Domenica 19 febbraio 2023: confermata idoneità alle alte sofferenze
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Nonostante gli accordi presi con Giovanni già tempo prima, rilanciandomi una proposta a cui aveva già avuto modo di fare anni fa e pure io ma, rinunciandovi per giusta causa, non ha potuto essere presente come altri amici per intoppi dell'ultimo minuto, quindi il "folto" gruppo si è drasticamente ridotto: siamo in 3, il "bradipo delle Alpi", Gianluigi "il tavolaro" e Lorenzo che va come un treno (limitatamente he he he).
Avviso subito che l'uscita dall'autostrada valdostana per evitare inutili salassi è AOSTA EST dove pagheremo una "mancia" di ben 26 euro (solo andata): a parte la bellezza che offre la valle, sicuramente indiscutibile, purtroppo ha anche un notevole svantaggio inerente al fatto che ha una sola alternativa stradale veloce (in andata mentre al rientro risulta essere ingorgata per la stra maggioranza delle volte) e costosa, mentre la provinciale non è da paragonare minimamente alla 38 dello Stelvio che è decisamente meglio oltre alle 2 varianti laterali in caso di necessità.
Però, senza sacrifici la vita sarebbe solo monotonia, quindi, viva le strade ingorgate con le sue code per lo più causate dai "bamba" che incidenti su incidenti tappano la scorrevolezza delle arterie stradali più scorrevoli!
Giunti sul posto parcheggiamo fuori dal paese (abbiamo fatto anche un ulteriore scoperta a riguardo) e ci prepariamo ad affrontare l'impegnativa ciaspolata: la temperatura non è di quelle regolari in base al periodo, decisamente alta, la neve è presente e offre la scelta di come procedere: senza attrezzatura, o con i ramponi o con le ciaspole.
Visto che la stradetta non ha un eccessiva pendenza decido di non calzare nessuna attrezzatura, mentre Gianluigi si porta appresso la tavola (non da pittore) che ha un suo bel pesuccio e decide di calzare le ciaspole, mentre Lorenzo fa come me.
Al momento si cammina decisamente bene anche se la neve è dura, poi vi sono tratti un po erti che tagliano la strada e lì bisogna prestare attenzione ed evitare di scivolare, puntando bene gli scarponi e assicurarsi che facciano presa sulla neve dura.
Poi giunge il momento che tutti e 3 ci ciaspoliamo e nel mentre vediamo un folto gruppo di sci alpinisti che prendono a salire con grande passo e comincio a vedere la zona della nostra meta (che è la metà del percorso) e capisco subito che non stiamo andando nella direzione giusta, bisogna deviare un poco.
Infatti ci viene confermato da uno sci alpinista che molti di loro stanno andando in un altro posto, quindi deviamo senza problemi.
Qui comincia la salita vera, quella dura con pendenza da spacca gambe e riuscire a restare nella traccia dei due precedenti sci alpinisti, lungo i traversi è difficoltoso dato che è ghiacciata e non si riesce a comprimerla, quindi la camminata risulta un po fastidiosa.
Poi sopraggiunge un gruppetto dove pare vi sia una guida tra loro che ci chiede di uscire dalla traccia, spiegandone il motivo, lo sfondamento da parte nostra (fino ad ora risultato impossibile) con la conseguente difficoltà delle pelli a fare presa, poi aggiunge: la montagna è di tutti, libertà di scelta.
Lo guardo come se farneticasse (ma non ha visto che di buche non ne abbiamo fatte?) lo compatisco e mi sposto lasciando il passo, poi decido di salire per la massima pendenza senza zig zagare, mentre i suoi partecipanti si sorbiscono la frase che spesso gli sento dire: mi raccomando, passi corti e lenti).
Nel frattempo li raggiungo e qualcuno sembrava sbalordito nel vedermi salire dal ripido pendio, procedo e li semino, mentre mi raggiungeranno più sopra dove per un tratto prenderemo strade diverse.
Faccio qualche sosta per prendere fiato ed attendere gli amici che cominciano ad essere provati, poi riparto e raggiungo il gruppetto che si sta togliendo gli sci per affrontare l'ultimo strappo per salire in vetta, mentre io con calma mi metto i ramponi: mentre loro scendono a causa del forte vento, io salgo e auguro loro una buona discesa, prestando molta attenzione dato che la meta, NON è la cima conquistata, quella è solo la METÀ del percorso, la meta finale è POTER ARRIVARE A CASA E RACCONTARE LA NOSTRA AVVENTURA. La guida non aveva parole, mentre uno dei componenti mi da ragione e ci salutiamo.
Arrivato in cima, ammiro il grandioso panorama e attendo gli amici anche se vi è un forte vento e dopo circa 15 minuti vi giungono anche loro, visibilmente provati.
E' normale, dopo una settimana lavorativa intensa o la mancanza di allenamento nelle lunghe escursioni o dopo aver fatto il giorno precedente qualche altra escursione, capita anche di rinunciare come è accaduto a me.
Siamo gli unici ciaspolatori, dopo esserci riposati per un poco e fatto le foto, riprendiamo la via del ritorno dove: a me vola via il berretto, nessun problema, lo ritroverò più a valle, cosa avvenuta dato che non ha trovato il pendio ma un tratto in piano e riparato dal vento, poi tocca a Gianluigi che scende da un canale stretto togliendosi la tavola tenendola per mano, ad un certo punto parte come se fosse un "bob" e perde la presa della tavola che, mentre lui si ferma, invece la tavola a velocità supersonica scivolava leggera, leggera sulla neve compiendo sterzate fenomenali, mai vista una cosa del genere.
Gianluigi è affranto e preoccupato per la possibile perdita ma, mai dire mai: se si segue la valletta si noterà che va in direzione della nostra discesa, noi staremo in alto e osserveremo se si è incastrata da qualche parte, infatti la troviamo e Gianluigi è ritornato felice, più per la tavola ritrovata che per la gita in se.
Arrivati all'auto mi metto io alla guida in modo tale che loro possano riposarsi e sonnecchiare, sempre che ne abbiano il bisogno: devo ammettere che in questa giornata mi sono sentito bene, nonostante la settimana lavorativa con il turno notturno e la difficoltà di riuscire a dormire, ma nel contesto ero ben sveglio.
Avviso subito che l'uscita dall'autostrada valdostana per evitare inutili salassi è AOSTA EST dove pagheremo una "mancia" di ben 26 euro (solo andata): a parte la bellezza che offre la valle, sicuramente indiscutibile, purtroppo ha anche un notevole svantaggio inerente al fatto che ha una sola alternativa stradale veloce (in andata mentre al rientro risulta essere ingorgata per la stra maggioranza delle volte) e costosa, mentre la provinciale non è da paragonare minimamente alla 38 dello Stelvio che è decisamente meglio oltre alle 2 varianti laterali in caso di necessità.
Però, senza sacrifici la vita sarebbe solo monotonia, quindi, viva le strade ingorgate con le sue code per lo più causate dai "bamba" che incidenti su incidenti tappano la scorrevolezza delle arterie stradali più scorrevoli!
Giunti sul posto parcheggiamo fuori dal paese (abbiamo fatto anche un ulteriore scoperta a riguardo) e ci prepariamo ad affrontare l'impegnativa ciaspolata: la temperatura non è di quelle regolari in base al periodo, decisamente alta, la neve è presente e offre la scelta di come procedere: senza attrezzatura, o con i ramponi o con le ciaspole.
Visto che la stradetta non ha un eccessiva pendenza decido di non calzare nessuna attrezzatura, mentre Gianluigi si porta appresso la tavola (non da pittore) che ha un suo bel pesuccio e decide di calzare le ciaspole, mentre Lorenzo fa come me.
Al momento si cammina decisamente bene anche se la neve è dura, poi vi sono tratti un po erti che tagliano la strada e lì bisogna prestare attenzione ed evitare di scivolare, puntando bene gli scarponi e assicurarsi che facciano presa sulla neve dura.
Poi giunge il momento che tutti e 3 ci ciaspoliamo e nel mentre vediamo un folto gruppo di sci alpinisti che prendono a salire con grande passo e comincio a vedere la zona della nostra meta (che è la metà del percorso) e capisco subito che non stiamo andando nella direzione giusta, bisogna deviare un poco.
Infatti ci viene confermato da uno sci alpinista che molti di loro stanno andando in un altro posto, quindi deviamo senza problemi.
Qui comincia la salita vera, quella dura con pendenza da spacca gambe e riuscire a restare nella traccia dei due precedenti sci alpinisti, lungo i traversi è difficoltoso dato che è ghiacciata e non si riesce a comprimerla, quindi la camminata risulta un po fastidiosa.
Poi sopraggiunge un gruppetto dove pare vi sia una guida tra loro che ci chiede di uscire dalla traccia, spiegandone il motivo, lo sfondamento da parte nostra (fino ad ora risultato impossibile) con la conseguente difficoltà delle pelli a fare presa, poi aggiunge: la montagna è di tutti, libertà di scelta.
Lo guardo come se farneticasse (ma non ha visto che di buche non ne abbiamo fatte?) lo compatisco e mi sposto lasciando il passo, poi decido di salire per la massima pendenza senza zig zagare, mentre i suoi partecipanti si sorbiscono la frase che spesso gli sento dire: mi raccomando, passi corti e lenti).
Nel frattempo li raggiungo e qualcuno sembrava sbalordito nel vedermi salire dal ripido pendio, procedo e li semino, mentre mi raggiungeranno più sopra dove per un tratto prenderemo strade diverse.
Faccio qualche sosta per prendere fiato ed attendere gli amici che cominciano ad essere provati, poi riparto e raggiungo il gruppetto che si sta togliendo gli sci per affrontare l'ultimo strappo per salire in vetta, mentre io con calma mi metto i ramponi: mentre loro scendono a causa del forte vento, io salgo e auguro loro una buona discesa, prestando molta attenzione dato che la meta, NON è la cima conquistata, quella è solo la METÀ del percorso, la meta finale è POTER ARRIVARE A CASA E RACCONTARE LA NOSTRA AVVENTURA. La guida non aveva parole, mentre uno dei componenti mi da ragione e ci salutiamo.
Arrivato in cima, ammiro il grandioso panorama e attendo gli amici anche se vi è un forte vento e dopo circa 15 minuti vi giungono anche loro, visibilmente provati.
E' normale, dopo una settimana lavorativa intensa o la mancanza di allenamento nelle lunghe escursioni o dopo aver fatto il giorno precedente qualche altra escursione, capita anche di rinunciare come è accaduto a me.
Siamo gli unici ciaspolatori, dopo esserci riposati per un poco e fatto le foto, riprendiamo la via del ritorno dove: a me vola via il berretto, nessun problema, lo ritroverò più a valle, cosa avvenuta dato che non ha trovato il pendio ma un tratto in piano e riparato dal vento, poi tocca a Gianluigi che scende da un canale stretto togliendosi la tavola tenendola per mano, ad un certo punto parte come se fosse un "bob" e perde la presa della tavola che, mentre lui si ferma, invece la tavola a velocità supersonica scivolava leggera, leggera sulla neve compiendo sterzate fenomenali, mai vista una cosa del genere.
Gianluigi è affranto e preoccupato per la possibile perdita ma, mai dire mai: se si segue la valletta si noterà che va in direzione della nostra discesa, noi staremo in alto e osserveremo se si è incastrata da qualche parte, infatti la troviamo e Gianluigi è ritornato felice, più per la tavola ritrovata che per la gita in se.
Arrivati all'auto mi metto io alla guida in modo tale che loro possano riposarsi e sonnecchiare, sempre che ne abbiano il bisogno: devo ammettere che in questa giornata mi sono sentito bene, nonostante la settimana lavorativa con il turno notturno e la difficoltà di riuscire a dormire, ma nel contesto ero ben sveglio.
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