Monte Pelato (m 2741) Val Troncea


Publiziert von Alberto C. , 11. April 2017 um 00:17.

Region: Welt » Italien » Piemont
Tour Datum: 8 April 2017
Ski Schwierigkeit: WS+
Wegpunkte:
Geo-Tags: I 
Zeitbedarf: 2 Tage
Aufstieg: 1300 m
Abstieg: 1300 m
Strecke:Parcheggio della pista di fondo di Pattemouche; Laval; Troncea (pernotto all'omonimo rifugio); Lou Saloeddi; Monte Pelato; Lendeniere; La Tuccia (ruderi della fonderia); Rifugio Mulino di Laval; parcheggio di Pattemouche.
Zufahrt zum Ausgangspunkt:Da Milano si raggiunge Torino percorrendo l'autostrada A7 (Milano-Genova) fino a Tortona, quindi si prende l'autostrada E70 (Piacenza-Torino). Giunti a Torino si imbocca l'autostrada A35 (Torino-Pinerolo), che si percorre fino al termine. Quindi si seguono le indicazioni per Sestiere. Oltrepassato Fenestrelle, si entra nel territorio di Pragelato; superato l'abitato della frazione di Traverses, ad una rotatoria, si svolta a sinistra per Pattemouche.

In Piemonte un po’ di neve sembra esserci. Scegliamo la Valle Troncea: non ci siamo mai stati, che si trova ad est del Sestiere, ponendoci come probabile meta i Bric di Bet  (o Bric di Mezzogiorno) (m 2986). Il Monte Pelato era l’ultima ipotesi, da farsi concatenata con il Bet.

La guardaparco si avvicina, ci saluta, e chiede se siamo noi che pernotteremo al Troncea e saliremo al Pelato. Un po’ sorpresi di questa nostra inaspettata notorietà, conformiamo di essere i due che dormiranno al Rifugio, ma che i nostri programmi sono altri. Ci informa che la situazione dell’innevamento è in evoluzione; sconsiglia il versante sinistro (non era comunque di nostro interesse) e per il versante opposto … non sa, forse comunicherà ancora pericolo (valanghe) 3. Il Pelato sembra la meta più sicura, così ci adeguiamo e, ka sera, sentito anche il rifugista, decidiamo di cambiare meta: andremo al Pelato. Con l’aiuto dello smartphone (beata tecnologia) assumiamo qualche informazione e troviamo anche una traccia per la salita.
La mattina dopo siamo pronti per il Monte Pelato.

Un grazie alla guardaparco per l’attenzione e per averci indirizzo ad una bella e sicura meta.  

Dati complessivi

LOCALITA' DI PARTENZA.  Pattemouche, inizio pista di fondo  (m 1616).

COMPAGNI:Andrea.

SALITA:     m 1300 (1390 con il giro di esplorazione intorno a Troncea).

DISCESA:  m 1300 (1390 con il giro di esplorazione intorno a Troncea).

QUOTA MASSIMA:  m 2741, la cima del Monte Pelato.

QUOTA MINIMA:  m 1616, al parcheggio di Pattemouche.

SVILUPPO COMPLESSIVO:  km 19,10 (Km 20.90 con il giro di esplorazione intorno a Troncea).

TEMPO COMPLESSIVO DI MARCIA:   7h 30’ 
 
1° Giorno (07-04-2017)

LOCALITA' DI PARTENZA.  Pattemouche, inizio pista di fondo  (m 1616).

LOCALITA' DI ARRIVO.  Rifugio Troncea (m 1915).

DIFFICOLTÀ.  Facile: si percorre la pista di fondo.

SALITA:     m 309

DISCESA:  m 3.

QUOTA MASSIMA:  m 1915 (m 2014 con il giro di esplorazione intorno a Troncea).

QUOTA MINIMA:  m 1616, al parcheggio di Pattemouche.

SVILUPPO:  km 4.90 (Km 6,70 con il giro di esplorazione intorno a Troncea).

TEMPO DI SALITA:  1h 50’.

NOTE SUL PERCORSO.     Il Rifugio Troncea si raggiunge percorrendo parte della pista di fondo. Dal parcheggio fondo del parcheggio, si oltrepassa il ponte sul torrente Chisone portandosi sulla sponda destra. Si percorrono circa km 3,6 della pista. Giunti a quota m 1780 circa, la si abbandona e devia per la stradina che si stacca sulla destra (cartello segnaletico) che, in circa 25/30 minuti, porta al borgo di Troncea, dove si trova l’omonimo rifugio (m 1915).

METEO.   Sereno; Temperatura alla partenza 15°; vento assente.           

NEVE.   Primaverile. Sci calzati a pochi metri dal parcheggio.  Qualche tratto senza copertura nella parte iniziale, che ci ha costretto a togliere gli sci..

RIFUGIO.       Confortevole: unici ospiti. Struttura privata.
 
 
2° Giorno (08-04-2017) Monte Pelato (m 2741)

LOCALITA' DI PARTENZA.  Troncea (m 1915).

LOCALITA' DI ARRIVO.  Pattemouche (m 1616).

DIFFICOLTÀBS. Se non si segue una traccia può essere un po’ complicato districarsi nel bosco di larici. I pendii superiori non presentano particolari difficoltà.

SALITA:     m 991.

DISCESA:  m 1297.

QUOTA MASSIMA:  m 2741, la cima del Monte Pelato.

QUOTA MINIMA:  m 1616, al parcheggio di Pattemouche.

SVILUPPO:  km 14,20.
 
TEMPO DI SALITA:  3h

TEMPO DI DISCESA2h 40’           

NOTE SUL PERCORSO.     Da Troncea si percorre, in leggera discesa il sentiero estivo che, mantenendosi in costa, punta verso la testata della valle. Perdendo una cinquantina di metri di quota, si supera un primo ripiano e, proseguendo, si supera il Rio delle Michele (nei pressi del quale è posizionata una targa che ricorda l’incidente del 1904 in cui morirono 81 minatori) e si arriva a Lou Saloeddi (m 1937 – cartello segnaletico); si attraversa un breve tratto di bosco per giungere ad una radura (il terzo ripiano). Qui si svolta in direzione est e si prende a salire fino a raggiungere la base di un ripido canale con pendii non agibili.  Si prosegue nel bosco di larici a sinistra di questa zona e si arriva al limite del bosco, raggiungendo l'ampio uniforme pendio superiore. Risalendo l’ondulato pendio, si arriva alla cima (m 2741).
DISCESA. La discesa avviene per il medesimo itinerario di salita.
 Noi abbiamo commesso un errore che ci ha costretto a rimettere le pelli per riguadagnare una settantina di metri. Giunti al limite superiore del ripido canale, all’inizio del bosco (quota 2310 circa), invece di tenerci sulla destra e ricalcare la traccia di salita, siamo scesi alla sinistra del canale dove il bosco era meno rado. A quota 2050 davanti ci si è presentato un salto roccioso insuperabile. Dopo avere ravanato per un po’ alla ricerca di una via d’uscita senza trovarla, abbiamo dovuto risalire per una settantina di metri,  dove abbiamo trovato la strada per raggiungere il fondo del ripido canale che abbiamo disceso (pendenza molte forte, il gps dice oltre il 160%). Raggiunto il pianoro, tenendoci a sinistra, siano scesi nel fondovalle nei pressi della Sorgente Lendeniere (La Fountone da Turo) a quota 1907.
A questo punto si percorre la stradina di fondovalle e si raggiunge Pattemouche. Rispetto al giorno prima, a La Tuccia, abbiamo attraversato il Chisone su di un ponte e, passando per i ruderi della vecchia fonderia, abbiamo proseguito lungo la sponda sinistra, meglio innevata.

FREQUENTAZIONE:   Nessuno.

METEO.      Sereno;  vento assente.1

NEVE.   Rigelo notturno. Primaverile nel primo tratto, oltre il bosco compatta. Oltre i 2700 invernale non ancora trasformata.


CURIOSITA’: 

Le miniere di rame. (testo tratto dal sito www.valchisone.it)


      Il sig. Matteo Allamand, il giorno 12 ottobre 1739, si presentò al Consiglio Comunale di Pragelato asserendo di aver trovato del minerale di rame nel vallone di Mendie, chiedendo perciò di essere autorizzato a proseguire le ricerche. La storia pionieristica delle miniere del Bet parte da quel giorno ed arriva fino al 1863, quando il più importante giacimento della zona, a quota 2775 m, viene dato in concessione a Pietro Giani, col nome ufficiale di "Miniere di Vallon Cros e Glacières". Da quel momento si può parlare di sfruttamento industriale dei giacimenti. Tra il 1863 ed il 1872 il Giani ed il nuovo socio francese Giacomo Guilmin, costruirono per il trattamento del minerale un piccolo fabbricato, denominato "Fonderia della Tuccia" in località Clot des Touches, sul fondo della Val Troncea e dei forni, detti di San Martino, a quota 2320 m, dove il materiale estratto veniva alleggerito mediante cottura delle scorie per facilitarne il trasporto a valle. I notevoli investimenti sostenuti a fronte di scarse entrate, portarono al fallimento del Giani ed alla sospensione delle attività. Lo sfruttamento venne ripreso nel 1887, con scarso successo, dall’erede del Guilmin che nel 1890 fu costretto a cedere le miniere ad una società italo-francese, la Compagnia Rami e Zolfi di Pinerolo.
      La Compagnia organizzò i lavori con metodi industriali. Iniziò i lavori di scavo della galleria "Nuova" per collegare direttamente le galleria che si aprivano in Val Germanasca alle gallerie della Val Troncea, evitando di far passare il minerale estratto attraverso il Colle del Beth, consentendo così il lavoro anche d’inverno. Venne costruita una teleferica lunga 4000 metri, dalla stazione di partenza dell’ Angolo sita a 2435 m, in località Vaiolet, fino alla Tuccia, a 1730 m. Le strutture e gli impianti della Tuccia furono ampliati e modernizzati con la costruzione di una centrale elettrica.       L’energia prodotta, circa 150 kwh, serviva per il trattamento del materiale e all’impiego di perforatrici elettriche in galleria. Per poter lavorare nella stagione invernale si costruirono, vicino all’imbocco della costituenda galleria Nuova a quota 2540 metri, dei baraccamenti destinati ad abitazione dei minatori.
       Nel 1899 il complesso minerario cambiò di proprietà, passando alla Società Mineraria Italiana. I lavori raggiunsero la massima intensità ai primi del ‘900: vi lavoravano a tempo pieno 150 minatori.
L’inverno del 1904 fu molto nevoso e ad aprile, dopo giorni di intense nevicate, i 120 minatori che si trovavano nelle baracche al di sotto del colle del Beth, isolati ed impauriti, il mattino del 19 si misero in marcia verso il fondovalle. Due valanghe, staccatesi contemporaneamente dai due versanti opposti, travolsero uomini, baraccamenti, paravalanghe ed installazioni minerarie. I morti furono 81, quasi tutti molto giovani. I lavori, ripresi con molte difficoltà, si chiusero definitivamente nel 1914.
 

Tourengänger: Alberto C.
Communities: Hikr in italiano


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Kommentare (1)


Kommentar hinzufügen

Andrea! hat gesagt:
Gesendet am 17. April 2017 um 09:57
Bella la Val Troncea.
Io l'ho "scoperta" in questa stagione scialpinistica e penso che ci torneremo la prossima stagione, viste le numerose mete a disposizione.

Peccato solo che la pista da fondo a inizio valle "penalizzi" un po' l'aspetto sciistico, soprattutto se si fanno gite in giornata.

Ciao.
Andrea


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