Capanna Bovarina (1870 m)
|
||||||||||||||||||||||||||
![]() |
![]() |
Racchettata nella Val di Campo con ottime condizioni meteorologiche e di neve.
Inizio dell’escursione: ore 8:05
Fine dell’escursione: ore 13:10
Pressione atmosferica, ore 9.00: 1019 hPa
Temperatura alla partenza: -4,5°C
Isoterma di 0°C, ore 9.00: 1900 m
Temperatura al rientro: 17,5°C
Velocità media del vento: 5 km/h
Sorgere del sole: 7:02
Tramonto del sole: 19:55
Oggi la Valle di Blenio ha vissuto un’intensa giornata di sport, soprattutto per la classica gara podistica “Giro Media Blenio”, giunta alla 34-esima edizione. Al mio passaggio da Dongio di primo mattino, gli organizzatori già fibrillavano per accogliere le centinaia di partecipanti, i famigliari e gli spettatori. Se la media valle ha attirato i podisti, l’alta valle ha richiamato gli amanti delle gite sulla neve.
Arrivo al parcheggio gratuito degli impianti sciistitci di Campo Blenio prima delle otto. La temperatura è decisamente rigida: -4,5°C!
Non ho portato gli sci, peccato, perché avrei potuto calzarli già al parcheggio, a 1200 m di quota. Parto alle 8:05 con le racchette fissate allo zaino: la neve compatta mi permette di camminare comodamente senza annaspare. Attraverso il villaggio, ancora in ombra, senza incontrare nessuno. Dopo meno di mezz’ora di cammino arrivo al sole: mi alleggerisco, perché il freddo del mattino mi lascia quasi all’istante. Che bello! Non posso fare a meno di scattare frequentemente delle foto. La neve sulla stradina è stata battuta dalle motoslitte, veicoli che non servono solo per raggiungere le baite, ma che vengono utilizzate purtroppo sempre più per puro divertimento, come avrò modo di constatare nei pressi dell’Alpe Pradasca, dove un paio di piloti hanno zigzagato fra i larici, su e giù per decine di volte.
Seguo i segnavia della pista per racchettisti, che passa dai casali di Pianchera (1304 m), Calcarida (1374 m) e Orsàira di dentro (1475 m). Superato il ponte sul Fiume d’Orsàira, il percorso entra in un meraviglioso lariceto. Mi sembra di essere in un parco: è uno dei boschi più belli del Ticino, che mi affascina in tutte le stagioni.
Sono alberi secolari con una sana corteccia, rugosa e finemente screpolata. Siamo lontani dai tempi in cui gli alpigiani estraevano il tannino o praticavano la resinazione, con apposite sgorbie, per ricavarne la trementina.
La resina ha ispirato registi e scrittori di montagna, in particolare Mauro Corona:

“La resina è il prodotto di un dolore, una lacrima che cola dall’albero ferito.
Quelle gocce giallo miele, che scappano, non scivolano via come l’acqua, non abbandonano l’albero. Rimangono incollate al tronco, per tenergli compagnia, per aiutarlo a resistere, a crescere ancora. I ricordi sono gocce di resina che sgorgano dalle ferite della vita. Anche quelli belli diventano punture. Perché, col tempo, si fanno tristi, sono irrimediabilmente già stati, passati, perduti per sempre.”
Da
Mauro Corona
“Gocce di resina”
Edizioni Biblioteca dell’Immagine
2001, Pordenone, diciassettesima ristampa.
Mi raggiunge uno sciescursionista. Anche lui rispetta il pericolo marcato di valanghe; seguirà il fondovalle fino al Passo di Gana Negra (2433 m), rinunciando alle cime.
A Ronco di Gualdo (1573 m) c’è un bivio: a sinistra si sale verso Pradasca (1742 m) - itinerario quasi obbligato per gli sciatori - a destra verso la Capanna Bovarina, via diretta. Superato il Ri di Gana Negra, mi rimangono gli ultimi quarantacinque minuti di cammino, circa 1 km, su una bella traccia che non richiede l’uso delle ciaspole. Dopo la radura di Pradorin affronto il tratto più ripido della gita, in un paesaggio altrettanto bello dei maggenghi dai quali sono passato. L’armonia della valle è tuttavia parzialmente turbata dalle motoslitte che si stanno divertendo all’Alpe Pradasca…
Al limite superiore del lariceto, il panorama si allarga offrendomi delle bellissime e nitide visioni di cime che in parte ho già conquistato. Fantastiche e invitanti le due vette del Pizzo di Cassimoi, raggiunte una decina di anni fa.
Dopo due ore e venti di cammino arrivo alla Capanna Bovarina (1870 m), una proprietà dell’UTOE di Bellinzona, che ha il pregio di essere raggiungibile in tutte le stagioni.
Visto lo spessore della coltre, per entrare mi devo calare in un varco scavato nella neve. Mi rendo subito conto della premura con la quale i due guardiani Yvonne e Loris la gestiscono. L’ordine e la pulizia sono ad un livello molto elevato; ci sono pure delle bibite a disposizione, in assenza dei guardiani. Il refettorio è luminoso e le finestre offrono delle panoramiche sull’alta Val di Campo e sulle cime del versante sinistro della Valle di Blenio. Sono il primo escursionista di giornata a visitarla. Una volta scattate alcune foto, esco di nuovo al sole e mi preparo per la discesa, con le racchette calzate, che terrò fino al Ponte Orsàira.
Il pericolo marcato di valanghe mi ha spinto ad abbandonare gli sci e a riprendere le racchette per una gita in una zona relativamente sicura.
La Pasquetta 2018 mi ha così concesso una bella ciaspolata con molto sole e 135 cm di neve della giusta consistenza.
Tempo di salita: 2 h 20 min
Tempo totale: 5 h
Dislivello in salita: 660 m
Sviluppo complessivo: 10,5 km
Difficoltà: T2 / WT2
SLF: 3 (marcato)
Coordinate Capanna Bovarina: 711′250/157′600
Copertura della rete cellulare: Swisscom abbastanza buona
Libro di capanna: sì
Comments (4)