Pizzo del Sole (2773 m) dalle Pipe (2666) e ritorno da E/NE
Il Pizzo del Sole coincide con la massima elevazione del crinale Leventina-Valle di Blenio. In estate è valutato facile dalla cresta S, in inverno invece è un po' più impegnativo, almeno lo è stato per me.
Io sono partito da Casaccia, mi sono diretto lungo il fiume Lareccio verso il Passo del Sole e delle Colombe, separati dal Campanitt . Presso il Lago di Cane ho piegato a sud, sono salito alla Bassa di Söu. Da qui ho seguito il crinale passando dalle Pipe, cima quotata 2666 m. Ho percorso la cresta sud del Sole e a pochi metri dalla cima l'ho abbandonata per scalare la stessa dai pendii orientali. Sono poi sceso in direzione NE lungo una dorsale per poi prendere i canali di Lareccio.
La cresta sud e il Pizzo del Sole
Avvicinamento e le Pipe
Presso il parcheggio dell'Alpe Casaccia ho avuto l'unica interazione con persone (2 donne tedesche) che intendevano recarsi presso una vetta senza nome.
Alle 08.30 attraverso la strada, indosso da subito le ciaspole e mi addentro nella piana che in estate è un bucolico prato solcato dal Brenno. Qui sono venuto svariate volte a fare i pic-nic.
Sbaglio subito direzione pascolando qualche istante ma correggo presto la rotta e attraverso il fiume tramite un ponticello di legno, supero un piccolo bosco e sono a Campo Solario. Giro a sinistra, e quindi mi addentro nella valle del fiume Lareccio, alla mia destra. Costeggio il fiume sempre sulla destra seguendo la traccia. Presto posso scorgere il Campanitt e poi anche la cima del giorno. A quota 2138 m attraverso il fiume perchè sulla mappa la traccia invernale è segnata dall'altra parte. Tuttavia è più sensato restare sulla destra e procedere dritti fino al Lago del Cane. Dall'altra parte invece si perde leggermente quota fino alla Cascina Gamna Bubaira (che sulla mappa non ho individuato), si allunga il percorso e si deve superare un dosso piuttosto ripido di fianco al fiume. Ma il paesaggio merita comunque la deviazione e non si incontrano difficoltà. Nei pressi del lago piego decisamente a sud per salire alla Bassa di Söu, si guadagna rapidamente quota per poi procedere in falsopiano fino alla Bassa.
Sono le 11.20, ho fame. Mi concedo 20 minuti di pausa, mangio e metto anche la crema solare anche se è troppo tardi. Mi sono abbrustolito, ormai la radiazione è notevole.
Dalla Bassa vedo la Leventina. Procedo quindi lungo il crinale.
Fino alle Pipe il percorso è logico e facile, a tratti ripido, ma non ci sono particolari tranne alcuni punti un po' ripidi. Senza mettere mani alle piccozze alle 12.20 sono presso le Pipe., dove mi attendono un omino di pietre e la cresta meridionale del Pizzo del Sole.
Il Pizzo del Sole
Cambio assetto, metto i ramponi, ripongo i bastoncini e preparo le piccozze. Inoltre copro almeno la testa con la cuffia e le mani con i guanti, tira un'arietta e prevedo di dover affondare presto le mani nella neve. Fin qui è stato caldo e 3 litri di liquidi in giornata li ho consumati tutti. Mi sono dovuto abbeverare direttamente dal Brenno a fine gita.
Bene, sono in cresta e tutto sembra facile. Potrei farcela. Devo scendere un poco perchè in effetti non avrebbe senso definire "cima" le Pipe se non fosse distinta dal Pizzo del Sole. Superato il punto più basso una grande cornice mi obbliga a restare leggermente sulla destra. Con i ramponi mi sento sicuro, procedo talvolta sul filo e talvolta sottocresta di pochissimi metri, appoggiando la piccozza sulla mia sinistra perchè il pendio è piuttosto ripido sotto di me. In questo modo e con calma salgo e mi porto sotto la vetta, forse a 50 metri o meno. Ora viene la parte più difficile: la cresta appare ripida, stretta e ricoperta da una cornice. Al culmine una cupola di neve ricopre la vetta. Osservo il pendio orientale. È punteggiato da rocce ma tra le stesse scorgo numerosi corridoi di neve. Mi sembra più sicuro e dunque lascio la cresta ed eseguo un traverso. Vista la pendenza continuo ad assicurami con la piccozza. Una volta raggiunto il pendio inizio a scalarlo, con 2 piccozze e affondando i ramponi. La neve diventa vieppiù molle ma è abbondante e schiacciandola si creano buoni punti di appoggio. Presto però si assottiglia e piccozze e ramponi vanno ad urtare le rocce. Mi sposto un po' di lato al bisogno cercando la neve ma devo per forza sfruttare alcuni passaggi rocciosi ed erbosi. In questi punti cerco appoggi solidi prendendomi tutto il tempo necessario.
A tratti impiego molto tempo a fare pochi passaggi perché finché non sono più che sicuro non mi muovo. Così risalgo la parte più delicata dell'intero percorso, rimuovendo talvolta la neve per avere maggiore controllo del terreno.
Raggiungo infine la calotta. Sono su una pendenza sicuramente superiore ai 40 gradi e devo scavalcare un muro di 60 o 70 cm. Per farlo in sicurezza mi creo uno scalino. Una volta sopra cammino come un bambino che ha appena imparato, felice di non usare le mani. Ma soprattutto felice di essere arrivato in cima! Faccio solo pochi passi e sono sull'ampia vetta.
A pochi passi dalla vetta mi giro a fotografare la cresta
Il ritorno da NE
Ora voglio riposare un po'. Certo che non ritorno da dove sono salito. Piuttosto guarda..chiamo un elicottero e basta.
Queste sono le mie riflessioni mente mangio un panino in vetta. Indugio a studiare la discesa. Ho bisogno di riposarmi un momento. La parte finale ha richiesto molta concentrazione.
Sono le 13.30. Perché ho impiegato 5 ore? Fino alla Bassa di Söu ho impiegato meno di 3 ore. In effetti il crinale mi ha impegnato per 2 ore. E in particolare soltanto per la cresta ho dedicato un'ora di tempo senza accorgermi. Ma per me è stato tempo prezioso. Ho conquistato una bellissima montagna con la calma e la concentrazione che mi sono servite per ridurre al minimo i rischi.
Percorro il perimetro della vetta per studiare la discesa e osservo la mappa. I pendii orientali che ho risalito separano la cresta sud da una dorsale a nord-est. Appena sulla sinistra di questa dorsale c'è un pendio nevoso percorribile. Sulla mappa non ci sono percorsi invernali da quella parte, però mi sembra la via migliore. Per me è sufficiente abbassarmi di una cinquantina di metri, attraversare la dorsale e ritornare ai pendii orientali, ma più in basso, dove si addolciscono. E da lì precipitarmi nel canalone.
Disarrampico così la vetta. All'indietro e con 2 piccozze in quanto i gradi di pendenza sono ancora elevati e più sotto il pendio non accenna a mitigarsi. La neve questa volta è portante. In alcuni tratti è molto dura e impiego energia per ancorarmi.
Una volta superata la dorsale e imboccato il canalone, discendo con maggiore leggerezza lo stesso, senza cambiare assetto più per pigrizia che per altro.
Nella parte finale c'è ancora un risalto, ma rispetto al Pizzo del Sole non è niente di che.
Raggiunto il lago sono fuori dalle difficoltà. Mi restano solo alcuni chilometri da percorrere.
Questa volta però rimango sulla sponda settentrionale del fiume Lareccio e cosî riduco le distanze.
Affaticato raggiungo Casaccia che sono ormai passate le 16.00 da un po'.
Alle mie spalle contemplo Il Pizzo del Sole sovrastato dal sole stesso.
Oggi è stato mio. Con un certo timore lo ammiro e lo ringrazio.
Io sono partito da Casaccia, mi sono diretto lungo il fiume Lareccio verso il Passo del Sole e delle Colombe, separati dal Campanitt . Presso il Lago di Cane ho piegato a sud, sono salito alla Bassa di Söu. Da qui ho seguito il crinale passando dalle Pipe, cima quotata 2666 m. Ho percorso la cresta sud del Sole e a pochi metri dalla cima l'ho abbandonata per scalare la stessa dai pendii orientali. Sono poi sceso in direzione NE lungo una dorsale per poi prendere i canali di Lareccio.
La cresta sud e il Pizzo del Sole
Avvicinamento e le Pipe
Presso il parcheggio dell'Alpe Casaccia ho avuto l'unica interazione con persone (2 donne tedesche) che intendevano recarsi presso una vetta senza nome.
Alle 08.30 attraverso la strada, indosso da subito le ciaspole e mi addentro nella piana che in estate è un bucolico prato solcato dal Brenno. Qui sono venuto svariate volte a fare i pic-nic.
Sbaglio subito direzione pascolando qualche istante ma correggo presto la rotta e attraverso il fiume tramite un ponticello di legno, supero un piccolo bosco e sono a Campo Solario. Giro a sinistra, e quindi mi addentro nella valle del fiume Lareccio, alla mia destra. Costeggio il fiume sempre sulla destra seguendo la traccia. Presto posso scorgere il Campanitt e poi anche la cima del giorno. A quota 2138 m attraverso il fiume perchè sulla mappa la traccia invernale è segnata dall'altra parte. Tuttavia è più sensato restare sulla destra e procedere dritti fino al Lago del Cane. Dall'altra parte invece si perde leggermente quota fino alla Cascina Gamna Bubaira (che sulla mappa non ho individuato), si allunga il percorso e si deve superare un dosso piuttosto ripido di fianco al fiume. Ma il paesaggio merita comunque la deviazione e non si incontrano difficoltà. Nei pressi del lago piego decisamente a sud per salire alla Bassa di Söu, si guadagna rapidamente quota per poi procedere in falsopiano fino alla Bassa.
Sono le 11.20, ho fame. Mi concedo 20 minuti di pausa, mangio e metto anche la crema solare anche se è troppo tardi. Mi sono abbrustolito, ormai la radiazione è notevole.
Dalla Bassa vedo la Leventina. Procedo quindi lungo il crinale.
Fino alle Pipe il percorso è logico e facile, a tratti ripido, ma non ci sono particolari tranne alcuni punti un po' ripidi. Senza mettere mani alle piccozze alle 12.20 sono presso le Pipe., dove mi attendono un omino di pietre e la cresta meridionale del Pizzo del Sole.
Il Pizzo del Sole
Cambio assetto, metto i ramponi, ripongo i bastoncini e preparo le piccozze. Inoltre copro almeno la testa con la cuffia e le mani con i guanti, tira un'arietta e prevedo di dover affondare presto le mani nella neve. Fin qui è stato caldo e 3 litri di liquidi in giornata li ho consumati tutti. Mi sono dovuto abbeverare direttamente dal Brenno a fine gita.
Bene, sono in cresta e tutto sembra facile. Potrei farcela. Devo scendere un poco perchè in effetti non avrebbe senso definire "cima" le Pipe se non fosse distinta dal Pizzo del Sole. Superato il punto più basso una grande cornice mi obbliga a restare leggermente sulla destra. Con i ramponi mi sento sicuro, procedo talvolta sul filo e talvolta sottocresta di pochissimi metri, appoggiando la piccozza sulla mia sinistra perchè il pendio è piuttosto ripido sotto di me. In questo modo e con calma salgo e mi porto sotto la vetta, forse a 50 metri o meno. Ora viene la parte più difficile: la cresta appare ripida, stretta e ricoperta da una cornice. Al culmine una cupola di neve ricopre la vetta. Osservo il pendio orientale. È punteggiato da rocce ma tra le stesse scorgo numerosi corridoi di neve. Mi sembra più sicuro e dunque lascio la cresta ed eseguo un traverso. Vista la pendenza continuo ad assicurami con la piccozza. Una volta raggiunto il pendio inizio a scalarlo, con 2 piccozze e affondando i ramponi. La neve diventa vieppiù molle ma è abbondante e schiacciandola si creano buoni punti di appoggio. Presto però si assottiglia e piccozze e ramponi vanno ad urtare le rocce. Mi sposto un po' di lato al bisogno cercando la neve ma devo per forza sfruttare alcuni passaggi rocciosi ed erbosi. In questi punti cerco appoggi solidi prendendomi tutto il tempo necessario.
A tratti impiego molto tempo a fare pochi passaggi perché finché non sono più che sicuro non mi muovo. Così risalgo la parte più delicata dell'intero percorso, rimuovendo talvolta la neve per avere maggiore controllo del terreno.
Raggiungo infine la calotta. Sono su una pendenza sicuramente superiore ai 40 gradi e devo scavalcare un muro di 60 o 70 cm. Per farlo in sicurezza mi creo uno scalino. Una volta sopra cammino come un bambino che ha appena imparato, felice di non usare le mani. Ma soprattutto felice di essere arrivato in cima! Faccio solo pochi passi e sono sull'ampia vetta.
A pochi passi dalla vetta mi giro a fotografare la cresta
Il ritorno da NE
Ora voglio riposare un po'. Certo che non ritorno da dove sono salito. Piuttosto guarda..chiamo un elicottero e basta.
Queste sono le mie riflessioni mente mangio un panino in vetta. Indugio a studiare la discesa. Ho bisogno di riposarmi un momento. La parte finale ha richiesto molta concentrazione.
Sono le 13.30. Perché ho impiegato 5 ore? Fino alla Bassa di Söu ho impiegato meno di 3 ore. In effetti il crinale mi ha impegnato per 2 ore. E in particolare soltanto per la cresta ho dedicato un'ora di tempo senza accorgermi. Ma per me è stato tempo prezioso. Ho conquistato una bellissima montagna con la calma e la concentrazione che mi sono servite per ridurre al minimo i rischi.
Percorro il perimetro della vetta per studiare la discesa e osservo la mappa. I pendii orientali che ho risalito separano la cresta sud da una dorsale a nord-est. Appena sulla sinistra di questa dorsale c'è un pendio nevoso percorribile. Sulla mappa non ci sono percorsi invernali da quella parte, però mi sembra la via migliore. Per me è sufficiente abbassarmi di una cinquantina di metri, attraversare la dorsale e ritornare ai pendii orientali, ma più in basso, dove si addolciscono. E da lì precipitarmi nel canalone.
Disarrampico così la vetta. All'indietro e con 2 piccozze in quanto i gradi di pendenza sono ancora elevati e più sotto il pendio non accenna a mitigarsi. La neve questa volta è portante. In alcuni tratti è molto dura e impiego energia per ancorarmi.
Una volta superata la dorsale e imboccato il canalone, discendo con maggiore leggerezza lo stesso, senza cambiare assetto più per pigrizia che per altro.
Nella parte finale c'è ancora un risalto, ma rispetto al Pizzo del Sole non è niente di che.
Raggiunto il lago sono fuori dalle difficoltà. Mi restano solo alcuni chilometri da percorrere.
Questa volta però rimango sulla sponda settentrionale del fiume Lareccio e cosî riduco le distanze.
Affaticato raggiungo Casaccia che sono ormai passate le 16.00 da un po'.
Alle mie spalle contemplo Il Pizzo del Sole sovrastato dal sole stesso.
Oggi è stato mio. Con un certo timore lo ammiro e lo ringrazio.
Hike partners:
Michea82
Communities: Hikr in italiano, Schneeschuhtouren
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