Entro nella zona che la carta topografica chiama Costa di Schenadüi. Non mi è possibile continuare linearmente perché il terreno è caratterizzato da rilievi rocciosi, placconate, valloncelli ed estesi nevai infidi. Dopo alcuni passi su neve apparentemente dura, all’improvviso gli scarponi sprofondano con il rischio di farsi male. Nel limite del possibile cerco quindi di aggirare i nevai, prolungando il percorso. Vedo una lepre alpina (Lepus timidus), già quasi completamente nella livrea estiva, con la punta delle orecchie nere: bene, in questo ambiente selvaggio c’è almeno un segnale di vita.
 
 

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