Il canto del cucù mi suona come un dileggio. È una vera faticaccia, che mi obbliga a compiere una quantità industriale di inversioni ravvicinate. In un tratto sono addirittura costretto a trasformarmi in animale arboricolo, una specie di cercopiteco, tutt’altro che agile. Per superare un punto ostico, devo infatti togliere gli sci ed issarmi sui rami di un larice.
 
 

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