Grigna Meridionale 2.184m - "Grignetta" - Cresta Senigalia
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La Grignetta e la conquista del ricordo.
La Grignetta: la più classica delle cime dei milanesi; quanta gente è passata di lì e quanta ne passerà ancora. Non c’è milanese che vada in montagna che non vi sia stato in cima almeno una volta. Insieme ai Corni di Canzo, per Milano e d’intorni, la Grignetta è l’essenza stessa della montagna; con i suoi torrioni e le sue guglie può essere definita la risposta della natura al Duomo di Milano; come il Duomo ti illumina gli occhi con quelle sue rocce di color biancastro, come il Duomo ti ispira maestosità con quel suo stile gotico ottocentesco, come il Duomo ti ispira misticismo, si nasconde spesso nella nebbia e ti offre silenzio lontano dai rumori della città.
In cima però, a differenza del Duomo, non ha una madonnina tutta d’orata ad attenderti, ma uno strano “oggetto di latta”, che sebbene tutti sappiano essere un bivacco, ispira a tutti l’immagine dell’astronave. Accade così che quella sorta di navicella spaziale ti fa immaginare che da lì si possa quasi partire per un viaggio più lungo, più in alto, più all’insù, verso quelle stelle che la montagna ti mostra sempre più lucenti di quanto possa mai fare la città.
Ma la Grignetta non è sola. Non lo è mai stata e non lo sarà mai. Con il suo nome addolcito al femminile, ha un lui o se preferite un fratello maggiore: il Grignone. Lui fa le cose più in grande ti offre una quota più alta, un rifugio in cima, pendii più ampi, ma in fondo sa che è tutto inutile. Perché nei cuori dei milanesi la Grignetta è destinata a rimanere la più amata, la più desiderata e la più visitata; forse perché più vicina, o forse perché più bella o forse più semplicemente perché, con quel suo nomignolo, è più femminile.
Lei sa di essere tanto amata e proprio per questo generosamente offre vie di tutti i tipi per i suoi ammiratori: dalla via normale della Cresta Cermenati, da dove non di rado si vedono salire intere famigliole con cagnolino al seguito, alle vie più impegnative della Cresta Senigalia, Direttissima, Cecilia o Canalone Porta.
Su di essa si sono formate generazioni di alpinisti milanesi, lecchesi e brianzoli; qualcuno ha visto realizzarsi un sogno, qualcun altro lo ha visto infrangersi per sempre. Qualcuno c’è salito dopo essersi sposato, come fosse un romantico viaggio di nozze, qualcun altro ha cominciato a farlo dopo essere rimasto solo. Qualcuno porta in cima la voglia di rimanere in forma, qualcun altro l’auspicio di guarire da una grave malattia. C’è chi ha 12 anni, e sgrana gli occhi come se tutto fosse stato messo lì al momento per lui e c’è chi ne ha 78 e nel suo incedere lento sulla Cermenati pensa se mai sarà questa l’ultima volta che potrà arrivarci lassù. C’è chi è in cima e pensa al mutuo da pagare, chi prende il sole, chi scruta l’orizzonte e con dito fermo indica l’ennesimo punto e pronuncia l’ennesimo nome, chi mangia un panino come se fosse caviale, chi si è portato il vino, chi la bevanda isotonica e chi da sempre beve solo acqua. C’è chi ride, chi canta e persino chi quasi quasi accenna a un passo di danza?! Perché la cima della Grignetta è così: nelle belle giornate accoglie sempre tanta gente e per quanto tu possa essere solo lì sei sempre in compagnia.
Storie, storie e ancora storie, le osservo, le ascolto e le porto via con me. Ognuno lega il suo personale ricordo a quelle rocce, e spesso lo fa inconsapevolmente. Succede così un po’ per tutte le montagne che sia il K2 o la Grignetta, il Monte Bianco o cos’altro volete voi, al di là della quota, delle difficoltà e persino del panorama, si forma sempre un ricordo. Qualcuno ha detto che l’alpinismo è la conquista del nulla, io credo che sia piuttosto la conquista di questo ricordo. Un ricordo che indelebilmente ti rimarrà dentro per sempre, che inizia a formarsi dal basso, dal parcheggio da cui parti, che si rispecchia negli occhi di chi affronta la scalata con te, che si plasma con la fatica di una lenta progressione verso l’alto e che si realizza col raggiungimento della cima. Un ricordo che si dipinge dei colori estivi o invernali del paesaggio che ti circonda, che a volte è caldo altre è freddo, che ti da allegria e malinconia al tempo stesso. Un ricordo che si costruisce sulle emozioni provocate dallo stupore per una natura sempre nuova e magnifica.
E forse è per questo motivo che noi HIKRS fotografiamo e archiviamo su questo sito le nostre amate montagne: per meglio custodire questo ricordo dentro di noi mostrandone la sua magnificenza ad altri.
Dedicato alla Grignetta e a tutti gli Hikrs.
Federico.
Per quanto riguarda la Cresta Senigalia, mi limito a dare un paio di consigli per chi la volesse affrontare:
Difficoltà EE (Escursionisti Esperti). Sentiero n° 1. La prima indicazione la troviamo alle spalle del rifugio Carlo Porta. La prima parte del sentiero, fino al cosiddetto “Saltino del Gatto”, è accessibile a tutti e presenta solo qualche tratto leggermente esposto soprattutto a ridosso del tratto alto del Canalone Porta; mentre la seconda parte del sentiero richiede qualche abilità nell’arrampicata soprattutto nel tratto finale (ad ogni modo la presenza di catene e corde fisse la rendono praticabile ai più).
All’inizio del sentiero bisogna attraversare trasversalmente il Canalone Porta. L’operazione non comporta alcuna difficoltà; una volta giunti però ai cartelli posti a terra dall’altra parte del canale, fare attenzione nel prendere la direzione giusta. Infatti, non bisogna seguire il sentiero che sulla destra degrada verso il basso, ma bensì bisogna seguire il sentiero nascosto fra i massi contrassegnato dal segnavia di colore rosso e bianco.
Quando ci si trova a ridosso della parte alta del Canalone Porta, giunti a un cartello di colore bianco e rosso seguire il sentiero che si snoda verso l’alto, e non la diramazione verso sinistra del sentiero. Quest’ultima, infatti, non è altro che il traverso di raccordo che porta alla Cresta Cermenati; impegnativo e spettacolare può comunque rappresentare una variante al percorso (sentiero n° 3).
Tourengänger:
Federico
Communities: Hikr in italiano
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