Tanèda (2328 m)
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Il capriccioso autunno 2013 ormai lo conosciamo tutti: è già un miracolo riuscire a fare un’uscita… che la gita risulti entusiasmante ed incidentalmente si riesca ad arrivare anche in cima è poi un vero miracolo! Una finestra di bel tempo di mezza giornata va già accolta come una manna caduta dal cielo… per cui alla luce di queste considerazioni non è strano avere pronti due piani alternativi per la stessa zona. Così è stato il caso oggi.
Veniamo ai fatti: dal Ponte sul Fiume Peccia salgo fino alla Grassa del Piatto (nei pressi della Capanna Poncione di Braga) con un sole abbastanza promettente. Man mano che piego verso SSE entro nel cono d’ombra prodotto dal versante N del Pizzo della Rossa: brina sull’erba, verglas sulle pietre, e versanti ripidi costituiscono un triade che è tutta un programma… Procedo con massima circospezione e dopo aver superato il versante N, raggiungo il punto d’attacco della cresta NE del Pizzo della Rossa. Il sole ormai pallido non è riuscito a far sciogliere il verglas, e nei pochi punti in cui ciò è accaduto, la roccia è bagnata. La cresta è ripida e non ci sono le condizioni per una salita in sicurezza, per cui decido di passare immediatamente all’altra opzione: Tanèda (ce l’ho di fronte…!). Per la discesa scelgo il ripido costone NE, che ha il vantaggio di presentare meno brina, anche se l’erba è comunque bagnata. Il giro è più sicuro anche se un tantino più laborioso rispetto alla via di salita. Piego poi a sinistra e mi dirigo nuovamente verso la Grassa del Piatto.
Taneda
Da qui in pochi minuti raggiungo il Rifugio Poncione di Braga (detto anche Rif. Seròdano) dalla quale si diparte il sentiero che porta verso il Filo della Tanèda. Il versante è esposto a Sud, quindi nessun problema di brina o ghiaccio (salvo qualche piccola pozza ghiacciata in prossimità dei guadi dei riali). Raggiungo l’ometto in località “Costa” (dotato di “libro di vetta”) e poi mi dirigo verso il Filo della Tanèda propriamente detto. Cartelli indicatori (di cui uno girato dalla parte sbagliata – ho provveduto a ripristinare la corretta direzione) suggeriscono il giro ad anello che avevo già intrapreso in occasione della salita al Poncione di Braga e al Mottone, e che mi ero ripromesso di non più ripetere (interminabile, anche se piacevole).
Il versante che porta alla Tanèda è un versante NNW, per cui anche qui brina e verglas, ma la distanza da percorrere è molto breve e le rocce sommitali si possono aggirare da N su pendio erboso con poche roccette. Percorro con attenzione quel poco che c’è da percorrere e guadagno così il corposo “cilindro di vetta dotato di croce istoriata” (nonché di libro di vetta) della Tanèda (2328 m). La vista è ormai guastata da nuvole e nessuna della montagne circostanti (Rossa, Castello, Pulpito, Poncione, Mottone… e nemmeno dall’altra parte: Mascarpino, Pizzo del Piatto di Röd) è visibile, con l’eccezione – temporanea – del Cavallo del Toro (un nome interessante…). Si vede però tutta la via di discesa con lo spettacolo dei larici in fuoco ed il bacino del Piano di Peccia giù sul fondovalle.
Mi fermo il necessario e poi mi ridirigo da dove sono venuto. La discesa non presenta novità rispetto all’andata, salvo che al trivio di quota 1775 mi accorgo che un bel canalino percorribile potrebbe – in occasione di una nuova salita verso la Rossa, ma ormai se ne parlerà l’anno prossimo… - far risparmiare un bel po’ di strada, evitando il lungo giro verso la Grassa del Piatto e il Rifugio.
La Tanèda: non ci avrei mai pensato se non fossero state le condizioni a farmici pensare. Ma viste le premesse posso comunque andare soddisfatto: acqua non ne ho presa, e tenendo conto che a novembre a queste latitudini (la Tanèda è più a Nord del Basodino e del P. Campo Tencia) di solito c’è abbastanza neve da venirci con gli sci, va bene così.
Tempi e dislivelli:
Andata, compresa esplorazione: 4 ore e 30’ – disl. 1418 m.
Andata, senza esplorazione (solo Tanèda): 3 ore e 15’ – disl. 1208 m.
Ritorno: 2 ore e 45’
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