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E’ quando si attraversano questi gruppi di baite in rovina (in questo caso quelle di Scellina Superiore) che vengo preso da grande tristezza, perché penso alla fatica e alla tenacia di chi ha realizzato queste costruzioni, una volta ben vive, e che ora piano piano vengono riprese dal bosco che inesorabilmente avanza. Certo, si può dire che il bosco si sta riprendendo quello che l’uomo gli ha tolto, ma non si possono dimenticare i grandi sacrifici fatti da queste persone che ci hanno preceduto. La solitudine di questi alpeggi, le stupende montagne e i grandi panorami, l’ambiente selvaggio e la storia di questa Valle (da quella dei disboscamenti, alle lotte partigiane e all’inesorabile abbandono) contribuiscono ad alimentare il cosiddetto “mal di Val Grande”: non sarò mica malato ???....
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