Alpe di Chièra (2038 m), alpeggio caricato da almeno 800 anni. Appartiene alla Degagna Generale di Osco, fu costruito attorno al 1200 come alpe per il pascolo dei cavalli da soma. Questi erano utilizzati nei trasporti lungo l’antica via che raggiungeva Freggio e proseguiva verso Catto e Lurengo, una via parallela a quella utilizzata lungo la sponda destra del fiume, passante per Dalpe e per Prato Leventina. In seguito l’Alpe fu poi sfruttato per vitelli, manze e capre in modo intensivo. I pascoli alpini erano molto più produttivi rispetto ad ora: il bestiame vi restava più a lungo, si produceva fieno e prodotti caseari. Oggi l’alpe è utilizzata estensivamente con pochi capi di manze, vitelli e pecore, che vi permangono solo durante il mese di agosto.
In tempi passati, per estendere le zone adatte al pascolo, vennero scavati diversi canali di drenaggio che prosciugarono alcune zone palustri sulle aree pianeggianti. I segni di questi canali, oggi ancora ben visibili per la loro linearità, si stanno cancellando, lentamente, con la crescita naturale della vegetazione. La zona palustre dell’Alpe di Chièra è considerata d’importanza nazionale e di particolare bellezza perché è unica nel suo genere ed è una delle più pregiate. I biotopi presenti, iscritti in inventari nazionali e cantonali, sono vitali per molte specie rare e minacciate d’estinazione. La sua salvaguardia è quindi essenziale per la conservazione della biodiversità.

 
 

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