"Ano 1812 adi magio Giacomo Zan-Zanin stato ofeso di questo saso e dopo 35 ore paso da questa vita altra".
Il masso che aveva provocato la disgrazia mortale del povero Giacomo Zan Zanin si trova ai margini della mulattiera che sale da Foroglio, in cima alla lunga salita che si chiama Erta d' Forói. In quel tempo, durante i lavori stradali il macigno si era mosso improvvisamente e aveva schiacciato quel poveretto fino all'inguine condannandolo a morte. Così scrive Plinio Martini: "gli portavano su camomilla dalla frazione e gli recitavano il rosario e le orazioni dei morti alla luce delle lanterne, c'era su il prete e mezzo paese, erano scesi anche dagli alpi per vederlo".
Il fatto aveva suscitato tale impressione che lo si volle ricordare incidendo la frase lapidaria sul famigerato macigno, un ricordo pietrificato di una delle innumerevoli sciagure capitate in Val Bavona. La scritta fu eseguita dal nipote Giuseppe, che scolpirà pure quella di Foioi.
 
 

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