Pointe de Mourti W (3529 m)


Publiziert von Sky , 7. September 2019 um 02:14.

Region: Welt » Schweiz » Wallis » Mittelwallis
Tour Datum:16 August 2019
Wandern Schwierigkeit: T4+ - Alpinwandern
Hochtouren Schwierigkeit: WS-
Klettern Schwierigkeit: II (UIAA-Skala)
Wegpunkte:
Geo-Tags: CH-VS 

Le Pointes de Mourti, dice il Brandt, “sono le due cime di una sola ed unica montagna”. Ai miei occhi le due punte paiono ben differenti, viste da Cabane de Moiry, con la Est ricoperta in buona parte da un ghiacciaio, la Ovest più rocciosa, ma così dice il Maestro, nonché la cartografia: vuolsi così colà ove si puote ciò che si vuole e più non dimandare, caro Sky!

La Pointe de Mourti E, punto culminante con i suoi 3564 m contro i 3529 della W, la feci nel 2012 in occasione di un’uscita del CAS. Per questo motivo, essere in cordata con gente più esperta, la sento meno “mia”. D’altronde, vista la difficoltà della via normale (PD) e dal fatto che per attaccare la cresta bisogna attraversare il Glacier de Moiry, in solitaria non mi sarebbe stata possibile. La Mourti W invece, sulla carta, è fattibile. Il Brandt quota la cresta WSW come F e la raccomanda di essere percorsa, però dice anche che è formata “da blocchi instabili”. Questo, e il vederla così svettante da ogni luogo della Val d’Hérens mi fanno pensare che il giudizio sia sottostimato, cosa che non di rado accade, ma d’altronde anche l’omonima cresta della Tsa de l’Ano mi sembrava impossibile, vista da lontano, eppure alla fine si rivelò facile e decisamente divertente.

Un primo ostacolo (seppur non insormontabile) mi si era presentato, qualche anno fa quando l’idea di tentare la cima mi era per la prima volta balenata, nel raggiungere le rovine dello chalet des Rosses: sulla cartina è segnato chiaramente un sentiero che si diparte da quello che Ferpècle porta alla Cabane de la Dent Blanche, ma non ero riuscito a trovarlo nel corso di una mia perlustrazione. Esiste anche la possibilità di raggiungere les Rosses passando per Bricola e seguendo un sentiero che porta ad una presa d’acqua poco sopra, ma visto da sotto appare tremendamente esposto e la cosa non mi piace. Qualche scambio di messaggi con LorenzZH, che per fare la Pointe de Mourti era passato proprio da dove dicevo io, ma soprattutto un video di un portoghese, Xavier, trovato su YouTube giusto qualche mese fa, mi hanno dato la certezza che quel sentiero esiste. Non resta quindi che andare a cercarlo.

Ben sapendo che la ricerca del sentiero sarà difficile, e ancor più il fatto che il Brandt parla di 5 - 6 ore di marcia per arrivare in vetta (e le sue indicazioni sono per me sempre sottostimate), parto presto, anzi prestissimo. Faccio in modo di essere alle 5 a Ferpècle e parto. Giunto al punto in cui la mia cartina segna l’attacco del sentiero e, nel buio più assoluto, con la sola luce della mia frontale, mi metto alla sua ricerca. Il GPS mi dice che dovrei esserci sopra, eppure è quasi un’ora che sto vagando in una foresta inestricabile di arbusti ed alberi, uno addirittura sviluppatosi in orizzontale, quasi a voler rendere ancora più difficile il mio passaggio, piccozza alla mano, senza riuscire a venirne a capo: un vero e proprio “Ravanamento Arboreo Notturno”. So solo che prima o poi questo benedetto sentiero lo incontrerò, ed il fatto di essere partito ben prima dell’alba mi permette di avere più margine. Ed infatti, ad un tratto, ecco una traccia di sentiero! È lui, ce l’ho fatta! Da qui in poi, fino a Les Rosses, il sentiero si inerpica su un pendio ripido ma, pur non essendo particolarmente segnato, non se ne perde mai la traccia. Da Les Rosses in poi incomincia il tratto da percorrere “a vista”, quello in cui mi diverto di più! Qui il gioco è trovare la via migliore, quella meno ripida e con il terreno che presenta meno difficoltà. Il Brandt dice di attaccare subito la cresta, io preferisco invece portarmi più in alto nella vallata e prenderla dopo il P3167: da alcune foto che ho visto sembra difficile da superare, e d’altra parte il versante di salita presenta pendenze inferiori a 45° e, apparentemente, senza toccare rocce (così si direbbe anche dal video del portoghese, che è passato proprio di qui). In effetti così è. Il terreno è un misto di sassi e terra un po’ friabile, ma la progressione non è eccessivamente difficoltosa. Sono in cresta. Mi dico che ho fatto bene a non dover affrontare il gendarme P3167 (anche se forse potrebbe essere aggirabile, ma non mi interessa saperlo!). A differenza della cresta Tsa de l’Ano, dove i blocchi che la compongono sono belli solidi, qui hanno la tendenza a sbriciolarsi ed a creare sabbia, polvere.  Una cosa che mi infastidisce, mi dà meno sicurezza. Il primo tratto è facile, poi c’è una barra rocciosa da superare. La studio, la provo da più parti. Sui lati è esposto, non posso rischiare. Alla fine, in qualche modo riesco a passare. So che al ritorno, se ne sentirò il bisogno, potrò fare una doppia con la mezza corda che ho portato con me. Dopo questo passaggio, c’è un tratto in cui la cresta spiana e si allarga. Procedo velocemente, per guadagnare tempo. L’ultimo tratto è ripido, ma senza difficoltà né esposizione.

Sono in vetta! Alzo le braccia al cielo e grido di gioia! Di fronte a me, la Pointe de Mourti E è piena di gente. Sulla W ci sono solo io… Chiamo mia mamma. Devo dirle che sono in vetta, che ce l’ho fatta, di non preoccuparsi. Ma non voglio rimanere troppo. Come sempre, c’è in me una certa apprensione per il ritorno. La salita è andata bene, okay, ma non è finita finché non sono al sicuro su un sentiero od uno sterrato. Il fatto di avere una mezza corda con me comunque un po’ mi tranquillizza. Il panorama è bellissimo. Ho cime tutto attorno, alcune addirittura sotto di me. Ho realizzato un sogno, ho conquistato una cima che corteggiavo da vari anni. Ancora una volta, con le caratteristiche che amo. Solitaria. Facile ma non banale. Una che riconosci dovunque la vedi (col suo curioso ghiacciaio) e che ti chiederai sempre come puoi aver fatto a salirla.

Incomincio la discesa. Con grande attenzione, ripercorro i passaggi fatti in salita. Riesco a cavarmela anche senza tirar fuori la corda. Il tratto nei detriti per uscire dalla cresta è divertente. Di lì in poi, è facile. Chiamo di nuovo mia mamma, con quel poco di rete che c’è, per dirle che sono al sicuro. Mi riposo. Mangio del prosciutto cotto. Mi tolgo i miei fidi scarponi. Mi sdraio nell’erba.

Una sola cosa mi rimane da scoprire: dove passava il sentiero? Percorrendolo in discesa, è impossibile perderlo. In effetti il percorso che indicava la CNS si discosta da quello reale. Ed in effetti la partenza, dal sentiero che va a Cabane Rossier, è segnalata da due ometti, posti in corrispondenza di un cartello di pericolo per le onde di piena. Ma, nel buio della notte, non l’avrei mai potuto trovare. E, probabilmente, neanche con la luce, non sapendo dove cercarlo.

Con questo, posso essere soddisfatto di questo 2019. Sì, decisamente soddisfatto!


Tourengänger: Sky
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