Scapolite nobile - (Na,Ca)4[Al3Si9O24]Cl - 21 mm - Lago Tremorgio - Collezione personale.

Nuovo ritrovamento di scapolite nobile al Tremorgio

Nel lontano 1929 (ma la comunicazione ufficiale venne fatta solo nel 1930) il mineralogista Carlo Taddei trovò per la prima volta la scapolite nobile al Tremorgio.
Nel 1931 i professori Parker, Jakob e Brandenberger, fecero una descrizione esatta del giacimento.
La scapolite è un silicato di calcio che si trova prevalentemente nei calcari e nelle dolomie che hanno subito una metamorfosi. I cristalli hanno abito prismatico, allungato e a sezione quadrata, il loro colore è giallo paglierino e la durezza è compresa fra 5 e 6,5. Pur non essendo pietra dura per eccellenza essa può essere tagliata, ed è molto splendente, da ciò la qualifica di “nobile”.
Il ritrovamento del Taddei ebbe all’epoca grande risonanza in particolare perché le scapoliti di questo tipo risultano assai rare.
Per molti anni, nonostante le continue ricerche, non si fecero più ritrovamenti importanti e la scapolite entrò a far parte di quella schiera ristretta di minerali che sono il sogno di ogni cercatore.
Nel 1966 Marco Pacciorini, seguendo alla lettera i consigli del Taddei, effettua un secondo ritrovamento assai importante che diede la bellezza di 610 cristalli compresi fra 5 e 67 mm di lunghezza. Le indicazioni del Taddei si rivelarono fruttuose, ma non si devono dimenticare lo spirito d’osservazione e la costanza meticolosa del suo ex allievo.
Nel 1971 cercatori lucernesi effettuarono una nuova campagna di ricerca e in quell’occasione vennero alla luce alcuni esemplari.
Lo scorso mese di giugno (1979) è stata effettuata una nuova campagna di ricerca sotto la direzione dell’Ufficio delle Miniere e del Museo cantonale di storia naturale.
La ricerca venne affidata a Marco Pacciorini e a Luigi Crippa di Bellinzona che oltre alla loro esperienza di cercatori hanno messo a disposizione la loro at¬trezzatura speciale. Funzionari dell’Ufficio Miniere del Museo cantonale hanno costantemente seguito i lavori.
Dopo un lungo e faticoso lavoro di preparazione si arrivò nella zona dei “possibili ritrovamenti”. Le condizioni di lavoro furono facilitate dal bel tempo e dalle temperature miti. La ricerca è stata coronata da successo, è stata aperta una drusa di medie dimensioni, cm 30 x 25 x 30 e sono stati trovati ca. 500 cri-stalli di scapolite.
II più grosso cristallo misura 71 mm di lunghezza e dovrebbe essere il più grande cristallo di tutti i tempi. Alcuni cristalli si trovano impiantati su roccia, fatto questo abbastanza raro anche se in realtà non si tratta di una crescita vera e propria.
I cristalli sono trattenuti da scagliette di mica che a loro volta formano delle masse che ricoprono le pareti e il fondo della fessura. L’operazione ha permesso di raccogliere molto materiale particolarmente interessante. Sono stati prele¬vati campioni di roccia del giacimento e si è prestata particolare attenzione a tutta la paragenesi.
Assieme alla scapolite sono venuti alla luce i seguenti minerali:

- mica (muscovite e biotite), in molti casi la mica forma magnifiche rosette. Il colore varia fra il giallo bruno e il bronzeo.
- calcite, costituisce la massa maggiore. Essa si presenta compatta ma si sfalda facilmente secondo i caratteristici romboedri. Il colore varia dal bianco-grigio-blu. Altre volte si presenta in masse tondeggianti e a volte corrose, in questo caso il colore tende al bruno chiaro.
- limonite, prevalentemente terrosa.
- quarzo, piccoli quarzi non sempre ben formati, quasi tutti provengono dal forno a scapolite. Una parte di essi era attaccata alla massa quarzosa, gli altri erano sciolti all’interno del forno. Alcuni erano interminati.
- rutilo, aghetti sottili, a volte sagenite, il colore è rosso dorato o rosso scuro.
- pirite, è presente specialmente nella roccia circostante ed è più rara nella fessura. A volte i cubi sono lucenti, a volte sono già alterati.
- epidoto, questo minerale è risultato il più raro del giacimento ed era presente nel quarzo e lontano dal forno.
La paragenesi risulta ancora uguale a quella descritta dal Taddei però rispetto al ritrovamento del 1971 mancano apatite e albite (di questi minerali però ci manca una descrizione e non sappiamo dove esattamente fossero localizzati e quali dimensioni avessero).
Il Museo cantonale di storia naturale dispone ora della più grande collezione di scapoliti delle Alpi. Una parte del materiale è destinata atto studio e alle analisi di laboratorio.
Ci sembra assai importante il nuovo criterio di ricerca: infatti viene data la massima importanza a tutto il materiale estratto comprese le rocce incassanti, i materiali che delimitano il forno, ecc.
In questo modo chi volesse intraprendere uno studio specialistico sarà sicuramente facilitato nel lavoro.
Il Museo cantonale di storia naturale e l’Ufficio miniere ringraziano i collaboratori che hanno prestato la loro opera sul terreno, il Patriziato generale di Prato Leventina per i permessi concessi e la direzione dell’AET che ha messo a disposizione gli impianti di risalita e la capanna al Tremorgio.

ELIO STEIGER

Omaggio al professore che mi ha indirizzato alla mineralogia.

Fonte: Il Nostro Paese, Bollettino bimestrale della Società ticinese per la conservazione delle bellezze naturali ed artistiche, no. 133, febbraio 1980
 
 

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