Dato che l'azienda ha prolungato la cassa,approfitto per fare una delle belle escursioni,che feci tempo fa:così,alzatomi presto decisi di dirigermi in val Cavargna. Nonostante era presto,il movimento d'auto era notevole,ma preso la deviazione per Porlezza,ho pensato: ora il traffico diminuirà!!! Macchè,alla deviazione per Carlazzo,la strada comincia a salire con curve e a tornanti che prendo con guida tranquilla ma le auto in discesa non accennano a diminuire,non solo,ma quei fuori di testa provenienti dai monti,pensano di essere i proprietari di entrambe le corsie,invadendo la mia tagliando curve e tornanti: ma è possibile che la vita propria e altrui non valga più per certi elementi?. Giunto a Nazzaro,attraverso il paese e salgo alla pineta,dove qualche posto auto era ancora libero: la quota è circa 1300 m.,proseguo,uscendo dalla pineta,la sorpresa di vedere dell'asfalto nuovo. Ho pensato che avessero asfaltato la strada fino al rifugio,comunque,stà di fatto che se non vi è posto prima di uscire dalla pineta,senza rovinare l'auto si può benissimo parcheggiare alla località Tecchio (questo parcheggio era di difficile raggiungimento per via della strada in pessime condizioni) dove vi sono delle strutture con tetto spiovente,in legno la parte superiore e quella inferiore in muratura,(forse adibite come camping). Si prosegue su strada asfaltata,(con canali taglia acqua profondi,con rischio che le auto ci lascino il muso e il posteriore) fino a circa 100 metri prima della sella situata a circa 1450 m. dove il fondo stradale diviene ghiaioso,(tanto da dar fastidio anche alla mia camminata) poi riprende con lo sterrato,pervenendo all'incrocio segnalato con scritte a bandiere R/B. Qui,proseguo diritto verso l'alpe Vacchera m.1774 in ore 1,20: a destra una fontana,si prosegue passando a monte della struttura (o dietro) seguendo i segnali (che scopro più tardi di essere stati fatti a luglio) fino ad una biforcazione che indica per Pizzo di Gino e trincee. Questa mi è nuova,trincee,mai saputo che vi fossero: comunque,io non seguo i segnali,faccio il percorso che conosco,attraverso il torrente e con occhio clinico,riesco ad individuare nell'erba la mulattiera militare che si collega con quella soprastante che raggiungo in breve alla quota di 1850 m. Prendo a sinistra e con alcuni tornanti e traversi,ad un certo punto la militare scompare e comincio a percorrere un esile sentiero inerbato e a precipizio fino alla quota di 1950 m. ed è qui che scopro i segnali: ok,al ritorno li voglio sperimentare,chissà che sorprese riservano!!. Ora viene il pezzo più tosto della salita,ci sono tre ometti,tanta erba e qualche roccia,un'erta salita e...penso che può bastare: salgo cercando di tenermi sulla dorsale,ma tendo a spostarmi verso destra,salgo a zig zag,non mi và di prendere di petto la salita. Poi arrivo ad un cucuzzolo dove vedo finalmente la croce un po più da vicino. Mi domando: ma,il sentiero? Non dovrò mica fare la cresta di roccia e con strapiombi laterali? Non sono portato per certe cose,perché devo rischiare tanto,quando mi manca poco per arrivare? E poi,io mi ricordo che cera un esile sentiero,esposto sì,ma da un lato solo,dove sarà? E mentre salgo per la cresta...eccolo alla mia destra il sentiero che mi salva dall'incubo. Scendo a raggiungerlo e sempre con molta cautela arrivo in vetta al pizzo di Gino m.2245 dopo ben 3 ore di cammino. Il silenzio e l'immensità del vasto panorama,condito da una superba giornata limpida e piena di sole,mi rende felice per essere riuscito ad arrivare quassù,ancora una volta. Scatto foto e ancora foto,bevo un goccio d'acqua senza mangiare e dopo mezz'ora scendo perché la curiosità di fare un percorso alternativo in particolare con visita alle trincee,mi prende bene e non sapendo in che tale situazione mi posso trovare,devo anticipare la discesa,a malincuore. Così,mi ritrovo a quota 1950,il sasso con segnaletica,da due alternative alla discesa,una con la scritta trincee e l'altra con rifugio croce di Campo: però a me,interessa anche il sentiero,ex mulattiera militare che raggira il pizzo di Gino,mantenendosi a quota 1900. Così lo percorro e con stupore e meraviglia,vedo lunghe e ben conservate trincee: molte le si possono recuperare scavando e togliendo il terriccio che con il tempo è sceso da monte,poi vedo che le trincee tendono a scendere un poco di quota,io rimango sopra e giro il fianco della montagna senza perdere d'occhio i manufatti bellici e cosa scopro? Più in là una o due caverne,così mi sembra viste con il binocolo. Il tempo sfugge di mano,penso che oramai non posso più evitare il traffico automobilistico dei pendolari,non importa,continuo a perlustrare la zona e ritornando alla quota 1950,prendo il sentiero segnato per trincee e scendo di poco,quando: scopro che a una 20na di metri più sotto c'è un altro percorso. Allora risalgo e seguo quello: che vada come vada,sono deciso a seguire questo percorso. Così,scendendo vedo altre grandiose opere militari,fantastico,poi giungo ad un pianoro dove vedo un sasso segnato con due frecce: una segna il percorso fatto da me e l'altra il percorso che stavo per effettuare,ma a cui ho rinunciato e per ultimo: caverne e ricoveri,in parte con gli accessi ostruiti da un lato perché ricoperti di detriti (recuperabili),così ho capito che probabilmente se facevo il giro completo segnalato,avrei potuto vedere molti altri manufatti,pazienza. Scendo e mi dirigo al rifugio Croce di Campo m.1741 dove saluto Andrea Savonitto,guida alpina e gestore del rifugio il quale mi spiega che la segnaletica è di sua iniziativa come altri che attuerà e io lo ringrazio,perché così ho scoperto qualcosa di nuovo che non avrei potuto mai immaginare che esistessero queste opere militari e spero per Lui che possa partire bene con la prossima stagione invernale. PERCORSO: T= turistico tramite strada fino all'alpe Vacchera e al rifugio Croce di Campo E= escursionistico fino a quota 1950 EI= escursionistico/impegnativo per la vetta
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