Zuc di Valbona e Cima delle Miniere da Introbio

Questa gita era in programma domenica ma al momento della partenza scendeva il diluvio universale così optai per la branda.
Questa mattina il cielo era molto nero ma non pioveva e allora son partito.
Ho parcheggiato a Introbio davanti alla sbarra della strada per la val Biandino, il navigatore della mia automobile segnava quota 650.
Ho deciso di salire alla Bocca di Biandino seguendo integralmente la stradina evitando i sentieri che da precedenti esperienze permettono di guadagnare ben poco.
Ci sono da fare circa sette chilometri e questa via, quasi tutta cementata, è spesso accusata di essere monotona ma oggi, percorrerla in un'umida e scura solitudine si è rivelato particolarmente affascinante, almeno sino al secondo ponte. Oltre, quando la strada si è come rizzata sulle zampe ho sperato di giungere presto alla Bocca di Biandino per una bella sosta.
Così ho fatto ma ha cominciato quasi subito a piovere e siccome non volevo alibi per un'eventuale rinuncia mi son presto rimesso in moto in diezione del Rifugio Grassi. Il primo pezzo di sentiero è nel bosco, è ben segnato e sempre evidente tuttavia abbastanza sconnesso e molto ripido. Le numerose rocce bagnate hanno aggiunto fatica.
Alla colonia Pio X mi son fermato ancora, non pioveva più e quando son ripartito ho arrancato su ottimi sentieri che corrono la sinistra del vallone. Ho trovato la prima significativa neve intorno ai 1850, non mi son dato il disturbo di cercare le tracce del sentiero estivo e ho risalito dritto per dritto i nevai, quasi sempre portanti.
Eccomi al passo del Camisolo, dall'altra parte è ben visibile La Grassi, a destra c'è lo Zuc di Valbona e a sinistra la cima delle Miniere.
Queste ultime erano i miei obettivi e senza indugio mi sono avviato sullo Zuc mantenendomi sulla massima pendenza su terreno talvolta sdrucciolevole e senza sentiero. E' anche scesa la nebbia con un'umidità pazzesca e a circa metà salita ho dovuto rassegnarmi alla progressione a zig zag. Poco dopo ero in vetta con semivista sul vicino Zucco di Cam.
Prendendola larga, son sceso di nuovo al Passo e ho attaccato la cresta della cima delle Miniere che si affaccia paurosamente sulla sottostante piana di Bandino. Ho continuato su cresta dove c'è ancora qualche innocua cornice e son sceso, sempre liberamente sin sopra il rifugio.
Dopo una pausa son tornato al vicinissimo passo e son sceso seguendo il sentiero che mi ha evitato la neve ma non il fango.
Per il resto son tornato a Introbio per la via dell'andata accompagnato da sporadici ma fastidiosi acquazzoni.
Quasi arrivato all'auto mi son concesso un'ultima deviazione al belvedere della cascata, un salto d'acqua di 100 metri incastonato in una parete vertiginosa che aveva già stupito il vecchio Leonardo da Vinci.
Sono finalmente arrivato al parcheggio dopo otto ore dalla partenza, fradicio, stanco morto e, al solito, felice.
Tempi comprensivi di un'ora di pause totali. Dislivello con i sliscendi alle due cime.
Sviluppo: 22 Km circa, SE: 37 km circa.