Uluru Base Walk
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Sono stato in viaggio con mia moglie nell’anno del 25esimo e dodici mesi fa conoscevo poco dell’Australia. Dai libri "Le vie dei canti" di Bruce Chatwin e "In un paese bruciato dal Sole" di Bill Bryson penso di aver imparato che, secondo gli aborigeni australiani, gli antenati detti anche "sogni" si crearono da soli con l’argilla, percorsero il paese e con i loro canti crearono il mondo. Quindi ogni paesaggio naturale visibile in Australia esisterebbe perché da quelle parti è passato qualche antenato. In quella genesi, che noi chiamiamo “Tempo del Sogno”, l’antenato-canguro, l’antenato-serpente e tutti gli altri dettarono anche le regole di comportamento. Terminato il loro compito, gli antenati tornarono nel sottosuolo, dove tuttora riposano.
E mentre Europei, Arabi, Cinesi cercano di modellare il mondo in funzione delle loro esigenze, gli aborigeni cercano di conservarlo il più possibile uguale a come lo crearono gli antenati, e lo stesso vale per le leggi.
Con queste nozioni di base, e alcune altre, mi accingo a percorrere il mio primo sentiero australiano. Si tratta dell'Uluru Base Walk, il percorso che gira attorno al grande monolito che i locali chiamano Uluru e che i bianchi avevano chiamato Ayers Rock in onore di un uomo politico.
Uluru è un affioramento di arenarie del tipo chiamato “arcose”, che si sono depositate circa 600 milioni di anni fa sul fondo di un mare interno per erosione di una catena montuosa. Circa 200 milioni di anni dopo, un’altra orogenesi ha innalzato gli strati: ciò che si vede era inglobato in una massa rocciosa più tenera e quindi smantellata più facilmente dall'erosione.
Nel sottosuolo c’è la porzione di gran lunga più grande della massa di Uluru, che emerge dal suolo per circa 350 metri ma vi sprofonda per circa 7 km.
Uluru e' profondamente inciso dall’erosione dell’acqua e del vento e pertanto presenta un gran numero di canali, canaloni e grotte. Le rare volte che piove l'acqua si riversa in cascate lungo le vie preferenziali.
I nativi hanno naturalmente un’altra spiegazione sulla sua genesi: dei ragazzi l’avrebbero modellato impastando l’argilla con l’acqua, in seguito scivolando lungo le sue pareti l’avrebbero inciso frenando con le unghie.
Il suo tipico colore rosso è dovuto alla ricchezza di minerali ferrosi, alterati dall'acqua come avviene per la ruggine.
Uluru Base Walk si descrive in due righe: sentiero lungo circa 10,4 km ottimamente tracciato su fondo argilloso e completamente pianeggiante, dovete difendervi dal Sole e dalle mosche. Tuttavia almeno tre dei quattro settori in cui è diviso raccontano storie del Tempo del Sogno. In questa zona l’insieme di leggi e tradizioni aborigene viene chiamato Tjukurpa, da pronunciarsi più o meno ciook-orr-pa.
Abbiamo cominciato alle 8 del mattino con 27 gradi, alle 10 erano 31 e terminato alle 12.30 con 33-34. Il percorso richiede mezz'ora/un'ora in meno di quanto impiegato da noi, però ci siamo fermati a fare tutte le foto che volevamo e sostato davanti ai cartelli esplicativi, perché mia moglie è implacabile e li guarda tutti. Fortunatamente avevo già letto tutte le storie per cui la traduzione è stata rapida o gliele avevo già raccontate oppure ce la siamo cavata fotografandoli.
Al parcheggio del “Mala Walk” comincia la via attrezzata per scalare Uluru e alcune persone si stanno cimentando. Gli aborigeni Anangu sono gli attuali proprietari dell’area e per vari motivi invitano educatamente ma con fermezza a non scalare la montagna. Avevo letto da più parti che l’ascensione era stata vietata ma adesso vedo che si può fare ed è qui davanti, pertanto la tentazione di salire è fortissima. Ventimila chilometri e venti ore chiuso dentro dei "barattoli", come li chiama Bill Bryson, e poi non salgo? Non oggi, posso tornare tra due giorni al mattino presto, prima di partire per il Kings Canyon. Tuttavia continuo a dire che in Italia tutti devono rispettare le leggi e certe norme di comportamento, quindi qui FACCIO QUELLO CHE SUGGERISCONO LE BUONE MANIERE DEGLI ANANGU, tutto sommato non mi stanno chiedendo una cosa irragionevole. La questione è DEFINITIVAMENTE chiusa: non salgo. Tre anni dopo, nell'ottobre 2019, il giornale del CAI dava la notizia che la scalata stava per essere vietata.
Percorrendo il sentiero in senso orario, il primo tratto è chiamato Mala Walk dal popolo dei Mala, uomini-wallaby scacciati da un cane gigante inviato da un popolo vicino per una ritorsione. Le caverne alla base di Uluru sarebbero state abitate dai Mala e in precedenza scavate da una talpa gigante per partorirvi e vivervi.
In questo settore incontriamo tante persone ma si tratta di una passeggiata classica per i tour organizzati.
Dopo la sorgente della Kantju Gorge comincia il Base Walk propriamente detto, che costeggia il versante nord-nord-est ed è il tratto più lungo e più monotono perché più distante dalla roccia, che comunque non è mai uguale. Qui gli escursionisti cominciano decisamente a diradarsi, anche se non ci siamo mai trovati in un ambiente veramente isolato. Si tratta di un’escursione in un deserto addomesticato da una forte presenza turistica, poco piovoso ma ricco di vegetazione arbustiva e d’alto fusto che diviene più fitta vicino alle sorgenti.
Aggirato lo sperone est della roccia, si percorre il Kuniya Walk. Questo settore ricorda il personaggio forse più importante dei racconti di Uluru: la donna-pitone Kuniya che qui uccise un uomo-serpente-velenoso (Liru), per vendicarsi del fatto che egli le aveva ucciso un nipote. I massi che qui giacciono sarebbero i resti pietrificati del Liru letteralmente fatto a pezzi da Kuniya. Invece le spaccature nella roccia sarebbero i colpi di lancia inferti al Liru. Suggestive queste tradizioni aborigene ma specialmente per uno che aveva studiato da geologo: QUANTE BALLE!
E’ in questo settore che vediamo due ragazze aborigene, le prime persone che incontriamo appartenenti a questa etnia. Una delle due cammina a piedi nudi e maneggia disinvoltamente un i-phone. Istintivamente vorrei inserirle in una fotografia, anche se non in primo piano, ma in parte perché gli aborigeni non gradiscono essere fotografati e in parte perché siamo in una delle zone in cui è vietato fotografare Uluru perché particolarmente sacre, rinuncio. "Al diavolo! Se dai retta a loro tutta l'Australia è un luogo sacro!" dice un amico di Chatwin. Comunque dei cartelli vietano esplicitamente di fotografare certi settori.
Il popolo aborigeno ha lasciato i suoi disegni sulle rocce vicino alle sorgenti e nelle grotte.
Nella zona si trova la sorgente Mutitjulu, dove sempre secondo la tradizione locale riposa Kuniya. Presso la sorgente la presenza turistica è più forte perché viene raggiunta dall’altra classica passeggiata per i gruppi organizzati. Non mi pento di avere noleggiato un’auto per visitare l’area con i nostri tempi e secondo i nostri interessi.
L’ultimo settore del sentiero si chiama Lungkata Walk dal nome di un uomo-lucertola. Questi fu ucciso dai fratelli Panpanpalala perché colpevole di furto e di menzogna, violando la legge "Tjukurpa", cosa molto grave. La sua caverna venne invasa dal fumo del fuoco acceso dai due fratelli per vendetta, il Lungkata cercò scampo ma nella foga precipitò e i suoi resti pietrificati sono visibili alla base della roccia. E con questa ultima tradizione si conclude il periplo di Uluru perché il Lungkata Walk riporta al parcheggio di partenza.
Ho indicato T2 per il clima trovato, un pò più caldo rispetto alla media stagionale anche per questa regione, e per l'ambiente comunque desertico di cui tenere conto, come difficoltà tecnica è T1.
E mentre Europei, Arabi, Cinesi cercano di modellare il mondo in funzione delle loro esigenze, gli aborigeni cercano di conservarlo il più possibile uguale a come lo crearono gli antenati, e lo stesso vale per le leggi.
Con queste nozioni di base, e alcune altre, mi accingo a percorrere il mio primo sentiero australiano. Si tratta dell'Uluru Base Walk, il percorso che gira attorno al grande monolito che i locali chiamano Uluru e che i bianchi avevano chiamato Ayers Rock in onore di un uomo politico.
Uluru è un affioramento di arenarie del tipo chiamato “arcose”, che si sono depositate circa 600 milioni di anni fa sul fondo di un mare interno per erosione di una catena montuosa. Circa 200 milioni di anni dopo, un’altra orogenesi ha innalzato gli strati: ciò che si vede era inglobato in una massa rocciosa più tenera e quindi smantellata più facilmente dall'erosione.
Nel sottosuolo c’è la porzione di gran lunga più grande della massa di Uluru, che emerge dal suolo per circa 350 metri ma vi sprofonda per circa 7 km.
Uluru e' profondamente inciso dall’erosione dell’acqua e del vento e pertanto presenta un gran numero di canali, canaloni e grotte. Le rare volte che piove l'acqua si riversa in cascate lungo le vie preferenziali.
I nativi hanno naturalmente un’altra spiegazione sulla sua genesi: dei ragazzi l’avrebbero modellato impastando l’argilla con l’acqua, in seguito scivolando lungo le sue pareti l’avrebbero inciso frenando con le unghie.
Il suo tipico colore rosso è dovuto alla ricchezza di minerali ferrosi, alterati dall'acqua come avviene per la ruggine.
Uluru Base Walk si descrive in due righe: sentiero lungo circa 10,4 km ottimamente tracciato su fondo argilloso e completamente pianeggiante, dovete difendervi dal Sole e dalle mosche. Tuttavia almeno tre dei quattro settori in cui è diviso raccontano storie del Tempo del Sogno. In questa zona l’insieme di leggi e tradizioni aborigene viene chiamato Tjukurpa, da pronunciarsi più o meno ciook-orr-pa.
Abbiamo cominciato alle 8 del mattino con 27 gradi, alle 10 erano 31 e terminato alle 12.30 con 33-34. Il percorso richiede mezz'ora/un'ora in meno di quanto impiegato da noi, però ci siamo fermati a fare tutte le foto che volevamo e sostato davanti ai cartelli esplicativi, perché mia moglie è implacabile e li guarda tutti. Fortunatamente avevo già letto tutte le storie per cui la traduzione è stata rapida o gliele avevo già raccontate oppure ce la siamo cavata fotografandoli.
Al parcheggio del “Mala Walk” comincia la via attrezzata per scalare Uluru e alcune persone si stanno cimentando. Gli aborigeni Anangu sono gli attuali proprietari dell’area e per vari motivi invitano educatamente ma con fermezza a non scalare la montagna. Avevo letto da più parti che l’ascensione era stata vietata ma adesso vedo che si può fare ed è qui davanti, pertanto la tentazione di salire è fortissima. Ventimila chilometri e venti ore chiuso dentro dei "barattoli", come li chiama Bill Bryson, e poi non salgo? Non oggi, posso tornare tra due giorni al mattino presto, prima di partire per il Kings Canyon. Tuttavia continuo a dire che in Italia tutti devono rispettare le leggi e certe norme di comportamento, quindi qui FACCIO QUELLO CHE SUGGERISCONO LE BUONE MANIERE DEGLI ANANGU, tutto sommato non mi stanno chiedendo una cosa irragionevole. La questione è DEFINITIVAMENTE chiusa: non salgo. Tre anni dopo, nell'ottobre 2019, il giornale del CAI dava la notizia che la scalata stava per essere vietata.
Percorrendo il sentiero in senso orario, il primo tratto è chiamato Mala Walk dal popolo dei Mala, uomini-wallaby scacciati da un cane gigante inviato da un popolo vicino per una ritorsione. Le caverne alla base di Uluru sarebbero state abitate dai Mala e in precedenza scavate da una talpa gigante per partorirvi e vivervi.
In questo settore incontriamo tante persone ma si tratta di una passeggiata classica per i tour organizzati.
Dopo la sorgente della Kantju Gorge comincia il Base Walk propriamente detto, che costeggia il versante nord-nord-est ed è il tratto più lungo e più monotono perché più distante dalla roccia, che comunque non è mai uguale. Qui gli escursionisti cominciano decisamente a diradarsi, anche se non ci siamo mai trovati in un ambiente veramente isolato. Si tratta di un’escursione in un deserto addomesticato da una forte presenza turistica, poco piovoso ma ricco di vegetazione arbustiva e d’alto fusto che diviene più fitta vicino alle sorgenti.
Aggirato lo sperone est della roccia, si percorre il Kuniya Walk. Questo settore ricorda il personaggio forse più importante dei racconti di Uluru: la donna-pitone Kuniya che qui uccise un uomo-serpente-velenoso (Liru), per vendicarsi del fatto che egli le aveva ucciso un nipote. I massi che qui giacciono sarebbero i resti pietrificati del Liru letteralmente fatto a pezzi da Kuniya. Invece le spaccature nella roccia sarebbero i colpi di lancia inferti al Liru. Suggestive queste tradizioni aborigene ma specialmente per uno che aveva studiato da geologo: QUANTE BALLE!
E’ in questo settore che vediamo due ragazze aborigene, le prime persone che incontriamo appartenenti a questa etnia. Una delle due cammina a piedi nudi e maneggia disinvoltamente un i-phone. Istintivamente vorrei inserirle in una fotografia, anche se non in primo piano, ma in parte perché gli aborigeni non gradiscono essere fotografati e in parte perché siamo in una delle zone in cui è vietato fotografare Uluru perché particolarmente sacre, rinuncio. "Al diavolo! Se dai retta a loro tutta l'Australia è un luogo sacro!" dice un amico di Chatwin. Comunque dei cartelli vietano esplicitamente di fotografare certi settori.
Il popolo aborigeno ha lasciato i suoi disegni sulle rocce vicino alle sorgenti e nelle grotte.
Nella zona si trova la sorgente Mutitjulu, dove sempre secondo la tradizione locale riposa Kuniya. Presso la sorgente la presenza turistica è più forte perché viene raggiunta dall’altra classica passeggiata per i gruppi organizzati. Non mi pento di avere noleggiato un’auto per visitare l’area con i nostri tempi e secondo i nostri interessi.
L’ultimo settore del sentiero si chiama Lungkata Walk dal nome di un uomo-lucertola. Questi fu ucciso dai fratelli Panpanpalala perché colpevole di furto e di menzogna, violando la legge "Tjukurpa", cosa molto grave. La sua caverna venne invasa dal fumo del fuoco acceso dai due fratelli per vendetta, il Lungkata cercò scampo ma nella foga precipitò e i suoi resti pietrificati sono visibili alla base della roccia. E con questa ultima tradizione si conclude il periplo di Uluru perché il Lungkata Walk riporta al parcheggio di partenza.
Ho indicato T2 per il clima trovato, un pò più caldo rispetto alla media stagionale anche per questa regione, e per l'ambiente comunque desertico di cui tenere conto, come difficoltà tecnica è T1.
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andrea62

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