Grigna Settentrionale o Grignone (2410 m)
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Attratto dalla geomorfologia carsica, di aspetto dolomitico, decido di effettuare una gita nel massiccio delle Grigne, il gruppo delle Prealpi più conosciuto della Lombardia.
Le Grigne, pur non raggiungendo quote elevatissime, spiccano da lontano grazie al loro isolamento geografico. Ad ovest sono delimitate dal profondo solco del Lario, ad est dall’ampia Valsassina, che le distaccano dal massiccio delle Orobie.
Dal 2005 le Grigne sono state inserite nel “Parco Regionale della Grigna Settentrionale”, un’area di oltre 5'500 ha.
Abbiamo così vissuto una superlativa giornata in un ambiente straordinariamente bello, con il valore aggiunto dei colori autunnali. Massiccia la frequenza di gitanti di tutte le età.
Partiamo alle 9.00 dal parcheggio sopra la conca dell’Alpe Cainallo. Le auto sono già numerose: è un formicolio di persone che si preparano alla camminata. C’è chi aspetta scalpitante l’auto degli amici in ritardo, chi calza gli scarponi, chi regola l’altimetro o il navigatore GPS, chi fuma la sigaretta, chi consuma una barretta energetica, chi scatta le prime foto o beve un sorso prima di partire.
Già, trattandosi di una zona carsica, non si incontreranno né torrenti né fontane, fatta eccezione per quella all’Alpe Moncodeno.
Seguiamo il dolce sentiero no. 25, che si addentra in una fantastica faggeta. Dopo 5 minuti di cammino si arriva ad un punto panoramico, con una madonnina. Scatto qualche foto al Monte Legnone e alla vetta del Grignone, già visibile. Superiamo comitive che discutono animatamente, scambiandosi impressioni su itinerari, gite, episodi vissuti nell’una o nell’altra ascesa.
In 55 minuti di cammino raggiungiamo l’Alpe Moncodeno (1670 m). La faggeta ha lasciato il posto al lariceto. Ci occorreranno altri 25 minuti per raggiungere il Rifugio Bogani, una bella costruzione immersa nel lariceto. Poco lontano ci sono doline, inghiottitoi con resti di neve ghiacciata e la famosa grotta “Giazzera” o Grotta di Moncodeno, già descritta da Leonardo da Vinci. Qui neve e ghiaccio non si sciolgono nemmeno in estate. Per secoli, quando ancora i frigoriferi non esistevano, questa grotta ha fornito ghiaccio a Lecco e a Milano.
Leonardo da Vinci la visitò tra il 1490 e il 1499. Esplorò queste montagne su incarico di Ludovico Sforza, detto il Moro, per cercare giacimenti di ferro utili alla fucina di guerra dei milanesi.
Vagando fra queste montagne e la Valsassina per scopi non proprio pacifici, Leonardo fu rapito dall’aspetto pelato e severo del Grignone, dalla selva di guglie, torri monoliti della Grignetta, tanto da inserirli come sfondo in alcuni suoi capolavori: La Gioconda, L’Annunciazione e la Vergine delle Rocce nelle sue tre versioni.
Molti escursionisti, prima di affrontare il resto della salita, si premurano di riservare un tavolo e un piatto caldo al Rifugio Bogani; al ritorno, infatti, sia all’interno che all’esterno ci sarà una marea di gente. Alla pace del mattino, seguirà purtroppo il chiasso fastidioso, tipico della massa, con l’accompagnamento delle cagnare…
Dopo un buon caffè moca, riprendiamo la salita seguendo il segnavia 25: Via della Ganda – Rifugio Brioschi.
Usciti dal lariceto, si apre ai nostri occhi un vasto vallone detritico: il Vallone del Gerone.
Il sentiero, ora più ripido, passa vicino a doline e macigni fino a raggiungere la statua di una Madonna che rivolge il suo sguardo verso la Valsassina ed il Rifugio Bogani.
Superato un ripido pendio, zigzagando su terreno sabbioso - ghiaioso, raggiungiamo le ultime placche rocciose, rese più sicure da una lunga catena. Qui si deve fare un po’ di coda, aspettando il proprio turno. Nulla di particolarmente pericoloso, ma in caso di pioggia o ghiaccio la catena diventa utilissima!
Ed eccoci sulla cresta sommitale. Passiamo davanti alla cappella di vetro, mentre si sta celebrando la messa. Il Rifugio Brioschi si trova ad una decina di m di distanza; la croce di vetta è a pochi passi sopra la capanna.Spettacolare visione a 360°! Mi è molto difficile rendere onore con delle foto ad un panorama di tale bellezza!
Ci provo con una sequenza di foto che collegherò con Panorama Maker. Il risultato sarà soddisfacente, ma nulla più!
Sulla cresta della vetta una barriera indica agli escursionisti di non andare oltre: pochi metri più in là inizia la strapiombante parete ovest, un torvo fianco assai minaccioso! Sono itinerari da Walter Bonatti, Riccardo Cassin e Carlo Mauri, non per camminatori della domenica, con macchina fotografica a tracolla, come noi.
Affrontiamo la discesa seguendo il sentiero dei nevai fino al Rifugio Bogani. Da qui risaliamo la cresta per raggiungere il sentiero 19 che ci permette di passare dalla spettacolare Porta di Prada.
L’unico neo della giornata è costituito dal caotico traffico incontrato al rientro, a partire dalla Valsassina fino al tunnel del Monte Barro. Code chilometriche persino nelle gallerie sopra Lecco. Per percorrere i 78 km che separano l’Alpe di Cainallo dalla dogana di Chiasso ci sono volute ben 3 ore e 15 minuti!!! Una media di 24 km orari, con parecchi minuti di sosta in galleria.
Inizio dell’escursione: ore 9:00.
Fine dell’escursione: ore 16.21.
Tempo di salita: 3 h
Tempo totale: 7 h 21 min
Dislivello teorico : 1010 m
Sviluppo complessivo: 12,3 km
Difficoltà: T3+
Copertura della rete cellulare: molto variabile, buona sulla vetta
Partecipanti: Lore e siso
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