Punta Chaligne (2608 m)
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Primo giorno utile delle mie vacanze valdostane. Sono previsti temporali, ma la voglia di incominciare a fare montagna è tanta, ed allora basta adattare la meta a qualcosa di tranquillo e lasciare a casa bastoncini e piccozza. La scelta cade quindi sulla Pointe de Chaligne, di cui avevo sentito parlare proprio ieri.
Lascio la macchina sotto Buthier. Le nubi sono alte, per il momento, e lasciano vedere tutta l’infilata della mia amata Valpelline. Qui i cartelli sono comicamente precisi, dando i tempi di percorrenza al minuto: 2h58’ alla Pointe de Chaligne, dice uno di questi. Io salgo velocemente, sempre temendo di prendere, prima o poi, un grande acquazzone. Supero il rifugio omonimo, sbaglio strada andando alla ricerca di un sentiero che forse non esiste e che dovrebbe portare direttamente a Tsa de Chaligne, ma avendo su le scarpette (per essere, appunto, più veloce) non me la sento proprio di andare a cacciarmi nei pasticci e così ripiego sul sentiero che, con un lunghissimo giro, porta al suddetto alpeggio. Di lì, ripide tracce di passaggio di bovini sembrano condurre al Col de Tardiva. Li seguo e arrivo in cresta. Il gruppo di escursionisti, che prima vedevo sopra di me percorrere proprio questa cresta, è scomparso: evidentemente non si sono fermati in vetta ed hanno proseguito, forse lungo il TMF (Tour du Mont Fallère). Io invece mi godo la cima, a maggior ragione visto che il tempo sembra ancora reggere. A questo punto ne approfitto per mettere in tasca, praticamente gratis, anche un’altra cima, la Pointe de Metz, che da lì dista un tiro di schioppo. A questo punto, per la discesa, posso scegliere una via più “diretta” per il Rifugio Chaligne, dove incomincia a piovigginare. La cosa però non dura che pochi minuti, ed alla macchina arrivo del tutto asciutto.
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