Una Soave domenica tra i vitigni.
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Le gitarelle fuori porta spesso regalano sorprese e oggi la nostra meta è Soave, che io non ho mai avuto il piacere di visitare; Soave l'ho sempre associata al vino, da ragazzino nelle osterie veniva considerato di "terza", cioè di terza categoria o di terza spremitura, ma oggi?
Dopo aver girovagato un attimo riusciamo a trovare un parcheggio, poi con tutta calma c incamminiamo costeggiando la città murata, lasciamo sulla sinistra la porta d'ingresso alla Contrada degli Ebrei e dritti davanti a noi troviamo con un po di fatica l'acciottolata che sale verso i vitigni e il M. Bognolo. Dopo un primo breve strappo il sentiero prosegue in moderata pendenza, così che il cammino risulta sempre piacevole, poi un a volta arrivati nei pressi di un dirupo la curiosità si fa largo sin quando scopriamo che un cavo tipico da ferrata fuoriesce dal dirupo stesso. Il tempo di contare sino a uno e siamo già alla ricerca di una traccia che ci porti all'attacco della via.
In un amen ci ritroviamo in uno slargo, dove notiamo vie spittate, vie monotiro che risalgono la parete con gradi variabili dal II°a al VII°a. Come al solito i climbers qua hanno fatto un ottimo lavoro, lo spiazzo è ben tenuto tanto che sembra un'area pic-nic, poi tra una snapolata e l'altra troviamo il cavo "incriminato". A dir la verità i cavi sono 2 x 2 vie a cui hanno dato il nome di S. Lorenzo e Scorpione. Facile capire che si trattano di due brevi ferratine "ad uso e consumo" di ferratisti principianti.
Con pochi passi risolviamo il "problema" (sarà l'unico tratto T3), poi una volta sbucati di nuovo sul sentiero lo percorriamo seguendo la bollatura B/R o gialla, dovremmo andare al M. Bognolo, ma la segnaletica non è per nulla buona. La cosa buona è che Irene pirene questi posti li ha già girati, così invece di andare direttamente al Bognolo ci buttiamo tra i vigneti sino a raggiungere un rudere appollaiato su un poggio, in passato questo doveva essere un posto fantastico.
Ritornati sui nostri passi per qualche centinaio di metri prendiamo la deviazione che... bene, bene non si capisce ma ci ritroviamo sul Bognolo, un panettoncino che ha la forma centrale di una torta Margherita, nessuno direbbe che è un monte. Il ritorno a Soave è semplice anche senza indicazioni, noi scendiamo spediti per via della fame che comincia ad attanagliare lo stomaco ma prima di mettere il nostro popò su una bella poltroncina passiamo dal Castello Scaligero.
Ma arriviamo al dunque del giro. Ci fermiamo per stuzzicare qualcosa, oramai l'ora non è quella del pranzo ma un bel panino ci sta tutto, la logica imporrebbe di accompagnarlo con un bel Soave, ma io mi chiamo fuori e vado su una bella birra mentre Alex e Ire provano ad alzare il pil locale. Beh, il risultato è scarso su ambedue i fronti, la birra naviga nella media ed il Soave sembra, a detta dei ragazzi, non proprio il massimo. Ci fosse stato un bel Lugana... :)))))
A' la prochaine! Menek
Dopo aver girovagato un attimo riusciamo a trovare un parcheggio, poi con tutta calma c incamminiamo costeggiando la città murata, lasciamo sulla sinistra la porta d'ingresso alla Contrada degli Ebrei e dritti davanti a noi troviamo con un po di fatica l'acciottolata che sale verso i vitigni e il M. Bognolo. Dopo un primo breve strappo il sentiero prosegue in moderata pendenza, così che il cammino risulta sempre piacevole, poi un a volta arrivati nei pressi di un dirupo la curiosità si fa largo sin quando scopriamo che un cavo tipico da ferrata fuoriesce dal dirupo stesso. Il tempo di contare sino a uno e siamo già alla ricerca di una traccia che ci porti all'attacco della via.
In un amen ci ritroviamo in uno slargo, dove notiamo vie spittate, vie monotiro che risalgono la parete con gradi variabili dal II°a al VII°a. Come al solito i climbers qua hanno fatto un ottimo lavoro, lo spiazzo è ben tenuto tanto che sembra un'area pic-nic, poi tra una snapolata e l'altra troviamo il cavo "incriminato". A dir la verità i cavi sono 2 x 2 vie a cui hanno dato il nome di S. Lorenzo e Scorpione. Facile capire che si trattano di due brevi ferratine "ad uso e consumo" di ferratisti principianti.
Con pochi passi risolviamo il "problema" (sarà l'unico tratto T3), poi una volta sbucati di nuovo sul sentiero lo percorriamo seguendo la bollatura B/R o gialla, dovremmo andare al M. Bognolo, ma la segnaletica non è per nulla buona. La cosa buona è che Irene pirene questi posti li ha già girati, così invece di andare direttamente al Bognolo ci buttiamo tra i vigneti sino a raggiungere un rudere appollaiato su un poggio, in passato questo doveva essere un posto fantastico.
Ritornati sui nostri passi per qualche centinaio di metri prendiamo la deviazione che... bene, bene non si capisce ma ci ritroviamo sul Bognolo, un panettoncino che ha la forma centrale di una torta Margherita, nessuno direbbe che è un monte. Il ritorno a Soave è semplice anche senza indicazioni, noi scendiamo spediti per via della fame che comincia ad attanagliare lo stomaco ma prima di mettere il nostro popò su una bella poltroncina passiamo dal Castello Scaligero.
Ma arriviamo al dunque del giro. Ci fermiamo per stuzzicare qualcosa, oramai l'ora non è quella del pranzo ma un bel panino ci sta tutto, la logica imporrebbe di accompagnarlo con un bel Soave, ma io mi chiamo fuori e vado su una bella birra mentre Alex e Ire provano ad alzare il pil locale. Beh, il risultato è scarso su ambedue i fronti, la birra naviga nella media ed il Soave sembra, a detta dei ragazzi, non proprio il massimo. Ci fosse stato un bel Lugana... :)))))
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