Cima Tosa (Dolomiti di Brenta)
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Partiti da Molveno, io e Manuela, ci addentriamo nella solitaria Val di Ceda per raggiungere, con percorso alternativo il rifugio Agostini in Val d'Ambiez. Arrivati al Passo Ceda il colpo d'occhio sulla Cima Tosa è spettacolare, con ben in vista il catino roccioso in cui domani dovremo scendere. Dopo la pausa pranzo e conseguente pennichella, ci innestiamo sul sentiero Palmieri (n°320) tramite cui raggiungiamo il Passo Forcolotta di Noghera e poi il Rifugio Agostini.
"A pochi metri dal rifugio giacciono tre grandi massi, testimonianza della frana che all`alba del 18 luglio 1957 risparmiò la struttura e i suoi ospiti. La torre Jandl, ardito campanile situato all'apice della vedretta d`Ambiez crollò frantumandosi e i suoi massi caduti sulla vedretta scesero verso il rifugio, alcuni lo oltrepassarono passandogli vicino mentre i due più grossi si fermarono sopra a circa 50 metri di distanza."
Inoltre l'anno scorso una enorme valanga ha in parte divelto il secondo piano della struttura, ora in fase di sistemazione.
L'indomani mattina partiamo presto, sovrastati dalla grande parete di Cima d'Ambiez da cui non si riescono a staccare gli occhi. Passiamo la Vedretta d'Ambiez (con i ramponi), breve tratto di facile ferrata ed infine raggiungiamo la Bocca d'Ambiez e l'attacco della via Migotti che rappresenta una valida alternativa alla via normale.
Questa si inerpica sulle rocce sovrastanti con passaggi di II grado interrotti da brevi tratti con sfasciumi (non facilmente proteggibili). Non essendoci un percorso obbligato è facile "perdersi" negli ampi spazi di questa parete. Ogni tanto si intravede qualche sbiadito segno rosso e compare qualche ometto anche se questi ultimi, soprattutto nella prima parte, tendono a portarti nei tratti considerati più semplici ma anche con più sfasciume. Quindi meglio stare sulla roccia più solida ma ben appigliata.
Saliamo principalmente in conserva protetta e ogni tanto mi fermo a recuperare Manuela e il materiale. Finchè, quasi improvviso, si stende un mondo ampio e orizzontale: è Cima Tosa, con la sua ampia sommità su cui giace un nevaio (immagino destinato a scomparire).
Che posto incredibile!
Vorremmo fare una bella pausa ma qualche nebbia sembra stia arrivando nella nostra direzione e non conosciamo la via di discesa quindi prima di trovarci a girovagare a caso, decidiamo di metterci subito di nuovo in cammino. Scopriamo che numerosi ometti guidano lungo il terreno accidentato ma senza particolari difficoltà (al massimo passaggi di I grado) fino a dove iniziano le calate. Per comodità calo Manuela e poi io scendo in doppia. Un paio di tiri e siamo di nuovo su terreno tranquillo ... che avventure!!!
Seguendo il comodo sentiero del Brentari, arriviamo al Rifugio Pedrotti dove finalmente sostiamo con calma per riprendere un po' le forze. Poi imbocchiamo il lungo ma bel sentiero che ci riporterà a Molveno, dove un sacco di gente si sta godendo in montagna questa bella domenica di luglio.
"A pochi metri dal rifugio giacciono tre grandi massi, testimonianza della frana che all`alba del 18 luglio 1957 risparmiò la struttura e i suoi ospiti. La torre Jandl, ardito campanile situato all'apice della vedretta d`Ambiez crollò frantumandosi e i suoi massi caduti sulla vedretta scesero verso il rifugio, alcuni lo oltrepassarono passandogli vicino mentre i due più grossi si fermarono sopra a circa 50 metri di distanza."
Inoltre l'anno scorso una enorme valanga ha in parte divelto il secondo piano della struttura, ora in fase di sistemazione.
L'indomani mattina partiamo presto, sovrastati dalla grande parete di Cima d'Ambiez da cui non si riescono a staccare gli occhi. Passiamo la Vedretta d'Ambiez (con i ramponi), breve tratto di facile ferrata ed infine raggiungiamo la Bocca d'Ambiez e l'attacco della via Migotti che rappresenta una valida alternativa alla via normale.
Questa si inerpica sulle rocce sovrastanti con passaggi di II grado interrotti da brevi tratti con sfasciumi (non facilmente proteggibili). Non essendoci un percorso obbligato è facile "perdersi" negli ampi spazi di questa parete. Ogni tanto si intravede qualche sbiadito segno rosso e compare qualche ometto anche se questi ultimi, soprattutto nella prima parte, tendono a portarti nei tratti considerati più semplici ma anche con più sfasciume. Quindi meglio stare sulla roccia più solida ma ben appigliata.
Saliamo principalmente in conserva protetta e ogni tanto mi fermo a recuperare Manuela e il materiale. Finchè, quasi improvviso, si stende un mondo ampio e orizzontale: è Cima Tosa, con la sua ampia sommità su cui giace un nevaio (immagino destinato a scomparire).
Che posto incredibile!
Vorremmo fare una bella pausa ma qualche nebbia sembra stia arrivando nella nostra direzione e non conosciamo la via di discesa quindi prima di trovarci a girovagare a caso, decidiamo di metterci subito di nuovo in cammino. Scopriamo che numerosi ometti guidano lungo il terreno accidentato ma senza particolari difficoltà (al massimo passaggi di I grado) fino a dove iniziano le calate. Per comodità calo Manuela e poi io scendo in doppia. Un paio di tiri e siamo di nuovo su terreno tranquillo ... che avventure!!!
Seguendo il comodo sentiero del Brentari, arriviamo al Rifugio Pedrotti dove finalmente sostiamo con calma per riprendere un po' le forze. Poi imbocchiamo il lungo ma bel sentiero che ci riporterà a Molveno, dove un sacco di gente si sta godendo in montagna questa bella domenica di luglio.
Tourengänger:
Andrea!
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Kommentare (14)