sabato 9 e domenica 10 marzo 2024: escursione ciclopica, con neve abbondante e bufera al rientro


Publiziert von Alberto , 20. März 2024 um 14:17. Text und Fotos von den Tourengängern

Region: Welt » Italien » Lombardei
Tour Datum: 9 März 2024

Vista da Andrea:

Con largo anticipo propongo due date x ritrovarci pur sapendo del “rischio” eventuale mio impegno di forza maggiore riguardante la giornata di sabato ma sempre con largo anticipo riesco a confermare mia disponibilità per l’intero week; Manuel si mette a disposizione in attesa di sviluppi e messo a conoscenza delle caratteristiche tecniche dell’itinerario scelto valuta essere nelle sue corde, si aggrega volentieri e i fatti gli daran ragione; Alberto riesce ad esserci pure lui e ci si mette in pista quanto di meglio x godere della magia della neve “finalmente” presente sull’arco alpino; anche la meteo ci mette nelle condizioni di poter partire dopo aver ponderato la scelta della destinazione (e su questo, la conoscenza real-time di Alberto è sempre una certezza).
Con l’ausilio della jeep “catenata” riusciamo a portarci a quota 1400, ci copriamo e partiamo ognuno con propria andatura sotto al nevischio che ci accompagnera' durante la prima oretta di salita: Alberto bonariamente sornione col suo costante & instancabile passo, Manuel che gradisce qualche sosta x bere e io che mi adeguo a lui e chiudo il gruppo che a me il cambio di ritmo non mi fa la differenza.
A quota 1700 inizia la traccia da battere, Manuel è alla sua seconda esperienza sulla neve, e’ entusiasta e si mette davanti; poi si entra nel bosco e allora decido di battere io che a me piace andare su dritto x dritto ma pensando a chi altro è in mia compagnia decido di fare zig-zag e rendere il percorso + morbido.
Giungiamo al rifugio, non abbiamo fatto nessuna impresa, semplicemente siamo arrivati come ci andava di arrivare, con tutto il tempo a disposizione dalla nostra parte; Alberto rimane scottato dal termine “devastato” usato da Manuel ma Manuel è così, compreso il suo slang giovanile! Ed è così il suo approccio alla fatica, lui che nel suo piccolo anche in montagna di fatiche ne ha fatte di ben maggiori e l’ha sempre “portata a casa”.
Dunque ad Alberto la meritata carta bianca di “Re di tutti i capanatt” che si mette subito all’opera x rendere accogliente il rifugio e demanda il compito di spalare la neve per liberare l’accesso alla legnaia (eseguito dal sottoscritto con una paletta…..ringrazio pure io la volpe che ha lasciato la pala nella legnaia!) e in poco tempo ci troviamo al tepore che invoglia ad 1 aperitivo.
Come giusto che sia, ognuno vive l’esperienza come gli piace, come gli va, come possibile: io mi sparo una 40ina di minuti di pseudo-sonno con la testa sul tavolo e la schiena rivolta al camino con in sottofondo dei racconti di montagna di Alberto; Manuel ascolta incuriosito e domanda mentre si gode il relax; Alberto non conosce sosta, un brianzolo mancato!
Chiacchieriamo, ceniamo, parliamo, ridiamo & scherziamo e giunge l’ora di andare a dormire.
Mi alzo alle 2.30 x motivi fisiologici e come da previsione nevica che è una meraviglia, al mattino si alza il vento e qui ce la si gioca 50/50: in questo caso non spazza via il maltempo anzi, ne accentua le condizioni.
Quando si alza Alberto “decide” di rientrare; lo vedo determinato, probabilmente sbaglio a valutare, mi dispiace leggere che ti abbia “pesato, inciso” cosi’ tanto, se l’avessi capito in seduta stante ti avrei fermato per parlare 1 attimo.
Io ho visto in te la volonta’ di rientrare subito (e per la cronaca, il punto di vista mio e dell’altro socio non lo sapevi, non è stato tirato in ballo, non è stato espresso) e ho fatto del mio meglio per lasciarti muovere come meglio credevi, come meglio ti saresti sentito lucido & sereno, unica esigenza mia/Manuel mangiare qualcosa e cosi’ ho fatto; anche tornati sulla neve ho seguito le tue indicazioni circa dove andare senza farti domande solo che quando hai attribuito a me un errore di percorso allora ho deciso che se devo stare davanti io allora faccio come dico io e cosi’ ho fatto, proseguendo senza navigatore anche quando te mi chiedevi come mai non lo stessi usando, io consapevole di averlo appresso e di poterne fare uso, in quel momento ho valutato che poteva restarsene in tasca, sarei tornato alla macchina senza, non ne avevo bisogno, sapevo dove andare.
Restando certa la profonda stima nei tuoi confronti nell’ambito montagna e non solo, personalmente non ho affidato la mia vita a te e ne vi ho messo quella di Manuel (è 1 uomo, mica decido io per lui, posso solo confrontarmi e consigliare come lui con me ma poi le scelte spettano a lui/me) e non vi ho visto questa via privilegiata per raggiungere il camposanto: vi era una struttura calda e legna a disposizione, il cibo, il posto per dormire, la meteo che dal tardo pomeriggio dava bello, il segnale sms/telefonico, ev frontali x giungere alla strada e percorrerla in caso di arrivo del buio, semplicemente ho valutato fattibile anche la tua idea di rientrare e l’ho accettata conscio che se in disaccordo mi sarei potuto fermare, fermo restando che a quel punto si mi sarei un po’ preoccupato x te.
Tornando al percorso, guardando la cartina, nella mia mente avevo disegnato dei taglioni differenti che sarebbero iniziati circa ½ km dopo alla traccia che abbiamo seguito noi che si è rivelata cmq molto bella e redditizia.

Gonzo

vista da Alberto:

PREMESSA: spero di riuscire a farmi capire per evitare problemi, a ME e a chi si aggrega per quanto riguarda l’escursione che viene proposta.

Ci tengo a sottolineare, che la mia esperienza in fatto di conoscenza inerente al territorio montano in generale, NON vuol dire che sono “ESPERTO esonerandomi da errori, sono umano come tutti gli abitanti di questa Terra, in carne e ossa e deperibile (qualcuno pensa di restare in eterno ma sbaglia di grosso, i cimiteri sono sempre lì a ricordarcelo) quindi sbaglio, ho sbagliato e sbaglierò probabilmente ancora ma, come è accaduto, limitato a me stesso.

Mentre, sbagliare e trascinare nell’errore gli altri , non va bene, cosa che forse per fortuna, o valutazioni fatte bene e scelte appropriate, fino ad una settimana fa mi pare che tutto sia filato liscio infatti, chi mi conosce, ripone la sua fiducia in me per quanto riguarda la scelta, sia con tempo bello, sia con maltempo, in particolare nella versione invernale che è ulteriormente complicata da gestire, in particolare quando vi è il maltempo, neve, nebbia e visibilità ridotta, tutte cose che ho affrontato negli anni di cui non ho mai perso il sentiero.

Di questo ringrazio personalmente TUTTI gli AMICI che negli anni si sono FIDATI e AFFIDATI alla mia esperienza ma, questo vale ESCLUSIVAMENTE per il 50% e l’altro 50% a chi si deve dare fiducia? Chi è l’altra metà che deve meritarsi la fiducia e da chi?

Sono gli AMICI che si aggregano o che mi chiedono dove andare e che mi lasciano “carta bianca” in cui RIPONGO la mia FIDUCIA in LORO e, in caso di circostanze in cui NON RIESCO a ottemperare, loro mi aiutino a SUPERARE il problema, ecco a chi va l’altro 50%.

Se manca questo “DIRITTO/DOVERE/FIDUCIA” allora non è possibile scegliere escursioni dove l’impegno fisico e mentale mettono a dura prova coloro che vi si avventurano, non è giusto “adagiarsi” e sentirsi “tranquilli” solo per il fatto che sono a conoscenza del percorso e di tutto ciò che serve, ma bisogna che anche il “conoscitore/accompagnatore” sia a conoscenza delle LIMITAZIONI di coloro che si aggregano e se non li ho mai visti in azione, chi li conosce meglio di me, DEVE ASSOLUTAMENTE riuscire a capire se possono o no partecipare (sempre riferendomi alla situazione invernale con neve).

Per evitare che qualcuno ci rimanga male al sentire che non può aggregarsi, si DEVE essere UMILI e ADATTARSI, organizzando qualcosa di più “FACILE” (meno ore di cammino, meno quota di massima elevazione, meno chilometri eccetera).

Personalmente riconosco che in questa escursione con ciaspole, non ho valutato la possibilità di mettere in difficoltà qualcuno e mi prendo il 50% di errore, ben sapendo che avrei potuto offrire altre scelte ma, con l’arrivo a quota decisamente più bassa: che risposta avrei ricevuto? Sarebbe stato d’accordo chi ha ricevuto l’invito? Diciamo che forti dubbi li ho, decisamente ma, è andata così, ripeto, ritengo e ammetto il mio errore per non aver approfondito con ulteriori domande (del tipo: cosa ha fatto, quante volte va in montagna e se va anche con la neve, quanto dislivello massimo ha fatto eccetera) sempre che, mi venga risposto con la dovuta responsabilità: il “vai tranquillo”, “non c’è problema” “non ti preoccupare” non fanno parte del 50% che meritano la mia FIDUCIA.

Poi, come accade, ci sono anche le giornate NO e di questo si è consapevoli (ed è giusto rinunciarvi se già si parte non perfettamente in forma: ad esempio con l’influenza) e possono capitare a chiunque, anche ai più “forti”, agli esperti e chi più ne ha ne metta ma ciò, non toglie il fatto che in condizioni avverse la situazione si possa aggravare ulteriormente quindi, per ridurre il rischio al minimo e aver valutato bene il più possibile le nostre capacità, si decide sul da farsi, oltretutto è doveroso imparare ad ascoltare e leggere ATTENTAMENTE, perché le frasi del tipo: ma io credevo, ma io pensavo, ma io ho capito, non aiutano ma INCASINANO ULTERIORMENTE la vita già incasinata, quindi MEDITARE e VALUTARE bene.

Questa è una doverosa premessa, (poi chi non ha tempo di leggerla e la trova assurda, esagerata o troppo lunga, sa ad ogni modo come la penso e il mio agire). passiamo al racconto inerente alla 2 giorni e buona lettura.

 

 

 

Un paio di mesi prima, se non ricordo male, Andrea mi chiede se mi aggrego per una ciaspolata (al momento non capivo se solo il 9 o solo il 10, infatti gli dico che il sabato mi è preferibile, poi scopro che è la classica 2 giorni…), ovviamente lascio sempre decidere agli amici che “meta” preferire.

La preferenza di Andrea è allettante, peccato che non ci si può andare per una serie di circostanze che nessuno conosce a parte me e dato che le specifiche le evito nelle relazioni, perché è giusto che chi va in montagna si faccia la propria esperienza.

Quindi considerando che la meteo è ancora decisamente pessima e in via di peggioramento, se si vuole fare una ciaspolata in sicurezza e in ogni caso, suggerisco un altra struttura, sempre in quota avvisando che sarei andato più su il possibile con l’auto e che dovrei rientrare un po presto alla domenica, quindi viaggerò da solo.

Ci troviamo all’orario stabilito e giunti al paese dove ritireremo le chiavi, ci accordiamo per salire con la mia auto, dopo di che, chi vuole scendere più tardi, libera scelta, si deve essere consapevoli che vi saranno km. E dislivello in più però, partire da oltre i 1400 metri (1,400 chilometri in meno rispetto all’ultima volta e 100 metri in meno di dislivello, non sono noccioline) è già un grande risparmio di fatica e non tutti possono se non si è equipaggiati di mezzi adatti e attrezzati ulteriormente per evitare sorprese che ti incasinano non poco.

Da questa quota procediamo con le mantelle causa nevischio che scende finemente e dal basso ben si vedeva che la cosa non sarebbe stata semplice...e ovviamente già pensavo alle previsioni del giorno dopo che sarebbero state in peggioramento quindi, consapevole di tutto, la decisione di salire in quota con l’auto può avere conseguenze gravi, mentre chi ha il mezzo più a valle, si fa qualche chilometro in più a piedi (5,400) ma arriva e non ha problemi.

Però sono fiducioso, non nella meteo che ci aspetta ma, del mezzo ben attrezzato.

Dopo aver camminato un po, gli amici decidono per una sosta, mentre io procedo con il mio passo lento ma, costante e giungo a quota circa 1700 metri dove la pista battuta dalla motoslitta finisce perché prende un altra direzione e attendo gli amici che mi raggiungono dopo una bella sosta per integrare energie e qui Manuel mi dice: “allora anche tu sei umano”.

Certamente, mi sono fermato per una sostina e attendevo voi per mandarvi avanti a batter pista, dato che fin qui sono stati “300” circa di dislivello con pista battuta, ora vediamo per i prossimi 400 circa come ve la cavate: è giusto mettersi alla prova, vi sono riuscito io partendo da ben più in basso in solitaria sorbendomi 1200 metri di dislivello, anche per la sola giornata per poi scendere, quindi non dovrebbe essere complicata la cosa per loro, decisamente più giovani (in teoria) mentre io resto a fare la scopetta e osservo come vanno le cose meditando sul fatto della scelta odierna, in quanto vedo già della sofferenza (a confronto gli oltre 1100 metri che richiedeva la meta proposta da Andrea, questa è una “passeggiata”...a pari condizioni).

E’ qui che uno capisce veramente cosa vuol dire farsi il mazzo da solo e quanta resistenza fisica si deve avere per riuscire a portare a termine l’escursione, è decisamente più facile, in parte, avere altri che battono la neve già battuta (o seguire la traccia della motoslitta), bisogna capire fino in fondo a 360° gradi cosa comporta farsi il mazzo da soli per eventuali solitarie in rifugi dove le difficoltà non sono poche.

Ho fatto alcuni calcoli inerenti all’orario di arrivo, considerando la quota di partenza e l’orario (8,35), per le 11/11,30 dovremmo arrivare.

Manuel dice che è devastato e resta secondo, Andrea ben si vede che è sofferente e si ferma spesso e io, noto che nonostante siamo partiti più alti, ci stiamo mettendo molto più tempo, vuoi a causa delle soste un po prolungate (giustamente ogni uno ha le sue necessità di integrazione vitaminica), vuoi che non vi è la forma fisica non a norma oppure l’età che avanza o, non si è predisposti a fare queste fatiche, (in tal caso è meglio scegliere strutture dove non vi è la neve o sono raggiungibili con metà del tempo e ce ne sono in abbondanza, basta non vergognarsene accettando anche le piccole escursioni, questo a mio modo di pensare).

Ovviamente ho evitato di fare le scorciatoie, altrimenti sarebbe diventata la “caporetto bianca” e forse, avremmo rischiato di dover rinunciare anche se le ore di sole sono aumentate, chi può saperlo? Ma pensarlo è cosa giusta.

Arriviamo a vedere il rifugio, oramai siamo alla sua quota e Andrea, invece di prendere in direzione del rifugio rimanendo in linea orizzontale, prende a salire per vedere dei cartelli: allora le forze non lo hanno ancora abbandonato, li supero e scendo verso la struttura.

Arrivati finalmente dopo ben 4 ore (non sarebbe la prima volta che ci metto questa tempistiche però, partendo da ben più in basso), entro nel rifugio e la prima cosa che faccio è guardare nella legnaia interna...qualche idiota ha ben pensato di non ripristinarla, vi erano dentro giusto 4 ciocchi, oltre a ciò, una montagna di neve ostruiva l’entrata della legnaia principale, quindi bisognava scavare...e il badile non era presente dove avrebbe dovuto essere, quindi do ad Andrea la paletta di ferro e si mette a scavare, poi in 2 si passano la legna per poi metterla sul davanzale della finestra dal quale la prelevo fino a riempire bene la legnaia interna (la legnaia esterna è stata reintegrata dopo che avevo avvisato il responsabile che stava scarseggiando: a riguardo, ci tengo a ribadire che i fruitori delle strutture, DEVONO avvisare se sta per esaurirsi la legna e anche per altre cose importanti, non penso che sia difficile...sempre che si è INTELLIGENTI e non MENEFREGHISTI IMBECILLI) quando vedevo che vi era una buona scorta, ho cominciato ad accendere il camino, poi la cucina a legna: non abbiamo tolto la neve dal contenitore del gas, dato che utilizzavamo la cucina a legna era sufficiente.

I responsabili hanno anche provveduto a portare bicchieri in vetro e piatti in ceramica o simile che mancavano, ora il rifugio è ben fornito, peccato che qualcuno lo ha utilizzato lasciando: piatti e bicchieri sporchi, acqua della tanica completamente vuota, una teglia da forno sporca e ben due caffettiere usate di cui una con presenza di muffa, dei perfetti menefreghisti imbecilli, ovviamente la cosa è stata segnalata dal sottoscritto.

Noi abbiamo usato i piatti che ha portato Andrea e le nostre posate, mentre il resto che abbiamo trovato mi sono limitato a metterlo in ordine e basta. Se qualcuno li trova sporchi, è roba lasciata dagli altri, ho pulito le 2 caffettiere e la teglia: quelli che si sono fatti il caffè e lo han lasciato li invece di pulire il tutto, gli si dovrebbe innestare un po di intelligenza artificiale, forse andrebbe meglio.

Il pomeriggio trascorre con i lavori domestici, passo un po il pavimento (in 2 giorni ben 3 volte), Andrea nel frattempo è crollato per il sonno e la stanchezza, una cosa normale quando ci si rilassa dopo la fatica, verso le 18 ripristiniamo nuovamente la legna all’interno (ovviamente le foto e il video ne documentano il tutto).

Andrea cucina e io contribuisco a lavare il tutto, poi vien sera e il sonno sopraggiunge come la stanchezza, decisamente sostenuta per qualcuno un po meno per qualcun altro, quindi si va a nanna non prima sul da farsi inerente al giorno dopo: avviso che le previsioni della domenica sono decisamente peggiori, quindi non c’è da pensare di starsene quassù a gingillarsi…

Verso le 6,30 vedo la luce dell’esterno che filtra attraverso le gelosie però decido di starmene a letto e mi domandavo: si alzerà qualcuno a vedere che succede fuori? E nel caso che non serve andarsene presto, riattivare la stufa? Tutto è tranquillo...ma, alle 19,30 decido di alzarmi anche per espletare bisogni fisiologici e nel mentre che mi preparavo per uscire, sento un rumore esterno, pare sia vento forte, per un momento pensavo ad un miglioramento non previsto ma, uscito dalla struttura, vento forte e neve abbondante, visibilità ancora buona ma, meglio prepararsi a rientrare, oltretutto le nostre impronte sparite e la coltre di neve fresca abbondante.

Rientro nella struttura, accendo la luce e avviso che si sbaracca a causa del maltempo: Andrea mi chiede per la colazione...forse la mia presenza non gli fa temere quello che fuori sta succedendo, quindi rispondo che stufa e camino rimangono spenti e si deve sloggiare, per la colazione, presumo che barrette o cioccolato, biscotti e via discorrendo, siano una buona dose di energia, se si vuole un tè caldo bastava mettere in un thermos la sera prima dell’acqua bollente, cosa di cui avevo spiegato quando sono a fare la 2 giorni in modo da evitare di riaccendere la stufa o il gas (che in questo caso l’accesso era sommerso ancora dalla neve).

Mentre ci diamo da fare per preparare gli zaini, io comincio a ripassare il pavimento che si è sporcato nuovamente poi, quando gli amici sono usciti, lo ripasso ancora perché non ero soddisfatto.

Finalmente alle ore 8,30 partiamo e do le indicazioni ad Andrea che lo lascio davanti (per buona ragione: dovevo testare la sua capacità di orientamento in questa situazione che mai ho vissuto con lui), dicendogli di dirigersi verso il masso, senza salire ma, rimanendo in piano, segue Manuel ed io: giunti leggermente sotto la strada, risaliamo il bordo e ci troviamo sul piano stradale completamente “distorto” a causa della neve portata dal vento e comunque ben si capisce dove si deve procedere ma, pochi metri avanti, Andrea prende a salire a sinistra, lascio fare per vedere se si accorge che sta sbagliando, poi lo chiamo e gli chiedo dove stai andando? e mi risponde che si sta dirigendo sulla strada a monte...

Lo avviso che la strada è sotto di noi, lo conferma anche Manuel che spesso si voltava per vedere se ero dietro di lui, forse preoccupato per me, considerando l’età he he he, allora gli dico che gli sto alle calcagna perché devo controllare dove si sta andando, infatti successivamente Andrea prende a salire e lo avviso nuovamente che la strada è più in basso.

Come detto nella premessa, siamo umani, l’errore rientra nel preventivo considerando la tormenta di neve, però come ho detto ad Andrea, bisogna fa balà l’occ e, se non si è in grado di farlo, allora ci si deve adattare a programmare escursioni solo con tempo bello o a bassa quota, oppure di deve usare il GPS che sicuramente ha registrato il percorso di andata, non c’è da vergognarsi nell’usarlo, intanto si vede la sua funzionalità, non serve tenerlo in tasca per registrare le varie opzioni rischiando di registrare un tracciato sbagliato come stava accadendo se non intervenivo.

Questo fatto però, mi ha dato modo di mettere alla prova gli amici, per vedere la loro capacità di orientamento con un tale tempo che pochi vorrebbero affrontare a quelle quote dato che eravamo fuori dalla quota boschiva, la visibilità abbastanza buona ma passibile di peggioramento, quindi bisogna essere vigili, osservare bene o, ascoltare bene le indicazioni.

Ora so che scelte posso fare per evitare di trovarmi in qualche problema in cui si potrebbe rischiare grosso e, nel caso che non aggradano, non c’è problema, libertà di scelta, l’importante è sempre puntare a ridurre i rischi.

Giunti al limitare del bosco il problema restante è quello della neve che scende bene, inarrestabile, persistente che vede il suo aumentare sopra i rami degli alberi e quindi la domanda è: quanta neve ci sarà all’auto? Fino ai 30 cm di neve soffice credo che di problemi non ve ne siano, però, è meglio non sperimentare, quindi prendo le scorciatoie che non abbiamo fatto in andata, avviso che l’altimetro è sballato a causa dell’ulteriore abbassamento della pressione, quindi l’altezza è aumentata, calcolo un centinaio di metri in eccesso e Andrea giustamente dice che è meglio non scendere sotto la quota dov’è parcheggiata l’auto e mi chiede se ho bisogno il GPS, gli rispondo che non serve.

Infatti ad un successivo incrocio con la strada, il sentiero procedeva oltre ma noi prendiamo la stradetta e giungiamo senza problemi all’auto in 1 ora, discesa eccellente!

Dopo essermi preparato, avvio l’auto e partiamo senza alcun problema e a circa 200 metri sotto, sempre a quota neve, decido di togliere le catene, meglio qui con la neve che più sotto con la pioggia, poi riconsegna chiavi e procediamo verso casa, lungo il tragitto, pioggia a ettolitri, strade che sembravano torrenti ma, in compenso il traffico scorrevole anche se pensavo a molte meno auto.

Ringrazio Andrea e Manuel per la loro collaborazione, mi auguro che questa avventura possa aiutarli a essere più “decisi” verso scelte dove la fatica è più ridotta e l’orientamento richiede meno attenzione e la facilità di perdersi decisamente ridotta però, sono scelte “difficili” da accettare, forse proprio perché troppo semplici.

 

Il “bradipo delle Alpi”


Tourengänger: Alberto, gonzo


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