Sosto (2220 m)
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L’ascensione al Sosto è una di quelle cose che girano nella testa per parecchio tempo, arrivano così per caso, una volta, d’inverno, durante una sciata a Campra e stanno lì a sedimentare finché poi non sbuca all’improvviso la fatidica domanda: “Sarà fattibile?”, “Sarò in grado di farcela con le mie misere forze, o bisognerà essere un alpinista con i contro-fiocchi, e corde e moschettoni e chiodi e tutta quella attrezzatura che non ho mai usato, perché va oltre le mie possibilità?” Non lo so ancora se riuscirò a raggiungere la cima, comunque, se la situazione diventa pericolosa, posso sempre tornare sui miei passi; ma intanto proviamoci! La partenza è nei pressi del Pass Muazz, precisamente vicino ad una fontana, circa 200 metri prima del bivio tra la Val Carassino e Compietto/Olivone: basta attraversare il prato a destra ed iniziare a salire. In men che non si dica si incontrerà il sentiero che porta in vetta. La pendenza è di quelle che non lasciano respiro, azzarderei quasi che il tratto più impegnativo, in barba alle placche sommitali, è proprio questo, all’inizio. Il sentiero, all’inizio tra i larici, poi in mezzo all’erba e ai cespugli di pino mugo, porta, senza tregua, ad un traliccio. Il Matro e il Poncione Rosso si intravedono già, forse fin dalla partenza. Prendendo quota, i larici diventano sempre più rarefatti e appaiono sempre più evidenti le placche poste immediatamente sotto la cima. Si sbuca ad una bocchetta con vertiginosa vista su Campo Blenio. Ancora pochi passi sulla evidente traccia e poi comincia il balletto sulle placche, erbose, sì, ma pur sempre insidiose. La via da seguire non lascia dubbi, data la costante presenza di ometti: prima un traverso verso sinistra e poi, più agevolmente su in direttissima verso la cima. A scanso di equivoci, va ricordato che il passaggio su queste placche richiede buon senso dell’equilibrio e assenza di vertigini (e meteo favorevole!). Quando uno pensa di essere arrivato in cima, inizia la cresta sommitale, orizzontale ma aerea, in direzione sud. La croce di vetta, infatti, è posizionata all’estremo opposto a quello di salita, a picco su Olivone e per raggiungerla ci si sente come degli equilibristi sulla corda, visto che i due lati della montagna, a est e ad ovest, degradano ripidissimi da ambo i lati. Dalla croce di vetta il panorama verso sud è magnifico, mentre per ammirare la zona del Luzzone/Greina/Medel/Terri è necessario tornare sui propri passi e posizionarsi sulla cima Nord (che è anche più alta di quella che guarda verso Rivöi). Non starò a descrivere il panorama (indescrivibile, appunto), dirò soltanto che la discesa è impegnativa quanto la salita, nonostante il dislivello totale abbastanza contenuto. Proprio per questo motivo ho preferito scendere molto lentamente, affinché le ginocchia non soffrissero troppo. Certo che tornando verso Olivone e verso Aquila, e dando uno sguardo alla vetta appena visitata, questo Sosto sembra davvero impossibile …
Tourengänger:
tapio
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