Rifugio Alpe Fontana (1651 m)
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Escursione nella Valle di Prato, una laterale della Val Lavizzara, passando dalla stretta gola scavata dal Ri della Valle di Prato, resa accessibile già in tempi remoti da una miriade di gradini scavati nella roccia viva: è uno spettacolare tratto di sentiero chiamato “Le Scalate”.
Il Rifugio Alpe Fontana, inaugurato quattro giorni fa, mercoledì 7 settembre 2022, fungerà da punto di appoggio per gli escursionisti che affrontano la Via Alta Vallemaggia.
Inizio dell’escursione: ore 8.00
Fine dell’escursione: ore 14:00
Pressione atmosferica, ore 9.00: 1019 hPa
Temperatura alla partenza: 11°C
Isoterma di 0°C alle 9.00: 3500 m
Temperatura al rientro: 24,5°C
Velocità media del vento: 10 km/h
Sorgere del sole: 6.57
Tramonto del sole: 19.44
Sveglia alle 5:00; partenza da casa alle 6:05, arrivo a Prato-Sornico alle 7:50, dopo 99 km d’auto, compresa una sosta caffè di 15 min.
Già dal primo sguardo, si intuisce che questo piccolo villaggio ebbe una particolare importanza civile e religiosa. Passo sotto un arco ed accedo alla piazza, acciottolata e delimitata da case signorili. Un lastricato centrale di beole arricchisce ulteriormente la piazzuola. Sui muri delle case noto numerose striature: l’ampiezza delle strade è rimasta invariata da quando circolavano i carri. Bene ho fatto a lasciare l’auto al parcheggio ubicato qualche metro dopo il ponte.
Gli automobilisti che non temono le striature e che non sono infastiditi dalle strette stradine di montagna a ciglio indifeso possono percorrere la sterrata della Valle di Prato fino alla quota di 1162 m, guadagnando 1 h e 20 min di cammino in salita, e almeno 1 h in discesa.
Poche decine di metri dopo il nucleo, la strada entra nel fitto bosco, che si apre solo in prossimità degli alpeggi.
Sulle lavagnette leggo le solite scritte indirizzate ai turisti d’oltralpe: Ziegenkäse, Honig, Holundersirup, Elderberry syrup, e persino un … Heu Hotel.
Dopo quasi un’ora di cammino, quasi completamente all’ombra, non ho ancora incontrato un elemento del paesaggio che mi abbia entusiasmato. Ci sono sì delle cappelle votive, delle belle baite, dei fili a sbalzo per trasportare il materiale da un lato all’altro della valle, ma niente di eclatante.
Solamente ai Monti di Predee (1005 m) vedo un agglomerato che merita qualche foto: alcune baite di pietra viva, le cascatelle e le pozze del Ri della Valle di Prato nonché la Chiesetta dedicata a San Carlo.
Una mulattiera si alza tra le case del monte, guadagnando quota con dei gradini molto alti, direi abnormi. Avrei fatto meglio, a costo di allungare il tragitto, a percorrere la strada. Il Ponte di Schièd (1162 m) è il capolinea per le auto.
Si ha l’impressione che la Cappella di San Lorenzo sia stata edificata di proposito all’inizio del tratto più ostico del sentiero, dove si inoltra sul ripido fianco della profonda gola. Non sembra vero che le famiglie degli alpigiani transitassero su queste scalinate, bagnate dallo stillicidio delle cascatelle, con indumenti tutt’altro che tecnologici e con calzature prive di suola di Vibram.
A distanza di decenni o secoli, le condizioni non sono cambiate molto. Lungo un sentiero ufficiale che porta ad un rifugio pubblicizzato, mi sarei aspettato, come minimo, un cavo di acciaio o una catena corrimano. In modo del tutto inaspettato, trovo invece un lunghissimo filo elettrizzato, quello per le mucche per intenderci, teso con paletti di plastica. Lascio immaginare quale protezione possa dare agli escursionisti, in particolare alle famiglie con bambini e ragazzini, un filo di questo tipo. Alcuni tratti sono sì assicurati con un cavetto di acciaio, ma in minima parte.
Scatto numerose foto, registro pure un video, ma soprattutto cammino guardando bene dove appoggio i piedi. La lavata di capo sotto le cascate non mi turba; la temperatura dell’aria è ancora mite. L’ombrellino pieghevole infisso in un incavo della roccia, poco prima del punto cruciale, sembra una presa in giro o, quantomeno, una burla.
Finalmente, alle 10:10 posso valicare il ponte a quota 1458 m. Sul lato opposto della valle inizia immediatamente un sentierino che sale nel lariceto verso il Corte di Fondo (1651 m) dell’Alpe Fontana dove è stato edificato il rifugio. Sorge il sole: ora sembra tutto più bello. Inaspettatamente, lungo il sentierino trovo un affioramento di cianite blu (o distene), del tutto simile a quella famosa dell’Alpe Sponda, presente in tutti i musei mineralogici del mondo. Dal ponte mi bastano 35 minuti di cammino per arrivare al nuovo Rifugio Alpe Fontana (1651 m). La struttura è semplice, essenziale, ma carina e supplisce alla mancanza della Capanna Soveltra, bruciata. Permette agli escursionisti in transito nella Valle di Prato di percorrere l’itinerario originale della Via Alta Vallemaggia.
Il bel sole mi induce a soffermarmi per un’ora circa sulla terrazza del rifugio, discutendo con altri due escursionisti. In ogni caso, siamo stati tra i primi cinque avventori ufficiali della storia del rifugio.
Rifugio Alpe Fontana (1651 m)
Alle 11:40 riprendo il cammino verso valle, seguendo lo stesso percorso della salita.
L’escursione nella Valle di Prato non mi ha entusiasmato.
È pur vero, che il passaggio nella selvaggia gola tramite “Le Scalate” costituisce un’attrattiva per gli escursionisti esperti, ma nel contempo anche un deterrente per le famiglie.
Tempo totale: 6 h
Tempo di salita: 2 h 45 min
Tempi parziali:
Prato-Sornico (743 m) – Monti di Predee (1005 m): 55 min
Monti di Predee (1005 m) – Ponte di Schièd (1162 m): 25 min
Ponte di Schièd (1162 m) – Ponte 1458 m: 50 min
Ponte 1458 m – Rifugio Alpe Fontana (1651 m): 35 min
Dislivello in salita: 1119 m
Sviluppo complessivo: 14,62 km
Punto più alto: 1676 m
Punto più basso: 741 m
Difficoltà: T2
Registro di capanna: sì
Copertura della rete cellulare: Swisscom alcuni tratti senza segnale.
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