Partiti con la decisione di salire la via normale (vedi percorso), io ed il mio socio Davide, compagno di tante scorribande in giro per i monti, abbiamo involontariamente deviato prima, imboccando così il vallone diretto sotto la grande bastionata inclinata che unisce le due cime di questa bella montagna che si fa ammirare ogni volta che si sale la strada per San Bernardino.
Siamo già alti e non abbiamo voglia di tornare indietro, così cerchiamo con lo sguardo una possibile via d'uscita verso l'alto. la neve è già presente nei versanti nord e tutto il circo di roccia davanti a noi sembra precluderci la nostra cima. Non sembra diffcile è tutta una scalinata inclinata molto particolare, una serie di diedri appoggiati con numerose possibilità di salita da quelle più facili ad altre più complicate.
In estate non dovrebbe essere difficile salirvi, ma oggi neanche a parlarne, è tutto verglassato ed infido.
L'unica saluzione è di compiere il traverso verso la cresta est-sud-est e vedere in che condizioni si trova.
Quando vi giungiamo, subito un pendio erboso ripidissimo ci dà il benvenuto in questa parte di montagna.
Ma le novità sono altre. La cresta s'impenna, si restringe, la roccia s'innalza. Il primo torrione lo scavalchiamo sulla sinistra, il secondo lo arrampichiamo, mentre il vuoto sotto di noi comincia ad essere notevole.
Comincio a credere che sarà sempre più dura andare avanti. Infatti arrivati ad un altro salto di roccia, vediamo un cordino di calata verso l'intaglio sottostante. Arrampicare in discesa lì è rischioso, sarà minimo un 4° grado da fare all'indietro senza corda, con un salto verticale sulla sinistra di almeno 100 metri.
Mi sposto sul versante in ombra (stranamente non ghiacciato), scendo il primo diedro, mi calo un paio di metri in un canalino e sono sul secondo diedro obliquo che sale verso l'intaglio. Grido a Davide di raggiungermi ed insieme siamo fuori "dai guai".
Da lì in avanti diventa più facile. Incontriamo la prima cima e proseguiamo sulla seconda.
Fortunatamente per la discesa non ci vengono in mente varianti strane, così ci buttiamo diretti verso la bocchetta.
Quando la raggiungiamo, notiamo che tutto il pendio di discesa è innevato. Ma è la prima neve senza fondo ed inconsistente. In più il vallone èun ammasso di sassi, un labirinto di buchi invisibili.
Scendiamo piano, ogni passo è una sorpresa, un'incognita,
Cadiamo decine di volte col rischio di "girarsi" il ginocchio ad ogni avanzata.
Quando finalmente siamo fuori ci viene da ridere nel quasi aver rischiato di più seguendo la normale, e ripensando a questa escursione e ad altre che ci piacerebbe fare, arriviamo alla macchina dopo quasi 7 ore di suole vibram.
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