Alpi di Sambughetto: dal Rivo Maggiore al Rivo della Francesca - Valle Strona


Publiziert von atal , 4. Februar 2016 um 00:33.

Region: Welt » Italien » Piemont
Tour Datum:30 Januar 2016
Wandern Schwierigkeit: T4 - Alpinwandern
Wegpunkte:
Geo-Tags: I 
Zeitbedarf: 7:30
Aufstieg: 1000 m
Abstieg: 1000 m

Quello che io e Ferruccio andiamo a fare ancora una volta, stimolati dalla Mappa Rabbini - mappa catastale compilata verso la metà dell'800 (e non certo pensata per gli escursionisti dei secoli successivi...) - è un viaggio nella memoria dei luoghi, e quindi nel tempo, prima ancora che in uno spazio definito in termini di canali, dorsali, colletti, speroni, cime, e tutta l'elementare e ripetitiva terminologia con cui descriviamo la geografia dei nostri percorsi...
 

Da Sambughetto a Chignolo
A Sambughetto seguiamo inizialmente le indicazioni per il Monte Forcolaccia (sentiero Z9), ignorando quelle per la Massa del Turlo. Giunti davanti all'affresco all'inizio di Via Craponetti, si prosegue in salita sulla sinistra, abbandonando il sentiero Z9 che continua invece sulla destra.

Sopra le ultime case del paese, si risale la dorsale prativa senza un percorso evidente, incontrando subito una cappella rivolta verso la montagna sul limitare del bosco. Qui inizia una mulattiera che si addentra nella valle di quello che la Mappa Rabbini chiama il Rivo Maggiore.

Si arriva in breve alla borgata Prato (circa 40'; 1100 m), fino agli anni '50 una frazione di Sambughetto abitata tutto l'anno. Pali della luce e ruderi intonacati testimoniano un abbandono relativamente recente. Di fronte, sulla dorsale che separa la valle principale da quella dell'Alpe Campo, sono ben visibili le baite de La Porchera. Si prosegue in piano su una mulattiera con resti di muri di sostegno, seguendo il tubo dell'acqua che alimenta la fontana di Prato. Quando, giunti su terreno aperto e ripido la mulattiera sembra terminare, si prosegue seguendo il tubo fino al Rivo della Torgna. Guadato il torrente nei pressi di una roccia con un vecchio segno bianco e rosso, si risale la sponda opposta seguendo delle tracce di passaggio (tagli, qualche segno al minio sbiadito) e si continua a traversare guadagnando progressivamente quota fino ai ruderi dell'Alpe Ruscala (1309 m, circa 40' da Prato), indicato sulla Mappa Rabbini ma non sulle carte attuali.
 
Siamo al centro di un territorio che era stato sfruttato in ogni sua piega e dove ora l'abbandono regna sovrano: dall'altra parte della valle del Rivo Maggiore, a sinistra di un pianoro in cima ad uno sperone arrotondato, si intuisce la presenza dei ruderi azzerati de Il Curto, di fronte - su un pianoro un poco più in alto - quelli de Il Grupp, tutti alpeggi nominati solo sulla Mappa Rabbini...

Circa un centinaio di metri sopra di noi, in cima al pascolo, noto un altro rudere alla base di un dirupo. In quel momento vedo che sta salendo lungo il nostro stesso percorso un uomo che ha tutta l'aria di essere uno del posto. Ci fermiamo per aspettarlo e ne abbiamo subito la conferma. Ci dice che il rudere a cui stiamo puntando è noto come La Mojaca - sempre che la mia trascrizione sia corretta - e che a caricarlo era suo nonno. La baita è indicata ma non nominata nemmeno sulla Mappa Rabbini: dei due edifici senza nome a Ovest dell'Alpe Ruscala, La Mojaca è quello più a Est. Ringraziamo il signore che ci ha dato questa preziosa informazione e lasciamo il percorso principale per andare a vedere da vicino La Mojaca. 
Il rudere è interessante per la presenza di una nicchia semicircolare, caratteristica che avremo modo di notare anche in un edificio dell'alpe Chignolo e nella baita rimodernata del Sasso Respore. Inoltre, per la prima volta nei nostri giri in Valle Strona, alla Mojaca troviamo una data incisa su una pietra. 

Riprendiamo il cammino puntando all'alpe Chignolo, la cui posizione si lascia indovinare per la presenza di un pianoro alla base di un salto di una dorsale che sale verso la Massa del Turlo, la cui cima non sarebbe facilmente individuabile se non fosse per la grande croce di vetta. Guadiamo un torrente ghiacciato e risaliamo i prati inselvatichiti fino ai ruderi del grande nucleo di baite di Chignolo (1540 m), non a caso nominato al plurale (come Alpi Chignolo) sulla Mappa Rabbini. Gli edifici, realizzati con grandi massi di pietra scura, sono perfettamente mimetizzati nell'ambiente circostante. La nicchia semicircolare di uno degli edifici, all'esterno, presenta delle fughe chiuse con della terra, evidentemente usata al posto del cemento per risparmiare sul materiale da portare a spalla. 
In mezzo alle rovine - presenza quasi irreale in un posto come questo - trova spazio anche una piccola baita di legno di moderna costruzione.
 

Fino a qui circa 2:30 da Sambughetto comprese soste e divagazioni.

Da Chignolo a Forcolaccia Sotto
Dai ruderi di Chignolo si traversa verso destra (NO) seguendo delle tracce abbastanza evidenti fino a guadare un ruscello. Si risale il versante opposto senza percorso obbligato in modo da guadagnare la dorsale del Poggio Corciole dove questa pianeggia (circa 1650 m; circa 15' da Chignolo), pochi metri al di sopra di un pianoro che ospita uno piccolo laghetto. Da qui si vede la prosecuzione dell'itinerario: l'Alpe Forcolaccia Sotto è davanti a noi, circa 200 metri più in basso, alla base di una grande giavina. Si vede anche la traccia che, in piano, si allontana dai ruderi verso destra per aggirare la dorsale che separa il vallone dell'Alpe Forcolaccia da quello dell'Alpe Francesca.

Ci caliamo quindi nel vallone esposto a nord senza trovare segni di passaggio. La discesa è a tratti scomoda per l'intralcio costituito dalla vegetazione ma non presenta difficoltà particolari. Attraversiamo il Rivo della Forcolaccia e, con una breve risalita, raggiungiamo i ruderi dell'Alpe Forcolaccia Sotto (1426 m), già visitati un mese prima seguendo un altro itinerario.

Da Chignolo a Forcolaccia Sotto circa 1 ora.

Da Forcolaccia Sotto a Francesca Sotto
Si traversa in piano in direzione Nord seguendo una traccia segnalata da vecchi tagli. Superato un canale laterale a circa 1410 metri di quota, la traccia traversa un pendio erboso, risale una dorsale secondaria e qui i tagli finiscono, o noi non ne abbiamo più trovati. Qui bisogna continuare a traversare verso Nord in modo da arrivare ad affacciarsi sul vallone dell'Alpe Francesca in corrispondenza di un risalto quotato 1423 m. Si scende quindi nel bosco dal colletto alle spalle del risalto in questione, sempre in direzione Nord, e si attraversa un canalino - in quest'occasione ghiacciato - nel punto più favorevole. Qui abbiamo ritrovato una traccia che traversa nel bosco verso sinistra perdendo leggermente quota fino ad un canale affacciato sull'Alpe Francesca Sotto, dove la traccia si perde nuovamente. Noi abbiamo attraversato il canale per poi risalire il successivo sperone e calarci infine sul Rivo della Francesca in un punto in cui il greto pianeggia a monte di un salto del torrente. Dopo il guado abbiamo traversato il pendio erboso in modo da intersecare il sentiero segnalato Z9 pochi metri a valle dell'Alpe Francesca Sotto (1395 m), anch'esso già visitato nella precedente occasione. 

Da Forcolaccia Sotto a Francesca Sotto circa 1:30

Da Francesca Sotto a Sambughetto
Per il ritorno abbiamo ripercorso il sentiero Z9, noto dalla precedente escursione in questa zona, passando nuovamente dal Sasso Respore (Alpe Ruspò sulla Mappa Rabbini), dove abbiamo fatto una piacevole sosta in compagnia del proprietario della baita che ci ha gentilmente offerto un caffè e tolto ogni dubbio sull'esistenza di una stra di vacch per raggiungere l'Alpe Francesca, che era quindi un alpeggio caricato solo con il bestiame minuto.

Circa 30' da Francesca Sotto a Sasso Respore; 1 ora da Sasso Respore a Sambughetto.

Tourengänger: atal


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