Coppi ad Arosio.
A partire dal Cinquecento e fino ai primi decenni del Novecento, una parte importante degli emigranti di alcuni comuni malcantonesi esercitava il duro mestiere del fornaciaio. “Lavoravano ben 15 ore giornaliere a scavare, impastare argilla, a preparare in apposite forme mattoni coppi embrici e a disporli per la cottura nella fornace, un tempo alimentata a legna. Era un lavoro estenuante e mal compensato”.
Un fornaciaio commenta:
“Nei giorni feriali non c’era neppure da discorrere di lasciare la fornace. Si lavorava dalle stelle alle stelle, sull’aia arroventata da un sole in fiamma, quando poi non c’era da correre a trasportare le tegole sotto i portici, per sfuggire al temporale che voleva farne altrettante ‘quaglie’. C’era ben da pensare di andar all’osteria, nei giorni di lavoro!” Francesco Alberti, Il Voltamarsina, Bellinzona, 1932.
 
 

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