Pota eee, nòm de che. No,no, annamo dellà... giornata con cammino a "muzzo". Malga Brealone.
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Il titolo spiega già molte cose e questo mi aiuta molto nella breve stesura di questo report, perché se già scegliere il posto dove andare ha comportato 2 gg di tira & molla telefonico, arrivarci con la macchina è stata una sorta di Camel Trophy montano.
Avendo proposto io la salita al M. Brealone, pensavo di partire in una zona rivolta a S sperando di trovare meno neve possibile, ma una volta raggiunto il parcheggio… no, ragazzi, “perché nun annamo in Val Aperta”? “Nun ve preoccupate, ve ce porto io”. Se già arrivare sino qua aveva comportato un T3+ stradale, non vi dico la strizza al culo che abbiamo avuto per arrivare alla Malga Val Aperta, altri 5 km di stradina, certamente asfaltata, ma esposta e con caduta massi continui, la strada lo testimoniava, avessimo avuto una macchina cabriolet avremmo fatto il viaggio a “collo esteso” verso l’alto per vedere cosa potesse scendere dalla sponda rocciosa. T4+.
Adesso però siamo alla Malga e come da “tabella Amadeus” cerchiamo il sentiero di salita al Brealone, secondo Alex è evidente, nei fatti gireremo come la “me.da nei tubi” per 5 minuti. Trovata la flebile traccia nel fitto bosco finalmente risaliamo il versante per giungere alla Malga Brealone.
Sin da subito notiamo che la neve è ancora abbastanza presente, soprattutto da Q 1700, neve molle che inzuppa scarponi e pantaloni, neve che nasconde fortemente la già flebilissima traccia. Il Gps in questo caso ci da una mano indicandoci la retta via e ci libera dall’incombenza di un possibile ravano, una volta raggiunta la Malga Brealone, a noi sembra di aver “conquistato” il Nanga Parbat. Ma siamo solo a metà strada circa.
Ora il bosco è terminato e la visuale è più ampia, cercando di evitare il più possibile il manto nevoso che si spalma davanti a noi puntiamo su una spalla dove il sole ha sciolto la neve, ma restare su quel traverso è complicato, un po perché è ripido e un po perché si scivola da bestia; ad un certo punto mi trovo davanti a spingere il gruppo, dove invento vie a me consone, tempo qualche minuto e mi ritrovo solo, ad una quota superiore dei miei soci, una scena da comiche.
Aò, ma “ndo vai? Mi grida il buon Alex, “ma che cazzo ne so”, rispondo io, so solo che davanti a noi c’è un mare bianco ed intonso, “vieggiù che se magna e la famo finita”. Accettata la resa, mi butto sul terreno scivoloso e con estrema cautela raggiungo il duo, già bellamente svaccati su un masso asciutto. E si mangia, ma soprattutto festeggiato con un giorno di anticipo il compleanno mio, ed Alex.
Tra una risata e l’altra il tempo passa ed è venuto il momento del ritorno, riportati gli scarponi inzuppati ancora una volta nella “pappa” umida, adesso seguiamo le nostre tracce di salita, l’arrivo all’auto è vissuto come una sorta di liberazione.
Altro T4+ per la strada e –T1 per il bar “scrauso”. Poi è solo statale…
Nota 1): A parte le disavventure volute da Madre Natura, i posti sono veramente belli e meritano una visitina quando finalmente la neve sarà sparita, un paio di mete le ho messe nelle cose “to do”.
Nota 2): Cose a caso & chi se ne frega!
Lercio 1: Effetto Cina sul Milan: sponsor ingaggia la squadra dei “Pulcini” per cucire i palloni.
Lercio 2: Marco Cappato prenota un weekend in Svizzera con la moglie ma lei non si fida.
Lercio 3: Di Maio rivela: ONG pagate per salvare solo migranti che votano Pd.
Amadeus
E già, facile sentire la campana del Menek, il fatto è che secondo le sue indicazioni saremmo partiti da non sò dove, tantè che anche lui percorrendo la strada in macchina non riusciva a trovare questo fantomatico sentiero 258 che partiva da una chiesa(e chi l'ha vista???).
Siamo stati 30 minuti a fare su e giù e quì e là che alla fine mi sono permesso di dire : "ma andiamo in Val Aperta e partiamo", visto che il bivio lo avevamo passato già due volte.
Alla fine mi sentivo come un alpino del reggimento di artiglieria da montagna alle prese col mulo di turno, ma sono riuscito a convincerlo ed a dare un senso a questa bella uscita propedeutica al progressivo deterioramento dei nostri(mio e del Menego) neuroni.
Poi la bella "sguazzata" nella molle neve, bè quella ci stà tutta; ma mi chiedo e se avessimo fatto il sentiero del Menego che dalle foto si evince tutto in cresta sui 1900 che ne sarebbe stato di noi......:(:(:(:(
A volte tornano :
Festeggio il ritorno di Marco, mio figlio, a calpestare i sentieri; speriamo anche in futuro :):):)
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