Pizzo Lucendro

Ci tocca lavorare e teniamo tutti famiglia, per cui, arrivati al venerdì sera, per una ragione o per l'altra è difficile mettere nel mirino "imprese" che occupino l'intero fine settimana.
Siamo tutti fermi da un po' e tutti con qualche problema (ginocchia, tendini, talloni... pance) per cui, per questo sabato, (complice la relazione di Siso sulla Bassa della Prosa, che mi ricorda che i passi svizzeri cominciano a riaprire) propongo il Pizzo Lucendro dal Passo del San Gottardo. Itinerario che ho fatto una volta, quasi vent'anni fa e che ricordo semplice e piacevole e che "vendo" per 900, comodi, metri di dislivello a poco più di un'ora d'auto da casa (mia, perché il Cap viene da Milano)
Schiep, all'ultimo, da forfait: neanche questa volta mi riesce di raccogliere insieme tutti gli abituali compagni di questi tempi.
Pancho e il Capitano si presentano puntuali all'appuntamento delle 6 e 30, così alle 8 e 05 abbiamo "già" gli sci ai piedi. Già, "già", tra virgolette, perché, a dare un occhiata al pendio che risale la Valletta di San Gottardo, c'è da supporre che qualcuno sia già in vetta. Di sicuro il sole è già alto, la neve è già molle  e la bocchetta del Pizzo della Valletta è già piena di gente.
Ah, già! ... bisognerebbe alzarsi un po' più presto!
Il tempo è bello, anche se il cielo non è terso; non fa neanche troppo caldo, per ora.
Salendo mi rendo conto di non ricordare molto bene l'itinerario; di certo non si rischia di perdere la traccia, ma il Lucendro dov'è? Sì, è lì dietro da qualche parte.
Pancho fa la lepre; dopo poco più di un'ora raggiunge la bocchetta, si volta e dice "non è che ti sei dimenticato di dirci qualcosa".
La bocchetta è, appunto, una bocchetta e al di là c'è una bella discesa, (resterà la meglio della giornata), un pianoro e poi l'altra metà della salita al Lucendro, la cui vetta è là, di fronte, piena di gente mattiniera.
Respingo con sdegno le accuse di dolo e incasso serenamente quelle di pirla che porta in giro la gente senza manco guardare una cartina. Ho finito tardi, ero stanco, volevo andare a letto presto... mi sembrava di ricordare... vabbè, dai, che sarà mai? 
Spelliamo e scendiamo i circa 200 metri del bel canale esposto ovestnordovest, su neve trasformata e ancora parecchio dura. Bella sciata! Ripelliamo.
Alla nostra sinistra parecchi scialpinisti stanno risalendo la cresta che, dal Passo di Lucendro, porta alla Fibbia. Da lì, scenderanno nella Valletta di San Gottardo riunendosi al percorso di salita.
Attraversiamo il pianoro e cominciamo a risalire il pendio nordest che con un iniziale tratto ripido e poi con pendenze più morbide, prima del breve salto finale, porta alla cima. Adesso fa decisamente caldo, anche se il cielo si presenta sempre velato qua e là.
Alle dieci e mezza, Pancho è al deposito sci, il colle che segna la cresta tra la cima del Lucendro, poche decine di metri a destra, e il Poncionetto, più lontano a sinistra. 
Poco dopo, lo raggiungiamo e ci ricaviamo uno spazio fra la piccola folla di scialpinisti in rientro dalla vetta; ci cambiamo, togliamo le pelli e, liberatasi la vetta, la raggiungiamo per la breve, tracciatissima cresta.
Si sta benissimo, ora che la vetta è tutta per noi: caldo giusto, niente vento, panorama da gara, anche se un po' di nuvole e velature ingrigiscono un po' il tutto. Dopo strette di mano, chiacchiere e foto di rito, ritorniamo verso gli sci.
Discesa bella solo nel primo tratto, poi neve un po' troppo molle, ma comunque sciabile senza particolari problemi. 
Dopo breve conciliabolo, decidiamo di ritornare alla bocchetta della Valletta di San Gottardo facendo a ritroso il percorso di andata, invece di unirci alla folla che percorre la cresta verso La Fibbia: risparmiamo 100 metri e poi, guarda là... tocca pure portarsi gli sci in spalla..."
Il tratto ripido sotto la bocchetta è ancora abbastanza divertente, poi sciata senza storia sui pendii più dolci e i tratti semipianeggianti che riportanto al parcheggio.
Comunque, gran bella montagna.
Un saluto a Siso. Siamo stati inconsapevoli compagni d'avventura.