Isola Ruja, le sirene di Ulisse
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Cima, ferrata, colle, rifugio, roccia, isola.
Isola?
Un'isola non è altro che una montagna sommersa.
Per esplorarla, via i vestiti, bastano maschera pinne e un po' di curiosità. Spogliarsi di tutto è il primo passo verso la libertà.
Tuffarsi è come essere risucchiati in una bocca infinita, l'acqua avvolge con le sue mani invisibili e fa perdere immediatamente l'identità di superficie. Senza ossigeno si manifesta evidente l'estrema debolezza della condizione umana. Blub...blub...blub...
Anche il pesce più piccolo ride vedendo l'uomo che lo imita goffamente, ne sono sicuro.
Il riverbero della luce nell'acqua è fantastico. Ha tagli netti di azzurro, verde, blu e nero scurendo l'ombra greve verso la profondità, dove risiede il mistero velato e solo apparentemente immobile dell'abisso.
Dietro il vetro della mia maschera c'è un animale terrestre che guarda con occhi attoniti il mare, affascinato, per dirla con un sostantivo liquido dalla sua "azzurrità".
Chi è in cerca di assoluto qui può ritrovarlo.
Che piacere tattile scivolare tra le molecole d'acqua, senza peso si ha l'impressione di stazionare in nessun luogo e allo stesso tempo nello spazio siderale.
Il fondale chiaro riflette i raggi del sole, creando sulla superficie lame di luce che sembrano oro liquido. Anticamente si credeva che il bianco fosse la luce allo stato originario, ma qui sotto è il blu a dominare la scena.
Blu, il monosillabo perfetto che contiene le sparpagliate molteplicità della natura in una affascinante sintesi.
Blu, dove sia il titanico capodoglio che la più piccola conchiglia nascono dal nulla.
Blu delle vetrate di casa mia, sarà solo una coincidenza?
I pesci sfilano plastici con studiata ed apparente lentezza, pronti a guizzare come percorsi da una scossa elettrica al solo avvicinarsi della mia ombra.
Li capisco, per loro i demoni sono là fuori in superficie come in un inferno capovolto.
Talvolta armati di fucili spara- tridente trafiggono amici e compagni marini per spedirli nei gironi infernali delle grigliate e dell'olio bollente delle cucine terrestri.
"Sa cardiga e su schironi", come direbbero i locali. (sulla graticola e sullo spiedo)
Decine di saraghi disegnano traiettorie imprevedibili nei fondali sotto i miei occhi, branchi di pesce azzurro scorrono in orizzontale come effetti di transizione di uno slideshow.
Mi immergo per vedere da vicino questo mondo che amo. L'uomo per natura si propone l'idea di disegnare il mondo, come un paziente labirinto di linee a sua immagine. Nell'ambiente marino sono le creature subacquee ad avere la matita in mano, il pesce designer mi sta certamente osservando con occhi vitrei.
Sono solo pochi metri sott'acqua e già il mondo esterno mi sembra lontanissimo.
Mi succede sempre: più vado a fondo e meno vorrei risalire. Mi perdo ad osservare pesci sornioni che spostano foreste di posidonia, ricci inchiodati alla roccia e gorgonie ondeggianti che sembrano salutare i passanti pinnati.
Alla terza compensazione solitamente il mio diaframma manda un sms al cervello "non hai le branchie Luca risali".
Sono un mediocre apneista autodidatta, non sono degno nemmeno di pronunciare il nome di Pelizzari o Mayol intendiamoci.
In un boulevard sabbioso tra gli scogli vola una razza, una delle creature più eleganti del mare. La inseguo per alcuni minuti, incantato, che da soli valgono una giornata subacquea. E' facile pensare alla nascita del mito delle sirene, ogni creatura marina ha sinuose movenze che l'immaginario umano ha identificato nelle bellissime donne con la coda di pesce. Anche la spiaggia è popolata di sirene, cosparse di crema solare, forse per quello le ho in mente!
Credo che l'unico modo per resistere alla loro magnetica attrazione, sia quello di farsi legare, come l'eroe omerico.
Approdo sul'isola Ruja come innocuo conquistador rispettoso degli abitanti una colonia di tranquilli gabbiani. Un brivido mi assale. Se si coalizzassero potrebbero annientarmi come nel famoso film di Hitchcock. Ho le pinne, e devono avermi scambiato per un pacifico palmipede , vengo risparmiato.
E' sempre rilassante dilungarsi nell'osservare il mare morire e rigenerarsi attraverso il moto perpetuo dell'onda.
Usciti dall'acqua si ha meno paura della morte, essa sommerge, annega , affonda, ma pulisce, rinnova e feconda l'avventura picaresca della vita.
Mentre scrivo queste righe provo una forma di sottile malinconia. Il ricordo si rapprende, è simile alla salsedine sulla pelle dopo il bagno in mare.
Anche Ulisse piange quando l'aedo canta le sue gesta alla tavola di Alcinoo, perché esse ruotano nella spirale del passato, quindi non gli appartengono più. E di mare credo se ne intendesse parecchio più di me.
Al prossimo tuffo!
soundtrack: Sud Sound System " A me me basta lu sule"
http://www.youtube.com/watch?v=nugpWo9lku0
Isola?
Un'isola non è altro che una montagna sommersa.
Per esplorarla, via i vestiti, bastano maschera pinne e un po' di curiosità. Spogliarsi di tutto è il primo passo verso la libertà.
Tuffarsi è come essere risucchiati in una bocca infinita, l'acqua avvolge con le sue mani invisibili e fa perdere immediatamente l'identità di superficie. Senza ossigeno si manifesta evidente l'estrema debolezza della condizione umana. Blub...blub...blub...
Anche il pesce più piccolo ride vedendo l'uomo che lo imita goffamente, ne sono sicuro.
Il riverbero della luce nell'acqua è fantastico. Ha tagli netti di azzurro, verde, blu e nero scurendo l'ombra greve verso la profondità, dove risiede il mistero velato e solo apparentemente immobile dell'abisso.
Dietro il vetro della mia maschera c'è un animale terrestre che guarda con occhi attoniti il mare, affascinato, per dirla con un sostantivo liquido dalla sua "azzurrità".
Chi è in cerca di assoluto qui può ritrovarlo.
Che piacere tattile scivolare tra le molecole d'acqua, senza peso si ha l'impressione di stazionare in nessun luogo e allo stesso tempo nello spazio siderale.
Il fondale chiaro riflette i raggi del sole, creando sulla superficie lame di luce che sembrano oro liquido. Anticamente si credeva che il bianco fosse la luce allo stato originario, ma qui sotto è il blu a dominare la scena.
Blu, il monosillabo perfetto che contiene le sparpagliate molteplicità della natura in una affascinante sintesi.
Blu, dove sia il titanico capodoglio che la più piccola conchiglia nascono dal nulla.
Blu delle vetrate di casa mia, sarà solo una coincidenza?
I pesci sfilano plastici con studiata ed apparente lentezza, pronti a guizzare come percorsi da una scossa elettrica al solo avvicinarsi della mia ombra.
Li capisco, per loro i demoni sono là fuori in superficie come in un inferno capovolto.
Talvolta armati di fucili spara- tridente trafiggono amici e compagni marini per spedirli nei gironi infernali delle grigliate e dell'olio bollente delle cucine terrestri.
"Sa cardiga e su schironi", come direbbero i locali. (sulla graticola e sullo spiedo)
Decine di saraghi disegnano traiettorie imprevedibili nei fondali sotto i miei occhi, branchi di pesce azzurro scorrono in orizzontale come effetti di transizione di uno slideshow.
Mi immergo per vedere da vicino questo mondo che amo. L'uomo per natura si propone l'idea di disegnare il mondo, come un paziente labirinto di linee a sua immagine. Nell'ambiente marino sono le creature subacquee ad avere la matita in mano, il pesce designer mi sta certamente osservando con occhi vitrei.
Sono solo pochi metri sott'acqua e già il mondo esterno mi sembra lontanissimo.
Mi succede sempre: più vado a fondo e meno vorrei risalire. Mi perdo ad osservare pesci sornioni che spostano foreste di posidonia, ricci inchiodati alla roccia e gorgonie ondeggianti che sembrano salutare i passanti pinnati.
Alla terza compensazione solitamente il mio diaframma manda un sms al cervello "non hai le branchie Luca risali".
Sono un mediocre apneista autodidatta, non sono degno nemmeno di pronunciare il nome di Pelizzari o Mayol intendiamoci.
In un boulevard sabbioso tra gli scogli vola una razza, una delle creature più eleganti del mare. La inseguo per alcuni minuti, incantato, che da soli valgono una giornata subacquea. E' facile pensare alla nascita del mito delle sirene, ogni creatura marina ha sinuose movenze che l'immaginario umano ha identificato nelle bellissime donne con la coda di pesce. Anche la spiaggia è popolata di sirene, cosparse di crema solare, forse per quello le ho in mente!
Credo che l'unico modo per resistere alla loro magnetica attrazione, sia quello di farsi legare, come l'eroe omerico.
Approdo sul'isola Ruja come innocuo conquistador rispettoso degli abitanti una colonia di tranquilli gabbiani. Un brivido mi assale. Se si coalizzassero potrebbero annientarmi come nel famoso film di Hitchcock. Ho le pinne, e devono avermi scambiato per un pacifico palmipede , vengo risparmiato.
E' sempre rilassante dilungarsi nell'osservare il mare morire e rigenerarsi attraverso il moto perpetuo dell'onda.
Usciti dall'acqua si ha meno paura della morte, essa sommerge, annega , affonda, ma pulisce, rinnova e feconda l'avventura picaresca della vita.
Mentre scrivo queste righe provo una forma di sottile malinconia. Il ricordo si rapprende, è simile alla salsedine sulla pelle dopo il bagno in mare.
Anche Ulisse piange quando l'aedo canta le sue gesta alla tavola di Alcinoo, perché esse ruotano nella spirale del passato, quindi non gli appartengono più. E di mare credo se ne intendesse parecchio più di me.
Al prossimo tuffo!
soundtrack: Sud Sound System " A me me basta lu sule"
http://www.youtube.com/watch?v=nugpWo9lku0
Tourengänger:
lebowski

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Kommentare (12)