corda, scale verticali, piazzole per il recupero fisico.
Lo sguardo spazia verso nord, si vede Bolzano, il lago di Caldaro e di Monticolo, dall'alto fà capolino il Rosengarten (?).
Arriviamo su uno sperone a circa 600 metri, si pensa "bene c'è il bosco ed il sentiero, abbiamo finito", la fatica comincia a farsi sentire, guardiamo i treni che nel fondovalle sfrecciano(freccia rossa ?) da N-S e viceversa.
Si comincia a salire lungo questo bosco di mughi e piante basse, il sole picchia, l'acqua comincia ad essere un bene di primaria importanza; con Marco ed Irene ci interroghiamo sul quanto manca.....ma niente, si deve salire.
Le gambe sono sotto sforzo, il sentiero è ripido e faticoso : un tagliagambe, neanche lo scorso anno per raggiungere il Payer, non c'è nulla in piano.
Marco in avanscoperta cerca di rallegrarci : ci siamo, forza, vedo la strada(?), lo "possino".
Si arriva sotto uno sperone che sembra un siluro di circa 200 metri e quì comincia il bello ! seconda parte della ferrata, ci agganciamo e cominciamo a salire esposti su una parete che diventa sempre più ripida, finchè ultimo "strappo" siamo al libro firme, WOW ! Che piacere firmare la prima esperienza.....
Riprendiamo la ferrata, ci sembra che finisca dopo un 50 metri, ma sono i più emozionanti : 30 metri di corda e nulla sotto ! talmente è la tensione che non penso a fotografare nessuno, spiace ma devo dire che guardare giù da lì ...bè adrenalina che sale. Poi, poi siamo su l'inizio di un vasto pianoro, appunto del paesino di Favogna, si entra in un bosco, col sentiero che ancora sale, ma + dolce ora, la lingua è secca(portarsi molta acqua), si sogna una birra fresca con Irene. Poi arriviamo slle prime case, ci si ferma sul primo prato, sono le 14,10, mangiamo.
Si prosegue verso un bell'alberghetto con terrazza, vicino a noi un tiglio di oltre 400 anni ed un diametro di mt 5,20, beviamo la nostra sudata birra e mangiamo strudel con panna, le gambe a pezzi i cuori in alto...non sappiamo che ci attende un ora di ripida discesa verso Roverè della luna, che dolore ragazzi !
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