Citazione copia&incolla da PaesidiValtellina :
La Val Cervia deve il suo nome, probabilmente, all’abbondanza di cervi, almeno in passato. Non mancavano, però, fino alle fine dell’ottocento, gli orsi, che sono protagonisti di una storia singolare. Ci viene raccontata dal naturalista ed alpinista Bruno Galli Valerio (cfr. “Punte e passi”, a cura di Antonio Boscacci e Luisa Angelici, Sondrio, 1998): “Là nella Val Cervia, gli orsi avevano trovato un nemico terribile. Non li attaccava con il fucile, ma tendeva loro delle trappole. Delle enormi trappole in ferro, fissate con delle catene, erano stese nei boschi. Dicono che ben undici orsi vi hanno lasciato la pelle. Un orso gigantesco preso per le zampe posteriori si era talmente divincolato che era caduto a testa in giù, lungo le roccie a picco, sospeso alla trappola. I suoi urli di dolore erano così forti che li udirono per tutta la notte dall'altra parte della valle. Ma gli orsi hanno, come noi uomini, qualcuno che li vendica. Parecchi anni dopo, in una di quelle trappole, il figlio del cacciatore fu intrappolato e ne ebbe una gamba sbriciolata. Gli orsi erano vendicati.”
Abbiamo iniziato da due anni a frequentare le Orobie Valtellinesi, grazie alla possibilità di muoversi nei giorni feriali.
A dire il vero c'era anche un'altra ragione, con l'amico Sergio Papucci (autore di molte guide di montagna) abbiamo pubblicato una guida "Escursioni ad anello tra Valtellina e Valchiavenna" edita da IdeaMontagna (con loro ho contribuito a due altre pubblicazioni dedicate al Canton Ticino e Mesolcina), dove oltre alla Valchiavenna ci sono molte escursioni nelle Orobie Valtellinesi, ed alcune in Valmalenco e Valmasino, escursioni che dovevano rispettare il target di medio impegno, adatte ad escursionista come noi ed in generale da percorrere in giornata, con poche eccezioni.

Detto questo è giusto sapere che le valli delle Orobie Valtellinesi, tutte appartenenti al comprensorio del Parco delle Orobie Valtellinesi, sono ben 14 da Piantedo alle porte della provincia di Sondrio fino all'Aprica al confine con la provincia di Brescia.
Le ultime valli Cervia, Livrio, Venina, Arigna, Malgina, Bondone per la maggiore difficoltà di accesso, e sicuramente per nostra poca conoscenza, non sono state incluse nella guida, ma proprio per questa maggiore difficoltà di accesso mi hanno sempre incuriosito, accrescendo la voglia di visitarle e scoprirne gli aspetti più selvaggi.
Ecco che quando ho visto su Youtube (canale di TrekkingMountaninITA) un primo approccio alla Val Cervia, ho subito proposto agli amici questa escursione, semplice dal punto di vista tecnico, ma è un primo passo per approfondire in un vicino futuro l'esplorazione di questi meravigliosi ambienti.
Individuato il target nel Rifugio Rododendro, di proprietà del comune ma ottimamente gestito dal locale gruppo degli Alpini, abbiamo preso informazioni proprio presso di loro, grazie all'intervento dell'Alpino Roberto, per scoprire che il rifugio è chiuso e riapre a primavera, ma c'è un locale a piano terra attrezzato con tavolo e griglie, utilizzabile lasciando un contributo presso la vicina chiesetta degli Alpini.
Inoltre se si parla di rifugi, non manca la minuziosa e dettagliata descrizione di DISKA.
Scusate la lunga introduzione, passiamo alla descrizione della nostra bella camminata.
Al paesino di Cedrasco, parcheggiamo in Via Roma (4 posti auto vicino al ponte), nel caso si trovano più parcheggi vicino al cimitero.
Ci sono uno/due posti auto anche in alto a Via Roma dove inizia la strada chiusa al traffico, ma ci stanno lavorando e non volevamo intralciare.
Partiamo da 300mt attraversiamo il paesino risalendo la Via Roma per arrivare all'imbocco della VASP che porta in Val Cervia, ed in particolare ai Fienili di Ariale, previo permesso auto da prendere in Comune (o nel bar di paese?). In inverno la strada è comunque chiusa.
Iniziamo la salita su cementata e poi asfalto per due tornanti, al secondo tornante si trova una mulattiera che sale a destra salendo nel bosco.
Ha nevicato nei giorni scorsi, ma la quota neve si assesta dai 900/1000mt in su, noi purtroppo siamo sul lato "ombra" in inverno, il sole splende sulle cime opposte, verso il Disgrazia ed i Corni, quindi ghiaccio o verglass soprattutto sulla strada o sulle pietre del sentiero.
La salita è sempre bella ripida, riprendiamo la strada a Q670 ad un tornante ma solo per pochi metri, poi riprendiamo la ripida mulattiera che attraversa boschi di castagno, di nuovo su asfalto a Q830 per un tornante raggiungendo le baite di Foppe Q880.
Qui un tiro verticale di sentiero bello ripido ci riporta ancora in strada, la si attraversa e si prosegue su sentiero, poi ancora un breve tratto su asfalto ci porta ai Fienili Bratta, siamo ormai in località Campelli, un nutrito nucleo di baite tutte ottimamente sistemate.
A terra 15-20cm di neve soffice ed intonsa, paesaggio direi magico.
Sappiamo che il rifugio è la baita più alta a 1280mt, una bella baita a due piani con la parte bassa in pietra e quella superiore in legno, situata poco sopra una chiesetta dedicata agli Alpini.

Arrivo inevitabilmente ultimo (10:30), ma mi godo il paesaggio così silenzioso e carico di neve ovunque.
Gli amici hanno già iniziato i preparativi, acceso le griglie, sistemato dell'alluminio per evitare di sporcare, e quando le superfici sono ben calde i cuochi Gimmy ed Angelo ci deliziano con due panini e salamella a testa, condite con ottimo vino rosso.
Si passa alla torta (grazie Giordano) con lo spumante, per poi chiudere con caffè, cioccolatini ed un buon numero di alcolici (anche un nuovo digestivo preparato da Francesco).
Tutto bello se non meraviglioso, unico neo fa un freddo boia, sicuramente qualche grado sotto lo zero, ci si deve muovere per scaldarsi, nonostante un piccolo fuocherello improvvisato all'aperto, solo per poterci scaldare. Il sole non si vede, almeno non qui, non è distante ma noi ne godremo solo per pochi fugaci minuti scendendo a valle.
Dopo oltre due ore, dopo aver ben pulito il locale a piano terra e lasciato un piccolo ma dovuto contributo per il luogo e per la legna, ci mettiamo in cammino per la discesa.
Alle baite basse di Campelli troviamo un pò di sole, ne godiamo il tepore, ma è anche lo stimolo per improvvisare una battaglia a palle di neve tra i due gruppi.
Si sa che ad una certa età si torna bambini ...
Riprendiamo la lunga discesa, abbiamo deciso che da Q1050 a valle scendere lungo la strada, percorso ovviamente più lungo di ben 2km, ma ci permette di scendere in tranquillità e di chiaccherare affiancati a gruppi, curando un pò meno dove mettere i piedi ed evitare il ghiaccio. Va comunque fatta attenzione, brevi tratti ghiacciati li abbiamo trovati e qualche scivolone senza conseguenze non poteva mancare.
Rientrati a Cedrasco, ci cambiamo e chiudiamo la giornata con la classica fermata bar, con birra (e altro) per chiudere la giornata in compagnia.
Per essere precisi il rifugio NON si trova in Val Cervia, ma guarda la Valtellina, ma è alle porte di questa valle che mi sono ripromesso di visitare, anche profondamente, ovviamente in compagnia dei buoni amici.
Quindi CIAO Val Cervia a presto.
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