Del percorso per arrivare al Rotondo ci sono centinaia di relazioni, per cui nulla di dire in merito.La neve bella e farinosa, di sicuro ha regalato agli scialpinisti presenti una divertente discesa (tutti svizzeri tedeschi).
La salita è stata abbastanza veloce e piacevole e le mie nuove ciaspole hanno fatto,anche sui traversi, il loro lavoro in modo egregio. La discesa ci ha fatto un pò penare e la pendenza, sempre sostenuta, ha messo a dura prova i nostri nervi e le unghie dei piedini...ma solo fino al canale che scende dal Gerenpass, poi totale relax fino all'auto. Ora, però, voglio lasciare la parola a Marco...
Il parcheggio, fuori non fa freddo, o forse si, e soffia un po’ di vento, il sole non è ancora sorto sulla valle, ma a oriente il cielo si va facendo sempre più chiaro e vivo. E’ l’ora che più mi piace, esplosa di quella luce livida e frizzante che precede l’alba tra i monti. E’ l’ora delle leggende antiche e dei miti ingenui e puri.
Lontano, da qualche parte, Achab deve essere già sulla sua tolda. Forse anche lui sta scrutando l’orizzonte che schiarisce, stanco della sua montagna senza fine, ma deciso a salirla fino in fondo, senza arrendersi.
Certo, non si può pretendere di vedere il suo mare da qui, ma che importa? Moby Dick può passare ovunque, anche dalla val Bedretto, anche ora.
La verità è che mi piacerebbe tanto esserci, quando Achab le scaglierà contro l’inutile, disperata, eroica arpionata finale. Sento forte il desiderio, mentre cammino nel vallone che porta al rifugio, di volerlo aiutare, nella sua sfida contro quel mostro infernale che sempre divora ogni cosa bella.
Mi guardo attorno, ma vedo solo i ripidi pendi nel paesaggio invernale e le tante radure dei boschi, dove, in un’altra stagione della vita e dell’anno, sarebbe bello sdraiarsi con una donna accanto, a guardare i giochi del cielo e delle nuvole tra i rami degli alberi.
Ora, sotto la neve, tutto sembra così lontano, così assurdo, eppure altrettanto maledettamente bello. Comunque.
Dopo la capanna-rifugio c’è di che perdersi, ma so che con Laura non succederà. Un dosso, poi un tratto molto ripido a destra e poi alcuni brutti traversi, e infine il Passo di Rotondo, mi pare.
Da qui si vede benissimo la nostra montagna e un’altra, forse ancora più intrigante, alla sua sinistra, che ha un nome che non imparerò mai.
Fa bella mostra di un canalino centrale che, con la neve giusta, forse...!
E’ proprio bello quassù! Qui la nostra legge non arriva. Qui la legge è ancora il nevaio, la nuvola, la bufera, la tenebra. Sebbene molte cose siano mutate anche sui monti.
Lo sa l’Olimpo, lo sa il monte Ida, lo sanno monti più selvaggi ancora. Sono giunti dei mostri che prima non c’erano e l’acqua, il vento e la nube, ora non sono più cosa nostra.
Da tempo noi uomini non possiamo più stringerci alla natura, semplicemente generando e vivendo.
Mentre questi pensieri svaniscono, Laura, che sempre mi precede, sta salendo con i ramponi su un ripido canale. E' quello che porta proprio sotto al torrione sommitale.
L’ultimo gioco sarà con un breve tratto di roccette facili, per quanto dispettose e, qualcuna, anche bugiarda.
Poi, soltanto la mano tesa di Laura, l’omino di vetta e le nostre coscienze un poco e per poco più vicine al cielo!
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