Corna Ceresola, M.Campuccio ed infine, ecco la Cima di Paraine.
|
||||||||||||||||||||||||||
Eccomi alla seconda puntata di "Vobarno e dintorni", e questa volta, son qua per "cercare la Via" che porta alla Cima di Paraine, cima esteticamente interessante e bellissimo balcone naturale su Vobarno. Ho la traccia su Oruxmaps...
La traccia, quando è lì ben visibile sul tuo Gps allenta la tensione esplorativa, rende meno lucidi in alcune decisioni, e spesso sfancula il wild. E questo non è bello.
Ronchi. I Ronchi non sono solo la Via dove ho lasciato l'auto, è anche la Chiesa che si raggiunge da Vobarno, una Chiesa con fisionomia quasi tardo arabeggiante, forse anche perché nell'antistante giardino sono presenti delle alte palme.
Dalla Chiesa si osserva la struttura della Cima di Paraine, una cima che ti "chiama", una cima per cui oggi ho alzato il culo dal letto, una cima... ma dov'è la traccia di salita? Seguo le indicazioni del Gps, risalgo un bel sentiero che mi porta ad attraversare un torrentello, e poi... e poi niente, la "Via" non c'è, o se c'era ora è stata divorata dalla Natura selvaggia. Bello eh, ma oggi non son qua per vedere i progressi della Natura.
Dopo una breve ricerca proseguo, su sentiero segnalato, nonostante questa prima delusione voglio comunque salire su una cima. Non è obbligatorio, intendiamoci, ma visivamente le cime sono a portata di piede. Le gambe spingono e la testa macina pensieri, dentro di me so che nulla lascerò d' intentato. Ma nel frattempo il sentiero mi porta verso la Cascina del Los, raggiungo il Passo Ceresola e poi con breve digressione a random mi ritrovo sulla Corna Ceresola, prima cima della giornata. In cima c'è poco campo visivo, gli alberi mi contornano lasciando però una buona visuale verso Sud, laddove Brescia smerda l'aria con le sue innumerevoli fabbriche. Ma valeva comunque la pena salire sulla Corna Ceresola.
Mi riporto al Passo, e qua, seguendo la bollatura gialla, con una certa ripidità arrivo nella zona del Gardoncello, che abbandono alla prima cascina per salire, seguendo il "sentiero delle capre", sino al vicino M. Campuccio. M. Campuccio, nomen omen questa cima, sembra proprio un campuccio, un po a schiena di Mulo e "tritato" dai Cinghiali, ma campuccio. E per di più con gran visuale verso il Lago di Garda.
Qua mi fermo per una breve pausa, per "tirare il fiato". Poi riparto, e passo di nuovo vicino alla cascina dove ora un gruppetto di ragazzini staziona nel cortile; "metti via il tabacco", mormora il capo-brigata alla truppa... mentre io per "tranquillizzarli" battezzo un "siete già pronti per Capodanno?". L'aria si fa distesa e sorridente ed io ritorno spedito verso la Chiesa dei Ronchi.
Chiesa dei Ronchi. Non lascio nulla d'intentato.
L'orario non aiuta a buttarsi nel wild, in mezzo al buio ginepraio chi potrebbe salvarmi se perdo la traccia sognata? Ma mi butto lo stesso, quando una montagna chiama non puoi far finta di nulla, non puoi ignorare le Sirene, che, fuggite dalle onde del mare, ora si sono rifugiate su questo ammasso di massi che fanno ammasso. Tento seguendo una prima traccia che parte a Ovest della Chiesa e si inoltra nella fitta vegetazione, non è evidentissima ma è intuitiva e porta versa una zona dove probabilmente sino a qualche decennio fa i boscaioli lavoravano di sega. Sega, un lento lavoro manuale di "avanti-indietro" che ha sempre portato verso un happy ending legnosamente tenero. Poi con l'avvento della motosega la poesia s'è persa...
Mi fermo. Sono sotto una sorta di parete rocciosa alpinisticamente impegnativa, seguo sulla destra una colata di massi, tutto si muove, anche se non è impossibile proseguire l'orario non mi aiuta. Ritorno alla Chiesa.
Chiesa, e di nuovo mi guardo attorno, non mi arrendo, la Sirena oggi è meglio di una sega qualunque che depista la traccia. Calpesto l'erba, m'appoggio alla casetta posta a Nord della Chiesa, poi...
Poi vedo uno strano cartello inchiodato ad un alto albero che fa da cappello ai tanti alberelli che fanno bosco, mi avvicino per vedere di cosa si tratta; è arrugginito e porta l'insegna "acthung teleferica". Teleferica? Ma qua non c'è manco l'ombra di un cavo! Vuoi vedere che... voglio vedere si!
Mi piace pensare che questo cartello l'abbiano messo come segnale, per dire solo ad alcun@, ai più "malati di montagna", gnar@, avete trovato l'inizio della traccia, inoltratevi nel fitto bosco e vedrete. Mi faccio ammaliare dal canto della Sirena/cartello, seguo una traccia, penetro, supero qualche zona un po wild, ma nulla che copra la traccia. Poi ecco i bolli rossi. Eureka! E dentro di me so già che ho trovato la "Via".
Seguo la fitta bollatura, la traccia si restringe sin quasi a scomparire, la ripidità ti sputa in faccia tutta la sua cattiveria, è un continuo alzare e abbassare la testa. Abbasso la testa e spingo sulle gambe, alzo la testa e tengo sotto controllo i bolli; perdersi qua vorrebbe dire perdersi nelle mutande dell'ignoto, che per quanto non sia male questo signor Ignoto son pur sempre mutande, e per di più contengono rogna. Meglio non perdersi.
Raggiungo la parte più sassosa, rocciosa, i bolli sono ancora fitti e a far compagnia allo smalto ora ci sono gli "ometti", non fitti ma costruiti nei punti giusti, io ne aggiungo altri.
Sono in cresta, bella e non difficile, la bollatura tende un po a svanire per via delle intemperie, ma resiste, insieme agli ometti. Si prosegue, ora a destra ora a sinistra della cresta, le roccette non sono un impedimento e si superano con facilità. Di qua passano in pochi, si vede, passano in pochi e tra i pochi svettano i coglioni, direi sottomerde... vedo trappole. Infami Bracconieri. Faccio il mio lavoro e butto fuori il petto. Intanto sbuco sulla cima, ce l'ho fatta! Ho trovato la Via! Se Dio esiste ama gli Atei...
Trovo pace. Dentro di me alberga la serenità mentre un piccolo Pettirosso mi guarda senza fuggire, e lì sull'alberello. Ma la Sirena? Dove sei? Vorrei ringraziarti, vorrei darti un bacio sulle guance. E vorrei spiegarti perché non sono venuto, diciamo salito qui, per la "Via della sega"... Intanto guardo il panorama e faccio foto, soprattutto verso il Sole che tramonta.
E' tardi. Corri fratello! Ma tu Sirena rimani dove sei, ripasserò. E allora saranno effusioni vere, saranno sguardi oltre e un menar di mani continuo... lungo la cresta che porta anche alla Corna Ceresola. Spero.
Scendo spedito, l'ultimo raggio di Sole passa attraverso i rami privi di foglie. Vedo bolli... e son di nuovo alla Chiesa. Il crepuscolo mi coglie, ho fatto tardi anche stavolta. Ma in fondo chissenefrega. Ho lasciato la "Via della sega" per una Sirena... e il Mondo ora lo guardo con occhi diversi.
Accendo la macchina. Riparto. Accendo la radio e la sintonizzo su Radio '60/'70/'80... A Whiter Shade of Pale.
E' subito Procol Harum. E' subito casa.
Che viaggio...
A' la prochaine! Menek il vagabondo segaiolo.
La traccia, quando è lì ben visibile sul tuo Gps allenta la tensione esplorativa, rende meno lucidi in alcune decisioni, e spesso sfancula il wild. E questo non è bello.
Ronchi. I Ronchi non sono solo la Via dove ho lasciato l'auto, è anche la Chiesa che si raggiunge da Vobarno, una Chiesa con fisionomia quasi tardo arabeggiante, forse anche perché nell'antistante giardino sono presenti delle alte palme.
Dalla Chiesa si osserva la struttura della Cima di Paraine, una cima che ti "chiama", una cima per cui oggi ho alzato il culo dal letto, una cima... ma dov'è la traccia di salita? Seguo le indicazioni del Gps, risalgo un bel sentiero che mi porta ad attraversare un torrentello, e poi... e poi niente, la "Via" non c'è, o se c'era ora è stata divorata dalla Natura selvaggia. Bello eh, ma oggi non son qua per vedere i progressi della Natura.
Dopo una breve ricerca proseguo, su sentiero segnalato, nonostante questa prima delusione voglio comunque salire su una cima. Non è obbligatorio, intendiamoci, ma visivamente le cime sono a portata di piede. Le gambe spingono e la testa macina pensieri, dentro di me so che nulla lascerò d' intentato. Ma nel frattempo il sentiero mi porta verso la Cascina del Los, raggiungo il Passo Ceresola e poi con breve digressione a random mi ritrovo sulla Corna Ceresola, prima cima della giornata. In cima c'è poco campo visivo, gli alberi mi contornano lasciando però una buona visuale verso Sud, laddove Brescia smerda l'aria con le sue innumerevoli fabbriche. Ma valeva comunque la pena salire sulla Corna Ceresola.
Mi riporto al Passo, e qua, seguendo la bollatura gialla, con una certa ripidità arrivo nella zona del Gardoncello, che abbandono alla prima cascina per salire, seguendo il "sentiero delle capre", sino al vicino M. Campuccio. M. Campuccio, nomen omen questa cima, sembra proprio un campuccio, un po a schiena di Mulo e "tritato" dai Cinghiali, ma campuccio. E per di più con gran visuale verso il Lago di Garda.
Qua mi fermo per una breve pausa, per "tirare il fiato". Poi riparto, e passo di nuovo vicino alla cascina dove ora un gruppetto di ragazzini staziona nel cortile; "metti via il tabacco", mormora il capo-brigata alla truppa... mentre io per "tranquillizzarli" battezzo un "siete già pronti per Capodanno?". L'aria si fa distesa e sorridente ed io ritorno spedito verso la Chiesa dei Ronchi.
Chiesa dei Ronchi. Non lascio nulla d'intentato.
L'orario non aiuta a buttarsi nel wild, in mezzo al buio ginepraio chi potrebbe salvarmi se perdo la traccia sognata? Ma mi butto lo stesso, quando una montagna chiama non puoi far finta di nulla, non puoi ignorare le Sirene, che, fuggite dalle onde del mare, ora si sono rifugiate su questo ammasso di massi che fanno ammasso. Tento seguendo una prima traccia che parte a Ovest della Chiesa e si inoltra nella fitta vegetazione, non è evidentissima ma è intuitiva e porta versa una zona dove probabilmente sino a qualche decennio fa i boscaioli lavoravano di sega. Sega, un lento lavoro manuale di "avanti-indietro" che ha sempre portato verso un happy ending legnosamente tenero. Poi con l'avvento della motosega la poesia s'è persa...
Mi fermo. Sono sotto una sorta di parete rocciosa alpinisticamente impegnativa, seguo sulla destra una colata di massi, tutto si muove, anche se non è impossibile proseguire l'orario non mi aiuta. Ritorno alla Chiesa.
Chiesa, e di nuovo mi guardo attorno, non mi arrendo, la Sirena oggi è meglio di una sega qualunque che depista la traccia. Calpesto l'erba, m'appoggio alla casetta posta a Nord della Chiesa, poi...
Poi vedo uno strano cartello inchiodato ad un alto albero che fa da cappello ai tanti alberelli che fanno bosco, mi avvicino per vedere di cosa si tratta; è arrugginito e porta l'insegna "acthung teleferica". Teleferica? Ma qua non c'è manco l'ombra di un cavo! Vuoi vedere che... voglio vedere si!
Mi piace pensare che questo cartello l'abbiano messo come segnale, per dire solo ad alcun@, ai più "malati di montagna", gnar@, avete trovato l'inizio della traccia, inoltratevi nel fitto bosco e vedrete. Mi faccio ammaliare dal canto della Sirena/cartello, seguo una traccia, penetro, supero qualche zona un po wild, ma nulla che copra la traccia. Poi ecco i bolli rossi. Eureka! E dentro di me so già che ho trovato la "Via".
Seguo la fitta bollatura, la traccia si restringe sin quasi a scomparire, la ripidità ti sputa in faccia tutta la sua cattiveria, è un continuo alzare e abbassare la testa. Abbasso la testa e spingo sulle gambe, alzo la testa e tengo sotto controllo i bolli; perdersi qua vorrebbe dire perdersi nelle mutande dell'ignoto, che per quanto non sia male questo signor Ignoto son pur sempre mutande, e per di più contengono rogna. Meglio non perdersi.
Raggiungo la parte più sassosa, rocciosa, i bolli sono ancora fitti e a far compagnia allo smalto ora ci sono gli "ometti", non fitti ma costruiti nei punti giusti, io ne aggiungo altri.
Sono in cresta, bella e non difficile, la bollatura tende un po a svanire per via delle intemperie, ma resiste, insieme agli ometti. Si prosegue, ora a destra ora a sinistra della cresta, le roccette non sono un impedimento e si superano con facilità. Di qua passano in pochi, si vede, passano in pochi e tra i pochi svettano i coglioni, direi sottomerde... vedo trappole. Infami Bracconieri. Faccio il mio lavoro e butto fuori il petto. Intanto sbuco sulla cima, ce l'ho fatta! Ho trovato la Via! Se Dio esiste ama gli Atei...
Trovo pace. Dentro di me alberga la serenità mentre un piccolo Pettirosso mi guarda senza fuggire, e lì sull'alberello. Ma la Sirena? Dove sei? Vorrei ringraziarti, vorrei darti un bacio sulle guance. E vorrei spiegarti perché non sono venuto, diciamo salito qui, per la "Via della sega"... Intanto guardo il panorama e faccio foto, soprattutto verso il Sole che tramonta.
E' tardi. Corri fratello! Ma tu Sirena rimani dove sei, ripasserò. E allora saranno effusioni vere, saranno sguardi oltre e un menar di mani continuo... lungo la cresta che porta anche alla Corna Ceresola. Spero.
Scendo spedito, l'ultimo raggio di Sole passa attraverso i rami privi di foglie. Vedo bolli... e son di nuovo alla Chiesa. Il crepuscolo mi coglie, ho fatto tardi anche stavolta. Ma in fondo chissenefrega. Ho lasciato la "Via della sega" per una Sirena... e il Mondo ora lo guardo con occhi diversi.
Accendo la macchina. Riparto. Accendo la radio e la sintonizzo su Radio '60/'70/'80... A Whiter Shade of Pale.
E' subito Procol Harum. E' subito casa.
Che viaggio...
A' la prochaine! Menek il vagabondo segaiolo.
Tourengänger:
Menek
Communities: Alleingänge/Solo, Alpinismo Cabaret!, Hikr in italiano, Montagne di Casa, Mountain at lunchtime " nà par muntagn o par bricch in dal mument del mangià "
Minimap
0Km
Klicke um zu zeichnen. Klicke auf den letzten Punkt um das Zeichnen zu beenden
Kommentare (8)