Gin Pizz a colazione
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Fine marzo. E' un po' tardi per il Pizzo di Gino e l'inverno che si sta chiudendo, con tanta neve sopra, ma tanta acqua sotto è di per sé garanzia di sci in spalla.
Con Pancho e Schiep, ci muoviamo con la solita flemma e, per ridurre il portage, giunti a Monti di Revolé, proseguiamo lungo un’esigua stradina verso le pendici del Gino, raggiungendo in auto, con qualche patema per un paio di scivoli di neve che ancora permangono, la piazzola posta a poco più di duecento metri dal ponte a quota 1090, allo sbocco della Valle Piazza, sopra il ramo sorgivo orientale del torrente Cuccio, che, disceso dalla Cima Pianchette, si avvia ad incontrare, duecento metri più jn basso, le acque dei rami occidentali originate dal Monte Stabiello, dal Mottone della Tappa e dal versante nordovest dello stesso Pizzo di Gino.
Risalendo i prati del versante sud, con il sole che, già alto nel cielo, parla di primavera ad una vegetazione che ancora non lo sa, ci portiamo sotto il crestone che scende in direzione sudovest e, prima di raggiungerlo, districandoci fra le ginestre al risveglio, posiamo gli sci sulla neve.
Una volta raggiunto il “filo”, la salita, consiste sostanzialmente in un lungo rettilineo che, con media pendenza procede quasi perfettamente verso nordest, passando senza problemi dalla quota 1670 al piccolo pianoro 2118.
Con qualche complicazione da neve dura, (e da attrezzatura d rivedere), la breve impennata successiva, ci porta alla sella posta una ventina di metri sotto la cima, dove, per prudenza, questa volta forse un po’ eccessiva, ci fermiamo.
Ottima la sciata su tutto il crestone e ancora divertente, anche se su neve decisamente frollata, (fin dove ce n’é) sul tratto di pendio esposto a sud che ci riporta al ponte.
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