Piero mi chiede se sono disponibile per domenica e che avrebbe bisogno di ciaspole,nessun problema. Poi contatto Enrico (Turistalpi) che avevo conosciuto alla Foisc per accordarci su dove trovarci. Alla mattina,Piero si presenta con Elisa,pensavo che fossero in 4 e invece...mi dice chi avrebbe partecipato (saremmo dovuti essere in 8/9), ma visto il tempo sono scattate le rinunce (fatto bene o male è giusto che ogni uno ponderi bene sulla capacità di affrontare la meteo avversa). La meteo in effetti non prometteva niente di buono. Giungiamo a Colderio e ci salutiamo con Enrico e la sua cagnetta Billie,anche lui pensava che fossi normale e avessi rinunciato,ma al telefono gli dissi con ogni tempo. Cosi,ci avviamo verso Nante: prima una breve sosta all'area di servizio portale sud del Gottardo. Giunti al bivio per Nante,notiamo la strada leggermente imbiancata,ma sufficientemente per mettere in difficoltà Piero e costringerlo a montare le catene, a cui non posso evitare di collaborare: fortuna che non ingombravamo del tutto la strada,perché il movimento a quell'ora c'era. Finalmente siamo a Nante. Sotto un porticato mi preparo,visto che stava nevischiando,e mentre finisco di sistemarmi,noto le scarpe di Elisa e gli domando: ma gli scarponi? Mi risponde che sono a la Thuile,dato che in estate fa delle escursioni in quella zona. Mai pensava ad una escursione in pieno inverno. Allora gli chiedo se ha almeno i calzettoni: si e un paio di scorta. Gli dico di mettere anche quelli,ma dato che dice di essere portata ad avere freddo alle estremità,dal mio zaino,una sorta di negozio di ferramenta,estraggo due sacchetti di plastica e la invito a calzarli,onde evitare che passi la neve all'interno di essi. Ci ciaspoliamo e partiamo. L'impressione inerente alla meteo,che secondo i vari siti era delle più drastiche,in realtà si può dire che ci ha un poco sorpreso,per le deboli precipitazioni. Spiego a Elisa e ad Enrico che per circa 45 minuti percorreremo un tratto di strada in falsopiano e lungo il percorso si chiacchera un po,dato che non compare nessun fiatone e Billie fa spola tra la testa e la coda del mini gruppo. Giungiamo all'acquedotto,la pista prosegue ben battuta ma leggermente ricoperta dalla fresca nevicata: il tracciato tende a spostarsi un po troppo verso destra,però con pendenza moderata,poi,controllo la quota e giunti a circa 1620 metri mi fermo. Facciamo un breve pausa,Enrico soffre un po alla schiena e si toglie lo zaino,Elisa lamenta mani gelide,allora gli suggerisco di fare ginnastica alle dita,muovendole velocemente aprendo e chiudendo. Il dolore che prova ( e la capisco) e veramente forte,però è segno che il sangue sta riprendendo a circolare,ma per un'altra volta è meglio procedere subito all'inizio dell'escursione a scaldare le dita. Riprendiamo a salire,Piero mi dice se voglio il cambio,gli rispondo che al momento non serve (il suo aiuto mi sarebbe stato più utile per gli ultimi 300 metri,quindi preferivo che non si stancasse troppo per un'eventuale “lavoro duro”) e in piano perveniamo al ponte a m. 1613 che ci permette di attraversare il torrente Cassinello,proseguiamo accanto al bosco,alla nostra destra i pascoli ricoperti da una spessa coltre di neve. Le nuvole basse di tanto in tanto lasciano intravedere qualcosa in più e poco prima di giungere al ponte di Taioi,ecco che intravedo la traccia che al di là di esso sale nel bosco: perfetto,la pista dovrebbe essere battuta fino in capanna tramite il percorso sicuro,mentre sulla strada,nessuna impronta. Dal ponte di Taioi,m.1670,saliamo diritti,io sempre in testa riscontro che la pista ricalca perfettamente quella dell'ultima volta: perfetto. Poco dopo Billie si ferma e punta qualcosa,mi domando cosa abbia visto: scruto e poco dopo ecco spunta un'escursionista e poco dopo altri tre: provengono dalla capanna,vi anno pernottato in 6,con loro vi erano altre due ragazze e provenivano da Milano. Gli chiedo se avessero con loro il gps,visto la perfezione del tracciato: mi rispondono di si,pero la traccia l'avevano riconosciuta anche se sepolta dalla neve,poi per sicurezza hanno rilevato alcuni punti del tracciato per il ritorno in caso di forti nevicate. Ci salutiamo e riprendiamo il nostro cammino: Elisa mi chiede quanto manca e gli rispondo con la quota mancate che occorre per arrivare alla capanna,a ore è difficile dare dei dati esatti. Comincia a essere un poco provata,anche per il ginocchio che gli faceva un po male per via del menisco rotto quand'era bambina: comunque la rincuoro,eravamo fuori dal bosco,oramai mancavano qualche decina di metri e gli faccio notare il palo che segnala la sorgente,che indica l'ormai vicina capanna. Enrico è indietro,Piero mi dice che lo aspetta,cosi io conduco Elisa alla capanna e comincio a riaccendere la stufa: l'ambiente è ancora ben caldo,questa è una capanna che anche in caso non vi fosse stato nessuno a pernottare,si fa in fretta riscaldare. Poco dopo entrano Piero e Enrico e mi congratulo con tutti loro: chiedo ad Enrico come lo ritiene questo percorso a lui sconosciuto,se sicuro o no. La risposta è positiva. Per me,è di norma sulla base di ciò che dico,sia rispecchiato nella realtà,mostrandolo con i fatti. E' importante per quanto mi riguarda (ma dovrebbe esserlo per tutti) che non siano le belle parole a convincere,ma i fatti concreti,sulla base dei quali sia giusto dare una critica (un conto è sbagliare per dimenticanza,un altro e la negligenza nel prendere sottogamba le situazioni circostanti). Prendiamo posto a tavola,distribuisco tavolette di cioccolato,Elisa ci fa provare il suo extra fondente,buono e dal gusto fortemente amaro,Enrico ci fa assaggiare il pane fatto da sua moglie,al ripieno di cioccolato e alcune “praline” di dolci fatti in casa. Caro Enrico,che fortuna che hai! Poi racconta della sua passione per la montagna ed è proprio in un'escursione che conoscerà sua moglie,la quale lo ha coinvolto anche in imprese a lui non proprio console. Enrico,ha due amori,con i quali passa le giornate: quello verso la montagna e la sua consorte. Egli credo,o almeno è quello che provo,che soffra un poco,perché non può condividere,come una volta,la stessa passione per la montagna,con la cara consorte,in particolare nella stagione fredda. Gli anni passano e purtroppo gli acciacchi giungono e limitano il nostro forte volere e,per chi spesso si permetteva di fare grandi scarpinate,rinunciare è dura. Ma anche Enrico fa delle rinunce: quando mi sente dire che mi piace fare qualche fine settimana in capanna anche da solo,lui vorrebbe,ma la moglie non può lasciarla sola,anche perché resta in ansia,quindi,rinuncia ad una sua grande voglia di montagna per amore nei confronti della sua dolce metà e questo gli fa onore. Per un escursionista,alpinista,la difficoltà non sta propriamente nel percorso,o la tipologia di terreno che percorre,ma proprio a rinunciare (che sia una vetta,rifugio,valle) per la propria incolumità o,come Enrico,per colei che per anni insieme anno condiviso esperienze memorabili. Dopo due orette passate insieme,decidiamo di ripartire,fuori nevica,le nostre tracce sono quasi coperte dal fresco manto nevoso,ma si notano ancora,nessun problema e pian piano siamo a Nante dove...Zeus ci viene incontro....ma non mi riconosce,e rintronato per la presenza di Billie,però una volta salita in auto Zeus ritorna in se e appena mi vede a prendere un poco di neve,subito fa grandi balzi per giocare. Devo stare attento a non farmelo venire addosso altrimenti mi butta a terra.
Kommentare (8)