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Il "Sentiero dei Frati" sulla Cima d'Erbea W.
Il professor Giuseppe Mariani che, accompagnato, fece la “prima escursione turistica” al cosiddetto “Sentiero dei Frati”, ebbe l’onore di una segnalazione sulla guida del CAS, la quale dice, di questo passaggio, che, “senza essere particolarmente difficile, richiede passo sicuro e assoluta indisposizione alle vertigini” essendo una “stretta cengia rocciosa”, poco battuta, larga dai 20 ai 60 cm.
“Una parete a picco di 150 m si erge in alto quasi al disopra della testa del viatore, mentre un abisso spaventoso s’apre in basso quasi rasente al suo piede. Narrasi che i frati del convento di S. Giovanni, che sorgeva a sinistra dell’impetuoso Dragonato di Bellinzona, precisamente laddove la ferrovia attraversa il torrente, e quelli di Faido esercitassero la loro cerca fin su quelle alpi e ne scendessero con ricco fardello di burro e di formaggio. Per accorciare la via taluno di essi, che forse ahi! doveva rassomigliare al padre Zenone del Bigorio piuttosto che all’esile relatore, si ostinò ad avventurarsi su quell’angusto ciglione.
Non si vide più al convento, e solo nel seguente anno si rinvennero al piede dell’alto dirupo alcune ossa ed i resti del sajo. In basso i lupi avevano sorpreso quel religioso e, senza riguardo alla sua condizione, divorato”.
Fonte: “Va sentiero”, Plinio Grossi, UBS Bellinzona, 1987, pag.105.
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