Erve: Sentiero 831
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Dopo aver letto qualche mese fa della squallida vicenda della via "L'amico ritrovato"
http://larioclimb.paolo-sonja.net/falesie_lecco/spedone/amico_ritrovato.html
sulla parete rocciosa del Monte Spedone (una brutta storia di schiodature in nome del "rispetto" della "tradizione" e altre farneticazioni), mi è venuta voglia di buttarci un occhio: anche perché non si tratta certo di uno degli angoli più frequentati del lecchese, ai margini della Valle di San Martino e non sufficientemente vicino al Resegone.
I luoghi, in effetti, si mostrano piuttosto trascurati: una segnaletica ufficiale non esiste (il Sentiero 831, qua e là citato nelle poche relazioni rintracciabili, oggettivamente non c'è); solo una singola persona - come riferitomi da uno dei due abitanti di Nesolio - occasionalmente tenta di ripulire i sentieri e segnalarli fra gli ostacoli della passività della Comunità Montana e dei furti di materiale da parte di ignoti. La bollatura, quindi, è la più varia: si trovano frecce di minio, bolli rossi grandi, due bolli rossi piccoli, rettangoli gialli, bolli blu (il tutto ben distanziato e spesso assente nei punti utili); scritte a pennarello su sassi dalla superficie piatta e pochi ometti di pietre integrano la scarsa segnaletica verticale che si trova solo sulla dorsale (e pure sbagliata in un caso!).
Dal parcheggio si prosegue lasciando a destra il piccolo cimitero ed imboccando una sterrata che in breve va concludersi presso un'abitazione con le persiane rosse ed un antistante largo piazzale di cemento; si continua attraverso un bosco ombroso ed umido lungo una larga mulattiera pianeggiante, scavata a picco sul canyon della Gallavesa e sulla verticale della carrozzabile per Erve. Raggiunto un bivio, risulta indifferente scegliere la direzione: a sinistra è la traccia diretta, a destra si segue la vecchia mulattiera per Rossino fino a trovare una ripida deviazione a sinistra che si conclude ugualmente alla Cappella del Corno. Da questo poggio (grande punto panoramico) il sentiero sembra un poco disperdersi attraverso una pur agevole fascia di roccette, ma subito dopo riprende ben marcato fino ad una baita isolata posta alla base di un ampio prato terrazzato con muretti di tronchi d'albero. Il sentiero, sempre immerso nel bosco, prosegue con una serie di traversi intervallati da brusche risalite che, in tre punti, con minime deviazioni dalle rispettive sellette di partenza, permettono di raggiungere punti culminanti - estremamente esposti - della sottostante falesia: il terzo ed ultimo, recante una croce di rami incrociati, ha nome Sopracorna. Tornati alla selletta, dove ha sede un roccolo autorizzato ed attivo, lasciamo a destra la traccia per il Monte Spedone ed imbocchiamo il ben più evidente sentiero di sinistra che dovrebbe essere quello che ci interessa: si tratta di un lunghissimo traverso leggermente ascendente, dove spesso il passaggio si confonde nel fango e nel fogliame autunnale: a tratti è difficile ed insidioso procedere. Ad un certo punto (mancano riferimenti utili), in accordo con le mappe consultate, si scorge un'indicazione - piastrina gialla su albero - per "Nesolio" ed "Erve": dovrebbe essere un certo "giro basso" di cui ho letto, ma onestamente non si distingue nessun segno di passaggio.
Proseguiamo quindi nel traverso che qualche scritta su sasso indirizza verso "Pertülena, Passata, Pertüs, Camozzera, Cap. Monzesi". Un'improvvisa risalita fra le radici gradinate dei faggi porta a raggiungere una dorsale nei pressi della vasta apertura del Passo della Pertülena: qui i sentieri che transitano sono ben marcati ed indicati; lasciamo di nuovo a destra dapprima quello che proviene dal Monte Spedone e, poco oltre, quello che si dirige - dopo un grosso roccolo - al convento del Pertüs. Di qui eravamo già passati un paio d'anni fa (https://www.hikr.org/tour/post126814.html ) durante il lungo giro della Valle di San Martino e, senza incertezze, imbocchiamo il sentiero che si dirige verso la Passata; a differenza della volta precedente, ed anche a causa della sola mattinata a disposizione, appena troviamo l'indicazione, interrompiamo il trasferimento per scendere sul sentiero di Nesolio: inizialmente bella traccia, sassosa ripida e tortuosa, ma ben identificabile. In corrispondenza di un tratto pianeggiante, presso un minima sorgente, sbagliamo strada e proseguiamo sull'unica traccia evidente: ma altrettanto evidente, dopo un po', è che questo sentiero sta tornando da dove proveniamo (la piastrina gialla sull'albero…); tornati alla sorgente, scorgiamo una nuova piastrina gialla: chi, come noi, scende, se la trova alle spalle… utilissima. Ci troviamo nel tratto più oscuro dell'intera gita: di sentiero non si parla, si cala per un avvallamento con sassi terriccio e foglie smossi
(evidentemente in altre occasioni la sorgente ha ben diversa portata), confortati solo dalla presenza saltuaria di antichi sconnessissimi muretti a secco posti attraverso il canalone per contenere gli smottamenti. Invogliati ad uscire sulla sponda destra da una traccia di animali, troviamo una inconfondibile sede di sentiero che serpeggia fra le rocce affioranti, coperta da intere annate di fogliame autunnale: dopo circa 100-150 metri di dislivello troviamo una confortante bollatura a rettangoli gialli. Da qui il sentiero è sempre ben riconoscibile e, dopo aver attraversato un piccolo torrente, sale per breve tratto fino a raggiungere le antiche abitazioni di Nesolio. Attraversato il villaggio, ormai abitato da due sole persone, si scende a sinistra lungo la vecchia mulattiera: dopo alcuni tornanti si è ad Erve, a poche centinaia di metri dal punto di partenza.
https://www.relive.cc/view/vXOd353K74v
http://larioclimb.paolo-sonja.net/falesie_lecco/spedone/amico_ritrovato.html
sulla parete rocciosa del Monte Spedone (una brutta storia di schiodature in nome del "rispetto" della "tradizione" e altre farneticazioni), mi è venuta voglia di buttarci un occhio: anche perché non si tratta certo di uno degli angoli più frequentati del lecchese, ai margini della Valle di San Martino e non sufficientemente vicino al Resegone.
I luoghi, in effetti, si mostrano piuttosto trascurati: una segnaletica ufficiale non esiste (il Sentiero 831, qua e là citato nelle poche relazioni rintracciabili, oggettivamente non c'è); solo una singola persona - come riferitomi da uno dei due abitanti di Nesolio - occasionalmente tenta di ripulire i sentieri e segnalarli fra gli ostacoli della passività della Comunità Montana e dei furti di materiale da parte di ignoti. La bollatura, quindi, è la più varia: si trovano frecce di minio, bolli rossi grandi, due bolli rossi piccoli, rettangoli gialli, bolli blu (il tutto ben distanziato e spesso assente nei punti utili); scritte a pennarello su sassi dalla superficie piatta e pochi ometti di pietre integrano la scarsa segnaletica verticale che si trova solo sulla dorsale (e pure sbagliata in un caso!).
Dal parcheggio si prosegue lasciando a destra il piccolo cimitero ed imboccando una sterrata che in breve va concludersi presso un'abitazione con le persiane rosse ed un antistante largo piazzale di cemento; si continua attraverso un bosco ombroso ed umido lungo una larga mulattiera pianeggiante, scavata a picco sul canyon della Gallavesa e sulla verticale della carrozzabile per Erve. Raggiunto un bivio, risulta indifferente scegliere la direzione: a sinistra è la traccia diretta, a destra si segue la vecchia mulattiera per Rossino fino a trovare una ripida deviazione a sinistra che si conclude ugualmente alla Cappella del Corno. Da questo poggio (grande punto panoramico) il sentiero sembra un poco disperdersi attraverso una pur agevole fascia di roccette, ma subito dopo riprende ben marcato fino ad una baita isolata posta alla base di un ampio prato terrazzato con muretti di tronchi d'albero. Il sentiero, sempre immerso nel bosco, prosegue con una serie di traversi intervallati da brusche risalite che, in tre punti, con minime deviazioni dalle rispettive sellette di partenza, permettono di raggiungere punti culminanti - estremamente esposti - della sottostante falesia: il terzo ed ultimo, recante una croce di rami incrociati, ha nome Sopracorna. Tornati alla selletta, dove ha sede un roccolo autorizzato ed attivo, lasciamo a destra la traccia per il Monte Spedone ed imbocchiamo il ben più evidente sentiero di sinistra che dovrebbe essere quello che ci interessa: si tratta di un lunghissimo traverso leggermente ascendente, dove spesso il passaggio si confonde nel fango e nel fogliame autunnale: a tratti è difficile ed insidioso procedere. Ad un certo punto (mancano riferimenti utili), in accordo con le mappe consultate, si scorge un'indicazione - piastrina gialla su albero - per "Nesolio" ed "Erve": dovrebbe essere un certo "giro basso" di cui ho letto, ma onestamente non si distingue nessun segno di passaggio.
Proseguiamo quindi nel traverso che qualche scritta su sasso indirizza verso "Pertülena, Passata, Pertüs, Camozzera, Cap. Monzesi". Un'improvvisa risalita fra le radici gradinate dei faggi porta a raggiungere una dorsale nei pressi della vasta apertura del Passo della Pertülena: qui i sentieri che transitano sono ben marcati ed indicati; lasciamo di nuovo a destra dapprima quello che proviene dal Monte Spedone e, poco oltre, quello che si dirige - dopo un grosso roccolo - al convento del Pertüs. Di qui eravamo già passati un paio d'anni fa (https://www.hikr.org/tour/post126814.html ) durante il lungo giro della Valle di San Martino e, senza incertezze, imbocchiamo il sentiero che si dirige verso la Passata; a differenza della volta precedente, ed anche a causa della sola mattinata a disposizione, appena troviamo l'indicazione, interrompiamo il trasferimento per scendere sul sentiero di Nesolio: inizialmente bella traccia, sassosa ripida e tortuosa, ma ben identificabile. In corrispondenza di un tratto pianeggiante, presso un minima sorgente, sbagliamo strada e proseguiamo sull'unica traccia evidente: ma altrettanto evidente, dopo un po', è che questo sentiero sta tornando da dove proveniamo (la piastrina gialla sull'albero…); tornati alla sorgente, scorgiamo una nuova piastrina gialla: chi, come noi, scende, se la trova alle spalle… utilissima. Ci troviamo nel tratto più oscuro dell'intera gita: di sentiero non si parla, si cala per un avvallamento con sassi terriccio e foglie smossi
(evidentemente in altre occasioni la sorgente ha ben diversa portata), confortati solo dalla presenza saltuaria di antichi sconnessissimi muretti a secco posti attraverso il canalone per contenere gli smottamenti. Invogliati ad uscire sulla sponda destra da una traccia di animali, troviamo una inconfondibile sede di sentiero che serpeggia fra le rocce affioranti, coperta da intere annate di fogliame autunnale: dopo circa 100-150 metri di dislivello troviamo una confortante bollatura a rettangoli gialli. Da qui il sentiero è sempre ben riconoscibile e, dopo aver attraversato un piccolo torrente, sale per breve tratto fino a raggiungere le antiche abitazioni di Nesolio. Attraversato il villaggio, ormai abitato da due sole persone, si scende a sinistra lungo la vecchia mulattiera: dopo alcuni tornanti si è ad Erve, a poche centinaia di metri dal punto di partenza.
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